Tutti gli articoli di Piero Maina

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8 Reasons Why You Keep Falling Off The Diet Wagon

Title: 8 Reasons Why You Keep Falling Off The Diet Wagon

Author: Tom Venuto

Word count: 719

URL: www.BurnTheFat.com!

Clearly, we have an obesity problem in America and many other countries across our planet. Yet, I propose that we do not have a weight loss problem today. In case you’re confused at this apparent contradiction, consider these statistics:

According to a study from Oxford University published in the International Journal of Obesity, within 3 to 5 years, about 80 percent of all ‘weight losers’ have regained the lost weight, and often gained back a little extra.

According to research by the National Weight Control Registry, that relapse rate may be as high as 95 percent.

For comparison, relapse rates for drug, alcohol and tobacco dependency have been reported in the range of 50-90%.

This means that lots and lots of people have “successfully” lost weight. But not many have kept it off. Therefore, we don’t have a weight loss problem, we have a weight-relapse problem; we have a “not sticking with it” problem. Wouldn’t you agree?

In fact, the fall and subsequent weight-regain usually doesn’t take years. Many people have abandoned their new year’s resolutions within weeks. By the time the Super Bowl party rolls around, their diet is history!

If this is true, then shouldn’t we put more of our attention onto figuring out why you haven’t been sticking with your program, and what you should do about it?

I put together this new list (below) of the top 8 reasons why you fall off the wagon.

Rather than worrying about the minutiae of your diet plan, like whether you should be on low carb or high carb, Mediterranean or Okinawan, vegetarian or meat eater, I propose that if you simply focus on these 8 issues, you’ll start getting more lasting results.

How? By being able to stick with whichever plan you decided was best for you! After all, even if you have the best nutrition program in the world – on paper – it doesn’t do you much good if you can’t stick with it in practice!

THE 8 REASONS

1. No focus: you didn’t set goals, you didn’t put your goals in writing, and/or you didn’t stay focused on your goals daily (by reading them, affirming them, looking at a vision board, etc.)

2. No priorities: you may have set a goal, but you didn’t put it on or near the top of your priorities list. For example, your goal is six pack abs, but drinking beer and eating fast food on the weekend is higher on your priorities list than having a flat stomach.

3. No support system: you tried to go at it alone; no buddy system, training partners, family, spouse, friends, mentors or coaches to turn to for information and emotional support when the going got tough.

4. No Accountability: you didn’t keep score for your own accountability – with a progress chart, weight record, measurements, food journal, training journal, and you didn’t set up external accountability (ie, report to someone else or show your results to someone else)

5. No patience: you were only thinking short term and had unrealistic expectations. You expected 10 pounds a week or 5 pounds a week or 3 pounds a week, so the first week you lost “only” 1 or 2 pounds or hit a plateau, you gave up.

6. No planning: you winged it. You walked into the gym without having a workout in hand, on paper, you didn’t plan your workouts into your weekly schedule; you didn’t have a menu on paper, you didn’t make time (so instead you made excuses, like “I’m too busy”)

7. No balance: your diet or training program was too extreme. You went the all or nothing, “I want it now” route instead of the moderate, slow-and-steady wins the race route.

8. No personalization: your nutrition or training program was the wrong one for you. It might have worked for someone else, but it didn’t suit your schedule, personality, lifestyle, disposition or body type.

So there you have it – 8 reasons why most people fall off the wagon! Have you been making these mistakes? If so, the solutions are clear and simple: focus, prioritize, get support, be accountable, be patient, plan, balance and personalize.

Train hard and expect success,

Tom Venuto Fat Loss Coach www.BurnTheFat.com!

About the Author:

Tom Venuto is a fat loss expert, lifetime natural (steroid-free) bodybuilder, independent nutrition researcher, Tom Venutofreelance writer, and author of the #1 best selling diet e-book, Burn The Fat, Feed The Muscle: Fat-Burning Secrets of The World’s Best Bodybuilders & Fitness Models (e-book) which teaches you how to get lean without drugs or supplements using secrets of the world’s best bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com!

 

LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

Titolo: LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 1671

Oggi parliamo della lunghezza del bastone da golf e non dell’organo sessuale maschile. Eppure quando tocco questo tasto sembra che l’oggetto al centro della discussione sia proprio lui. Di seguito cercherò di analizzare meglio l’argomento, senza entrare troppo nel tecnico e spiegare perchè in questo caso e  MEDIAMENTE, corto è meglio.

Guardiamo come si è evoluta la situazione negli ultimi 30/40 anni e guardiamola in maniera differenziata tra ferri e legni. Fino all’inizio degli anni 70 la lunghezza standard di un ferro 5 era di 37″ e l’incremento/decremento per i ferri più lunghi e più corti era come ai giorni nostri di 0,5″ (mezzo pollice). A metà degli anni 70 si è cominciato ad introdurre sul mercato i primi shaft in grafite che sarebbero stati poi utilizzati con le stesse teste utilizzate per i più pesanti shaft di acciaio. Pertanto l’unico modo per commercializzare i ferri con shaft in grafite senza sbilanciarli troppo con l’immissione di peso nei posti sbagliati, fu quello di allungarli da 0,5″  a 1″ (un pollice= 2,54 cm.). In questo modo lo swingweight avrebbe avuto un valore accettabile; lo standard per un ferro 5 diventò quindi 37,5″/38″. Attualmente lo standard medio per un ferro 5 è oramai di 38″ per tutte le produzioni, sia acciaio che grafite con alcune eccezioni di bastoni più corti (mercato Giapponese soprattutto) e anche più lunghi negli ultimi tempi (vedi Taylor Made Burner,etc.) sempre per rincorrere il mito della distanza. Il fatto che oggi lo standard sia per tutte le produzioni a 38″ è anche dovuto al fatto che le teste prodotte dalle grandi case nascono con pesi differenziati a seconda se saranno destinate a shaft in grafite o shaft in acciaio; contestualmente anche il mercato degli shaft è cambiato rispetto al passato e oggi esistono shaft in acciaio ultra leggero e shaft di grafite dalle grammature extra pesanti.

Per i legni il discorso è diverso. Fino a metà degli anni 70 avevamo disponibili solamente teste in legno di piccole dimensioni e senza facce “dall’effetto trampolino” e con il solo shaft in acciaio disponibile e una lunghezza standard per quel tempo che era di 43″ . Con quelle specifiche, addirittura 20/25 anni prima, golfisti come ad esempio Ben Hogan, che non era di certo un gigante in quanto era alto 174 cm. per 66 kg. di peso,  riuscivano a tirare la palla anche a 300 yarde (270 mt.) di distanza, considerando pure che le palle non erano costruite con la tecnologia odierna.  Attualmente 43″ è lo standard di lunghezza per il legno 3 e per alcuni modelli si è superata anche questa lunghezza, rendendoli molto difficili da usare per un giocatore medio soprattutto da terra. Come per i ferri, quando per le stesse teste sono stati resi disponibili shaft in grafite, la lunghezza standard fu innalzata a  43 1/2″ (per lo stesso discorso dello swingweight spiegato sopra per i ferri). Negli anni successivi anche il mercato del drive ha subito variazioni, sia per la produzione di teste in metallo dagli inizi degli anni 80 che nella produzione degli shaft che nel tempo sono diventati praticamente solo di grafite e dal peso sempre più ridotto. Gli shaft in acciaio disponibili 40 anni fa erano molto pesanti, nell’ordine dei 120 gr. Come ho scritto sopra invece, la tendenza è andata verso la grafite e verso la leggerezza, questo per il solito motivo che un bastone più leggero e più lungo viene “swingato” ad una velocità maggiore e se il giocatore riuscirà a colpire la palla con il centro della faccia, vedrà la stessa partire più forte e di conseguenza farà più distanza. Ad oggi sui drive gli shaft standard hanno un peso medio di circa 60 gr., ma troviamo sempre più presenti anche in primo equipaggiamento shaft di 40 gr. e lunghezze di oltre 46″. Sappiate che fino agli inizi degli anni duemila lo standard non era cambiato di molto rispetto al passato ed era quindi fissato a 43,5″ / 44,5″, poi nell’ultimo decennio si è saliti velocemente fino a superare i 45″ /45,5″ che è lo standard attuale, ma sempre di più troverete modelli iper leggeri e iper lunghi fino a 46,75″. Si è passati dalle teste in Titanio di 3/5 anni fa pesanti circa 200gr./210gr.. a teste al di sotto dei  190gr. e shaft leggeri fino alla soglia dei 40gr. aggiungete una riduzione di peso anche per i grip che dal peso medio di 50 gr., sono scesi fino a raggiungere i 30 gr.  per ottenere drive dalla massa totale di 260gr./270gr. circa, contro i modelli di pochissimi anni fa, (ma alcuni drive attuali rispettano ancora le vecchie specifiche di 200/210 gr. per il peso della testa) che avevano un peso totale medio di circa 320 gr.. Fra i modelli di ultima generazione iper lunghi e i drive classici, stiamo parlando di una differenza di massa di 50/60 gr. che uniti alla lunghezza maggiore di anche 1,5″ (3,81 cm) vogliono sicuramente dire velocità della testa del bastone maggiori, anche nell’ordine medio di 4 mph e punte fino a 6 mph, che se ben gestite ci permetteranno di colpire la palla con il centro della faccia del drive con un guadagno nel volo della palla fino a 8/12 mt. in più. Quindi la ricetta, soprattutto per i drive sembra essere abbastanza semplice eppure tutto questo ritorno in distanza di solito non c’è e sono pochi i golfisti che ne beneficiano mantenendo il controllo e quindi senza sacrificare la dispersione/precisione. Si perchè anche chi colpirà la palla con il centro della faccia e con il giusto angolo di attacco e la colpirà con il giusto loft dinamico facendola partire sul giusto angolo di lancio e atterrare con il giusto angolo di discesa, se non avrà giuste anche la path (direzione di provenienza del bastone) e il giusto angolo della faccia del bastone rispetto alla path all’impatto,  vedrà si maggior distanza, ma non nella direzione e nei limiti che si era prefissato. E per tutti gli altri? Quelli con swing poco ortodossi e aree d’impatto sulla faccia del bastone più o meno lontane dal centro? Intanto vi assicuro che sono la maggioranza e se non avranno nemmeno le caratteristiche di swing soprammenzionate, gli svantaggi saranno di gran lunga superiori ai vantaggi e la distanza invece di aumentare diminuirà, così come la percentuale di dispersione. Dimenticavo una cosa, dicevo sopra che si potranno guadagnare fino a  8/12mt. , quello che non ho detto è che per 8 metri guadagnati nella media, molti ne perderanno 30. Avevo già scritto in un altro articolo quanto sia necessario, per ottenere il massimo ritorno di velocità di uscita della palla rispetto alla velocità della testa del bastone, (Smash Factor =1,50) riuscire a colpire il centro di gravità della faccia del bastone (che non sempre coincide con il centro geometrico) e di conseguenza fare maggiore distanza. Bene, ma se mancheremo di 1″ questo punto grande quanto una capocchia di spillo, a quanto ammonterà la perdita in distanza se useremo un drive? Risposta: 14%  che si traducono in 28mt. di distanza persa per un drive di circa 200mt. ed essendo la perdita in percentuale, vorrà dire che più “picchierò” la palla e più sarà la distanza che perderò quando mancherò il centro. Con i ferri il discorso si riduce e quando mancheremo il centro di gravità di 1″, la distanza persa si attesterà al 10%. Questo è naturale in quanto l’energia trasferita alla palla sarà tanto minore quanto più mi allontanerò dal centro di gravità. E non crediate che lo “sweet spot” si sia allargato come raccontano molte pubblicità per i drive moderni, la realtà è che la tecnologia e la fisica hanno aiutato tramite l’aumento del M.O.I. (Momento d’inerzia) e facce dallo spessore differenziato a far partire la palla più veloce pur non prendendo il centro e a mantenere una direzione meno dispersiva, ma lo”sweet spot” o centro di gravità resta grande a tutt’oggi come una capocchia di spillo.

Siccome tutta questa apparente tecnologia è studiata da parte delle case costruttrici per far tirare sempre più lungo i propri drive , cito qui da Twitter un tweet di Jan Poulter di qualche giorno fa che è in linea con il mio pensiero e mi ha fatto sorridere e diceva tradotto dall’Inglese :” Stavo guardando la pubblicità delle case per i propri drive, a furia di tirare sempre più lungo oggigorno dovrebbero fare almeno 900 yarde”.

Tutto quello presentato da me in questo articolo è ovviamente un discorso generalizzato e non entra nello specifico, ma interessa la maggiorparte di tutti voi. Ricordate però che non basta avere un bastone più corto per risolvere la cosa, sarà sempre necessario che anche tutti gli altri parametri siano rispettati e diversificati a seconda se stiamo parlando di legni o ferri. Infatti la metodologia per la ricerca della distanza è stata fondamentalmente diversa. Per i ferri il fenomeno dell’allungamento del bastone non è mai andato oltre 1″ rispetto allo standard per ovvie ragioni di gestione del bastone e dello swingweight, pertanto si è percorsa la strada della chiusura dei loft (leggi l’articolo qui) e dell’alleggerimento. Diversamente con il drive il chiudere il loft non significa aumentare automaticamente la distanza come con i ferri e quindi si è percorsa la strada dell’allungamento del bastone oltre che quella dell’alleggerimento e anche della personalizzazione dei parametri “do it yourself”.

Ecco il problema, la gente cerca distanza, gli ingegneri studiano un modo per dare un aiuto ai golfisti che sono il “motore”, ma non girando più veloce il “motore”, si cerca di “dopare” gli organi di trasmissione dell’energia. Tutto perfetto. Dal punto di vista della fisica che è la scienza che governa il golf niente è sbagliato, la fisica è una scienza esatta, ma quello che non fa tornare il risultato dell’equazione del bastone più lungo e leggero e quindi la maggiore distanza è il golfista, il “bug” nella scienza esatta. Considerate poi questo fatto, i migliori giocatori del mondo che sono i giocatori del PGA Tour hanno posto la lunghezza media del loro drive a 44,5″ ancora oggi e se così hanno fatto un motivo ci sarà; più corto vuol dire più controllo, una maggiore consistenza e quindi un contatto del centro della faccia del bastone con la palla più frequente che ci farà fare di conseguenza più distanza. Meditate golfisti,meditate!

Aggiornamento del 22/11/2021

Ho scritto questo articolo quasi dieci anni fa e mi chiedevo se a distanza di tutto questo tempo fosse necessario scrivere un nuovo articolo, ma alla luce dei fatti e anche per avere una continuità, ho preferito aggiungere in calce delle note di aggiornamento e per essere sinceri, avevo già aggiunto degli aggiornamenti riguardo l’andamento della lunghezza del drive durante questi ultimi anni direttamente nell’articolo.

Pertanto, posso dire che l’articolo ad oggi rimane praticamente invariato su tutto, ma qualche parola in più la voglio spendere per quanto riguarda la lunghezza del drive che è il bastone che serve a tirare più lungo in sacca, in seguito ad alcuni episodi accaduti negli ultimi tempi dovuti a sperimentazioni da parte dei top players, uno su tutti Bryson DeChambeau. Come sempre la premessa è d’obbligo, questi giocatori non c’entrano nulla con noi comuni mortali, nel mondo del gioco del golf essi sono dei veri marziani e ciò nonostante, pur potendosi permettere di utilizzare bastoni per noi proibitivi, alla fine scelgono il miglior compromesso tra distanza, precisione e soprattutto la consistenza nell’ambito di gioco. Ricordiamoci che a golf vince chi ne tira di meno e non chi tira più lungo, anche se tirare più lungo può spesso aiutare a tirarne di meno, ma non sempre e all’apice di tutto resta la vecchia e famosa frase :” sullo score si scrive quanto e non come”

Torniamo a noi, le regole del golf consentono l’utilizzo di un bastone di lunghezza massima di 48″, Lunghezza che nelle gare di long drive è già utilizzata, ma come avevo già scritto, non nel mondo del gioco professionistico. Infatti ancora oggi la lunghezza media del drive per i migliori giocatori del pianeta che sono i giocatori del PGA americano, si attesta a 44,50″/ 44,75″ con un margine di discrepanza sia per difetto che per eccesso di 0,5″ (1,27 cm.)

Poi ci sono eccessi sia verso l’alto che verso il basso e vediamo un giocatore potente come Rickie Fowler che utilizza un drive di 43,5″ che ooggi è la misura che spesso si trova su legni 3 in commercio, (per fortuna la maggioranza si attesta ancora a 43″) e giocatori come Bryson DeChambeau e pochi altri che sperimentano lunghezze di 48″ o poco meno. Tenete presente che anche nel caso di DeChambeau o anche Mickelson che ha sperimentato lunghezze in gioco di 47,75″, si possa  tornare sui propri passi e ritornare a lunghezze più umane.

Quindi è stato doveroso aggiungere queste note, ma l’articolo si conclude con le stesse precise e identiche parole al di sopra di queste note e questo a dieci anni di distanza. Anche sul mercato per noi dilettanti, al momento per quanto riguarda la lunghezza si assiste a una situazione stabile, anche perchè lunghezze di 45,75″/46″, sono lunghezze che sono molto difficili da gestire per chiunque e quindi siamo al punto di non ritorno, cioè quando per aumentare la velocità della testa del bastone per poter ottenere maggiore distanza, otteniamo in cambio una diminuzione della stessa, per di più a discapito della precisione e spesso accompagnati da slice più o meno severi.

© Copyright 2012-2024  Piero Maina – Tutti i diritti riservati

P90X2 DI BENE IN MEGLIO…SECONDO ME

Titolo: P90X2 DI BENE IN MEGLIO…SECONDO ME

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 1511

Tony Horton qui a 52 anni

Come è possibile migliorare un prodotto che è già di per se il massimo nella sua categoria? Ci ha provato con successo Tony Horton creando il nuovo programma di allenamento P90X2 che è il successore del P90X. Per chi non conosce il P90X, lo rimando alla lettura del precedente articolo  P90X – Ritrovare la forma…la mia esperienza , per chi invece ha già provato i benefici derivanti dal programma e ora ha/avrebbe intenzione di proseguire oltre con il P90X2, può trovare qui di seguito la mia esperienza dopo i primi due mesi di allenamento e il mio punto di vista riguardo il programma.

Cos’è il P90X2? Come recita il libretto di presentazione, si tratta dell’evoluzione del programma di allenamento  P90-X  per arrivare ad essere nella migliore forma fisica della vostra vita. Così come il suo predecessore P90X, il P90X2 è un programma da completare in 90 giorni, (ma si può usare in maniera flessibile e diversamente dal programma base si può completare in più tempo, anche in sei settimane per ciascuna fase di allenamento che come per il P90X  sono tre) una continuazione del viaggio iniziato con il P90X e un ulteriore sfida per il raggiungimento della composizione muscolare ottimale e del rapporto fra massa grassa e massa magra e di miglioramento delle nostre doti atletiche.

Qual è la differenza fra il P90X e il P90X2? Considerate il P90X2 come il passo successivo. Sempre fondato sui principi del P90X e sulla “confusione muscolare”, utilizza gli stessi concetti per la trasformazione corporea, ma con un’attenzione maggiore a funzionalità, agilità, equilibrio, mobilità e naturalmente anche ad un miglioramento dei risultati visibili. Quindi miglioramento nelle prestazioni e miglioramento nei risultati che possiamo vedere ad occhio nudo, ma con la diversità rispetto al P90X di ridurre a 5 sedute settimanali gli allenamenti e a due sessioni di stretching e recupero attivo, (chiamate Recovery + Mobility) così da donare maggior riposo al nostro fisico e permettergli un recupero maggiore. Il motto è: “Quando di meno vuol dire di più”. Come ben sapete e avete imparato durante gli allenamenti con il P90X, il nostro fisico progredisce,cresce e aumenta in forza solo quando il recupero è sufficiente dopo sessioni di allenamento impegnative.

Prima di cominciare con il programma di allenamento, così come richiesto dal P90X, sarà necessario sottoporsi al test di entrata per il P90X2. Il test è lo stesso, anche perchè il P90X2 non è che sia più “duro” del P90X, è però composto da nuovi esercizi che coinvolgono diversamente i nostri muscoli. Certo la prima volta che abbiamo provato il P90X ci siamo chiesti se esisteva qualcosa di più faticoso e ci sembrava veramente una sfida impossibile. Questa volta arrivando già allenati al P90X2, non sarà difficile superare il test di entrata, ma vi assicuro che le prime settimane saranno necessarie per abituarsi ai nuovi esercizi che vedranno sempre presenti le “medicine balls” e la “stability ball“; questo al fine di aumentare ulteriormente la confusione muscolare e il nostro equilibrio e a rendere più impegnativi gli stessi esercizi.

Vediamo da vicino come sono suddivise le tre fasi di allenamento che come già detto sopra, non dureranno necessariamente quattro settimane ciascuna, ma anche sei settimane. La prima fase è chiamata “Foundation”, la seconda “Strength” e la terza “Performance”. La prima fase o fase 1 (Costruiamo le fondamenta), focalizza maggiormente le “fondamenta” o meglio il nostro modo di essere collegati al terreno. Questo non significa solo le gambe, ma tutta la nostra catena cinetica composta dai muscoli,scheletro e sistema nervoso. C’è un vecchio detto che dice :” Non si può sparare con un cannone da una canoa”. In poche parole se la base non è solida, il resto lo sarà ancor meno, soprattutto quando tenteremo di fare esercizi di forza esplosiva. L’obiettivo della fase 1 è di creare solide basi al terreno,così da poter effettuare tutti gli altri movimenti senza compromettere la forma durante l’esecuzione. Quando questo processo sarà completato, apparirete in una forma migliore e le vostre performances saranno migliori.

La seconda fase o Fase 2 (Diventare più forti), da qui si consolida la forza delle nostre fondamenta e si rafforza tutta la parte superiore del nostro corpo. Diciamo che si ritorna ai più familiari esercizi già effettuati con il P90X, ma la differenza è che questa volta verranno eseguiti da posizioni e situazioni instabili e che richiedono sicuramente maggiori doti atletiche, In questa fase, soprattutto se seguiremo il giusto piano alimentare e inseriremo gli esercizi contenuti nei due DVD extra, V Sculpt e X2 Chest + Shoulders+Tris  da alternare a Chest+ Back + Balance e X2 Shoulders, vedremo maggiormente i risultati nel cambiamento del nostro corpo a livello di composizione, in termini di perdita di grasso e aumento della massa muscolare. In questa fase soprattutto se la prolungheremo a 6  settimane la confusione muscolare sarà ai massimi livelli.

La terza fase o fase 3 (Miglioriamo le nostre performances – Risultati esplosivi), fase dedicata alle prestazioni atletiche pure,frutto di esercizi e movimenti complessi da qui il nome degli esercizi (P.A.P. Lower/Upper Post Activation Potentiation), esercizi che sono strutturati per “distruggerci”, ma quando compresi ed eseguiti ci daranno una forma strepitosa facendoci sentire più agili scattanti e giovani.

Come sapete io sono ancora nella fase due e ho completato tutti gli esercizi presenti nel programma P90X2 al di fuori dei P.A.P. che sono presenti nella fase 3 e quindi volevo dare qui di seguito la mia impressione. Ho trovato fantastica la fase 1 che ha messo a dura prova la mia forma pur essendo perfettamente allenato e proveniente dal P90X che eseguivo senza grossi problemi in tutti gli esercizi. Questo però è stato gratificante perchè ho migliorato la mia situazione a livello di muscolatura “core” e ne ho tratto beneficio nello sport che pratico principalmente che è il golf, ma anche nello sci dove la risposta delle mie gambe è stata ottimale e dal punto di vista atletico e della forma in generale e un miglior equilibrio psicofisico. La novità rispetto al P90X è stata l’introduzione di nuovo materiale per l’allenamento, infatti la maggiorparte degli esercizi si svolgono con l’ausilio delle medicine balls e della stability ball, sempre alla ricerca dell’equilibrio e della funzionalità lavorando costantemente in situazioni instabili. La medicine ball che in Italia chiamiamo anche palla medica, non va comunque acquistata come quella classica in cuoio morbido, ma deve essere di gomma,compatta al fine di permetterci di utilizzarla per  gli esercizi. (Io le posseggo da 4 e 6 kg.) Il nuovo programma dedicato allo stretching prevede la new entry del Foam Roller/Rumble Roller  per il self massage…un vero toccasana. Vi posso assicurare che dopo una sessione di Recovery + Mobility fatta con il Foam o Rumble Roller vi sentirete pieni di energia e otterrete una grande  flessibilità e vi sentirete pronti ad affrontare al meglio gli esercizi del giorno dopo e la vita in generale riducendo di molto la possibilità di infortunarvi. Che dire poi del programma yoga, certamente non è una vera e propria seduta di yoga, ma così com’è strutturato ed inserito nel P90X-2, il benessere che ne ricaverete supera di gran lunga la fatica anche se pure per lo yoga bisogna essere preparati in termini di flessiblità e forza è veramente impegnativo. Il Plyocide che è l’evoluzione del precedente Plyometric è fenomenale, salti, flessioni e attività aerobica in equilibrio spinta ai massimi livelli, magari non come l’insanity, ma certamente impegnativo e stimolante…e gli addominali? Qui a differenza degli AB ripper X del P90X si è più sul core e sulla contrazione concentrata e di resistenza. Anche per chi come me ha il suo punto forte nell’addome, troverà faticoso adattarsi ai nuovi esercizi e impiegherà  un po’ prima di eseguire in maniera composta e controllata tutti gli esercizi che durano i soliti 16 minuti e si fanno sempre dopo le sessioni di allenamento principale. Comunque sono in programma solo una volta a settimana nella fase 1 e tre volte nella fase 2. Diciamo che nella fase 1  essendo il tutto finalizzato al lavoro sul “core”, gli addominali lavorano già durante le normali sessioni di allenamento.

Vi invito quindi a provare il P90X2, certo gli esercizi tipo i piegamenti sulle braccia su 4 medicine balls, due sotto le mani e due sotto i piedi e i piegamenti fatti con le gambe sulla Stability ball e le mani su una medicine ball  non sono proprio alla portata di tutti, ma sono sempre presenti i dimostratori che ci presentano gli esercizi con modifiche/semplificati anche nel caso che ci troviamo in viaggio e siamo in albergo e vogliamo allenarci con il materiale di fortuna presente nella nostra camera.

In sintensi possiamo allenarci dovunque e comunque, basta averne voglia. Non dimenticate che per ottenere i risultati migliori e non vanifcare gli sforzi fatti, sarà necessario seguire anche un regime alimentare corretto e volendo c’è un libretto per la corretta alimentazione incluso,anche se io continuo a seguire Burn The Fat Feed The Muscle e potete sempre vedere i miei risultati riguardo l’esperienza fatta, leggendo l’articolo “Burn The Fat….La Mia Esperienza”  qui.

Come dice Tony Horton: “Do your best and forget the rest!” “Bring it!”

© Copyright 2012 – 2024  Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Q & A: Intensity or Insanity: How Much Training Effort is Enough?

Title: Intensity or Insanity: How Much Training Effort is Enough?
Author: By Tom Venuto

Word Count: 1705

QUESTION: Tom, do you think that the intensity of your workout is “THE THING” that gives you results or is it more about being consistent with your workouts? The reason I ask is because I’m following your www.BurnTheFat.com! nutrition program and I also just got a new high-intensity workout program called the Insanity series. I like doing these workouts, but I’m having a hard time pushing myself that hard every day and I’m finding now that I’m starting to dread doing them. I have been doing these workouts only 2-3 times per week instead of the 5 times per week that is recommended in the program. This workout brings me to my knees. I’ve started questioning myself and wondering if it’s even worth the torture. – Paul

ANSWER: Intensity is one of the most important training variables, and at times, you’ll definitely want to train with high intensity to get maximum results in the shortest time.

But the real answer to your question may depend on your goals, the shape you’re in now and even your personality type.

Some things to consider:

  • Are you a beginner or already in shape and looking for the next challenge?
  • Do you like home bodyweight workouts or are you a gym and weights/ cardio machine type?
  • Are you the “hard-core” fitness nut type of person or do you simply want to get leaner and healthier, nothing crazy?
  • When you say you want “results”, are you talking about fat loss, cardiovascular fitness improvement, muscle growth or all of the above?

With that in mind, let’s answer the HOW MUCH INTENSITY question in the context of fat loss first.

I’m sure you can appreciate that people can lose weight while lying in a hospital bed. If someone is sick and can’t keep food down, then there can be a significant calorie deficit even without exercise. That rules out high intensity training as an absolute prerequisite for weight loss. In fact, this simple example proves that exercise is not a requirement to lose weight at all.

Obviously, starving yourself is NOT the approach I recommend! My burn the fat program (www.BurnTheFat.com!) is based on the opposite: train more and feed the muscle and fuel the training. I’m simply making the point that it’s NOT intensity PER SE or even ANY type of particular workout that creates the fat loss, IT’S THE CALORIE DEFICIT!

To burn fat, focus on establishing and maintaining a calorie deficit.

To increase speed of fat loss, focus on increasing the size of the calorie deficit.

Calorie deficit = fat loss is a liberating concept because it makes you realize you have endless options for achieving your fat loss goal using all kinds of different combinations of nutrition and exercise. Furthermore, none of the workouts have to beat you into submission to achieve a calorie deficit, especially if you work diligently on the nutrition side of the equation.

Countless thousands of people have acheived their goal weight with walking (low intensity exercise) as their only cardio. They chose walking because that’s what suited their needs and their personality.

Here’s where intensity comes in:

From a bodyfat loss perspective, using higher intensity training makes the workout more EFFICIENT. The higher the intensity, the more calories you burn. The more calories you burn, the more fat you lose, if all else remains equal (ie, if you don’t compensate by eating more).

Some trainers claim that low intensity steady-state exercise is “ineffective” or even “totally worthless.”

THIS IS TOTALLY FALSE!

Low intensity training is not ineffective, it’s simply less efficient. For example, it takes a lot of time walking to burn enough calories to put a major dent in your fat stores. If you were to increase the intensity of your cardio, you’d burn more calories in less time and you’d drop the fat faster. You’d also be improving time efficiency by achieving a calorie deficit with less time investment.

But think about this: If that high intensity workout made you start to dread it, or if you started to think of it as torture, or if it got you injured, then how long would you stick with it?

If you can’t stick with it, what good did it do you? It gets tossed on the ever-growing pile of other quick fixes.

It’s surprising how often a moderate approach, or even the slow and steady approach, beats out the quick and intense approach if you extend your time perspective and think long term.

It’s the classic story of the tortoise vs the hare:

The hare comes blazing out of the gate in a sprint and leaves the tortoise in the dust. Looks like the hare will be the clear winner. But the hare gasses out after that sprint and takes a nap.

The tortoise, being the more consistent of the two, slowly but surely keeps making progress, getting closer and closer to the goal, never missing a step.

As the fable goes, the tortoise eventually passes the complacent and or exhausted hare, who is lazily snoozing under a shady tree. In the end, the Tortoise wins the race. Leisurely, I might add… (no “pukey” t-shirt necessary).

Intensity gets you there faster, if you can stick with it, but consistency ALWAYS pays in the long run when it comes to fat loss.

What about intensity in the context of fitness improvement?

It’s important to know that you can get health benefits from moderate and even light exercise. But when you compare it to intense exercise, there’s no contest. Higher intensity types of cardio kick low intensity’s butt.

In fact, it’s almost shocking how much cardiovascular improvement you can get from a fairly small amount of intense, or sprint-like training:

This is one of the reasons High Intensity Interval Training (HIIT) is justifiably so popular.

A paper just published in the ACSM’s Exercise and Sport Sciences Review (July 2009) discussed the research suggesting that intense aerobic interval training provides greater benefits for the heart than low or moderate intensity exercise.

The benefits discussed included:

Increased maximal oxygen uptake

  • Improved heart muscle contractile function
  • Improved heart muscle calcium handling
  • reduced cardiac dysfunction in metabolic syndrome
  • Reversed pathological cardiac hypertrophy
  • Increased physiological hypertrophy of the heart muscle
  • Overall: improved quality of life and length of life by avoiding fatal heart attacks.

The researchers concluded:

“The studies indicate that high intensity may be an important success factor for designing effective exercise programs and that high intensity may be particularly critical for improving cardiac function.”

Ok, so that covers intensity in the contexts of fat burning and cardiovascular improvement. What about for building muscle?

Once again, training intensity is a critical factor. For muscles to grow, you have to literally break down muscle fibers, disrput your body’s homeostasis and create a stress response. The adaptation to that disruption is strength and hypertrophy, but it only occurs if you can recover from the stress. The major point is that intensity is a critical factor for all kinds of health and fitness training, but it’s also the one variable that has to be managed the most carefully… and sensibly!

Doing knock-you-to-your-knees workouts of any kind, every single day is not a smart strategy.

I know a few guys – like my friend Mike the kickboxing instructor – the dude is indestructable! He could take any workout you give him, chew it up, spit it out and then say, “Is that it?” (Then he would go teach 3 classes in a row!)

But unless you’re one of these super-human genetic mutants, your body just can’t take a nonstop pounding. Yet there are lots of people with the dispostion and personality type to go in the gym and beat themselves to a pulp each time. Despite the heroic effort, they may be doing their bodies more harm than good (of course, I was never one of those crazy “insane training” people, ahem, cough, cough)

This is why most experts today are recommending only 2-3 HIIT style or high intensity cardio workouts per week when you’re concurrently doing intense weight training. If you want to increase your calorie deficit so you can burn more fat in less time, go ahead and do more training. But for most people, the additional workouts should be low or medium in intensity so they don’t interfere with physical recovery or lead to mental burnout.

Intense daily boot-campish workouts may appeal to the “I want to be tough as a navy seal” personality types and advanced workouts serve their purpose – to provide an appropriate challenge for advanced fitness enthusiasts. If you enjoy it, and if you can recover from it, and if you can stay injury-free, and if you can stick with it consistently, then go for it. But be sure to balance your intensity with recovery:

* Balance your weight training and cardio (volume, frequency and intensity) so you can recover from both and reap the benefits of both forms of training.

* Vary your workouts with some form of periodization or intensity-cycling system.

Last but not least, I believe that weight training should sit atop the exercise hierarchy as one part of a total fitness program.

Fat loss programs that are based entirely on calisthenic, aerobic or body weight exercise are popular today, but I recommend a 4-element model:

1. Nutrition
2. Weight training
3. Cardio training (low/moderate and intense)
4. Mental training (mindset and motivation)

For total fitness and physique development – muscle, strength, conditioning and leanness, combine weights with cardio…

Judiciously balance hare-like intensity with recovery…

AND do it all with tortoise-like consistency…

Then, watch what happens to your body. You will like it!

Train hard and expect success,

Tom Venuto
Author
www.BurnTheFat.com!

PS. You can learn more about my 4-part model of fat loss in my burn the fat program at: www.BurnTheFat.com!

 

About the Author:

Tom Venuto is a natural bodybuilder, certified strength and conditioning specialistTom Venuto (CSCS) and a certified personal trainer (CPT). Tom is the author of “www.BurnTheFat.com!” which teaches you how to get lean without drugs or supplements using methods of the world’s best bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com!

 

 

 

Bounce: Guardiamolo meglio…

Titolo: Bounce: Guardiamolo meglio…

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1352

Stavo ascoltando su Sky lo scorso week end la telecronaca di Silvio Grappasonni che raccontava fra i vari aneddoti, il fatto che molti giocatori, fra cui anche dilettanti di alto livello, e alcuni professionisti aggiungo io, quando parlano di bounce dei wedges non sanno minimamente di cosa si tratta e qual è la sua funzione. Avevo già deciso di scrivere un articolo per questa caratteristica dei bastoni da golf e ancor di più dopo che mi è stato ricordato durante la trasmissione.

Senza voler fare un articolo troppo tecnico, diciamo che l’ angolo di bounce dei ferri è definito come l’angolo misurato in gradi che viene a crearsi quando la parte posteriore della suola è più bassa rispetto a quella anteriore. Maggiore è questo angolo e maggiore sarà quindi il bounce di quel bastone e per i giocatori che fanno fatica ad uscire dalla sabbia, soprattutto quando quest’ultima sarà abbondante e polverosa, questa caratteristica della suola del bastone sarà di grande aiuto per non rimanere con la palla in bunker.

Va detto che il bounce può non essere presente su tutti i ferri o addirittura essere negativo, ma sarà minore su i ferri lunghi e maggiore via,via che saliremo di numero pur non arrivando alle gradazioni che ritroveremo su i wedges. I gradi di bounce di un PW (Pitching Wedge) e di un GW (Gap Wedge), sono mediamente compresi fra 2° e 5°, quelli del SW (Sand Wedge) fra 8° e 14° e quelli del  LW (Lob Wedge) fra 4° e 8°. Le presenti specifiche si intendono solo a scopo rappresentativo e sono la media dei Wedges venduti maggiormente sul mercato, ciò non toglie che possano essercene anche altri con gradazioni e caratteristiche diverse.

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Per verificare l’angolo di bounce come sopra esposto, basta mettere le suole di un wedge o ferro su un piano come può essere un tavolo e vedrete che quando le appoggerete in posizione di gioco, la prima parte che toccherà la superficie sarà la parte posteriore detta anche “trailing edge” lasciando il “leading edge” ( angolo anteriore che raccorda la faccia alla suola) alzato da terra. Naturalmente su un ferro-3 l’ angolo di bounce sarà veramente minimo o nullo e in certi casi (soprattutto se avremo modificato l’angolo di loft rafforzandolo) addirittura negativo, ma quando arriverete ai fatidici wedges la cosa sarà molto probabilmente più marcata.

Bisogna guardare l’angolo di bounce insieme al tipo di suola del bastone che andremo ad utilizzare, per questo i wedges che troviamo sul mercato hanno caratteristiche a se con suole più o meno larghe e con raggi/curvature che ne determinano usi in situazioni differenti oltre a creare bounce reali differenti rispetto a quanto riportato dalle specifiche. Se giocheremo su terreni fangosi in inverno e rough spugnoso e/o sabbia abbondante il bounce ci aiuterà a districarci meglio da queste situazioni evitandoci di “infilare” troppo il “leading edge” nel terreno/sabbia, ma al contrario quando i colpi verranno eseguiti da terreni duri e/o bunker con poca sabbia o situazioni in cui il bastone farebbe fatica a scavare, va da se che in questi casi una suola più stretta e poco bounce ci farà avere maggior successo e ci eviterà colpi toppati. L’esempio del tavolo che ho fatto sopra per vedere l’angolo di bounce ci fa comprendere cosa succede quando su una superficie liscia e dura si effettua un colpo da golf con un bastone con troppo bounce e magari anche magnificato da una suola più larga e un angolo anteriore più spesso, il bounce rimbalza, facendo venire a contatto con la palla non la faccia del bastone, ma l’angolo anteriore della suola che topperebbe la palla non facendola alzare. Di converso se il terreno sarà morbido e utilizzeremo un wedge dalla suola stretta e poco bounce, sarà probabile che se non “lavoreremo” il colpo e le nostre abilità golfistiche sono mediocri,  il leading edge si conficcherà nel terreno e produrremo una flappa. Il bounce appunto, come dice il suo nome, rimbalza; rimbalzare, questo è lo scopo del bounce. La sua funzione è quella di non fare infilare l’angolo anteriore della faccia nel terreno/sabbia, ma di farlo scivolare al di sotto di essa operando come un ascensore e ci aiuterà a far uscire la palla dal bunker .

Non fate però l’errore di credere che il solo angolo di bounce determini la faciltà di uso del wedge in questione. La correlazione richiede un analisi più attenta che coinvolge più fattori e naturalmente anche l’abilità del giocatore che utilizzerà quel bastone e non ultimo anche la situazione di gioco dove verrà effettuato il colpo. Inoltre il wedge può venire giocato anche con la faccia aperta e sempre a causa del bounce e della larghezza/raggio della suola, il leading edge si alzerà ulteriormente rispetto al terreno causandoci nuove problematiche.

Va detto che quando le capacità del golfista, soprattutto dal bunker sono mediocri, la scelta dovrebbe orientarsi verso wedge con un bounce

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“effettivo” più generoso. Come si fa a capire qual è il bounce “effettivo”? Ralph Maltby, noto clubfitter e  fondatore della GolfWorks ha sviluppato un metodo che dal punto di vista della fisica ci fa capire che il solo angolo di bounce non basta a determinare il suo grado di facilità per uscire dal bunker in certe condizioni di lie/sabbia. E qui entreremmo troppo nel tecnico, ma ho ricostruito una slide qui a fianco che mostra la teoria di Maltby. Per calcolarlo bisogna prima effettuare delle misurazioni con strumenti appositi a partire dal bounce reale, ma anche la larghezza della suola e il suo raggio, l’altezza del “leading edge” dal suolo e del suo raggio. L’area al di sotto della suola che si verrà a creare fra il punto di contatto della suola con il punto di contatto ipotetico del “leading edge”, determinerà la grandezza del bounce “effettivo”. Questo a ricordare che fra due SW di 56° di loft con bounce reale, uno di 14°  e l’altro di 6°, quello con il bounce reale minore se avrà caratteristiche di suola come sopra indicato avrà un bounce “effettivo” molto più ampio di quello con il bounce reale maggiore e in certe condizioni e per certi giocatori sarà molto più facile da giocare.

Ci sono ancora troppe variabili da considerare e ci vorrebbe un libro, fra offset, onset, face progression, grooves, swingweight/MOI e anche come la suola viene preparata tramite il “grinding”, cioè la levigatura che molti giocatori dei Tour maggiori richiedono per le condizioni particolari di gioco che incontrano che può richiedere anche la rimozione del bounce o la modifica sul suo raggio.

E non dimenticate in caso di modifica del loft dei vostri ferri/wedges, di controllare prima quanti gradi di bounce avete a disposizione prima di “chiudere” gli angoli di loft, in quanto il loft è solidale con l’angolo di bounce. Se i loft verificati corrisponderanno a quelli dichiarati dalla casa costruttrice, anche i gradi di bounce saranno quelli dichiarati.  Di solito se agirete rafforzando di 1° / 2° il vostro angolo di loft, non dovreste incontrare problemi, ma soprattutto sui ferri lunghi dove il bounce è di solito minore, rischiate di trovarvi un bounce negativo e per chi ha un angolo di attacco un po’ troppo verticale (steep) e tenderà ad andare “addosso” alla palla, rischierà di vedere infilare la lama del ferro nel terreno più spesso, ovviamente se “indebolirete” il vostro angolo di loft, il bounce aumenterà di tanti gradi quanto cambierete il loft. Viceversa se modificherete solo l’angolo di lie, non modificherete altro al di fuori del lie. Con il loft invece si modifica sia il bounce che l’offset/face progression.

Avevo iniziato dicendo che non volevo fare un articolo troppo tecnico e quindi terminerò qui aggiungendo che nella scelta di un wedge bisognerà sempre tenere conto di chi sarà il giocatore che dovrà giocare con quel wedge e su quali campi. Riassumendo e tenendo presente che quanto scritto nell’articolo è valido a titolo indicativo e generalizzato, consiglio sempre di verificare con un bravo clubfitter le specifiche dei wedges in questione compresi gli angoli di lie e loft che sono un imperativo.

Buon gioco a tutti!

© Copyright 2012 – 2024 – Piero Maina – Tutti i diritti riservati

P90X – Ritrovare la forma…la mia esperienza

Titolo: P90X – Ritrovare la forma…la mia esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1716

Sono venuto a conoscenza del programma di allenamento P90X ad Agosto 2010 e come mia abitudine ho guardato a questo prodotto, creato dal noto istruttore fitness

Tony Horton qui a 52 anni

Tony Horton (oggi 54 enne), con un po’ di sano scetticismo. Forse dovuto al contesto dove viene venduto (http://www.beachbody.com/) , dove si trovano diversi programmi di allenamento e forse anche ai miei preconcetti che vedono questi siti americani un po’ come specchietti per le allodole. Questa volta però avendo già sperimentato con successo Burn The Fat Feed The Muscle  non ho perso tempo e visti anche i feedback positivi trovati in rete sono partito con il test ai primi giorni di settembre 2010. All’epoca ero pure infortunato alla tibia sinistra per una frattura da stress che mi ha impedito di allenare le gambe per 6 mesi e quindi all’inizio anche il P90X non poteva essere eseguito completamente, ma comunque l’ho iniziato.

Vediamo cos’è questo P90X (Qui la spiegazione su Wikipedia in Inglese). Per quelli che già lo conoscono non c’è bisogno di spiegazioni, per tutti gli altri dico che si tratta di un programma di allenamento completo che si prefigge di ridare una forma fisica eccellente in soli 90 giorni con esercizi veramente impegnativi e da qui nasce appunto il nome P90X, dove 90 sono i giorni e X sta per fattore estremo. Infatti il P90X non è proprio per tutti, richiede una buona forma fisica già in partenza per essere completato e chi è soggetto a infortuni alle articolazioni (sorrido perchè io partivo già con una frattura da stress alla tibia) e altre patologie è sconsigliato da intraprendere questo programma e comunque sempre dopo il parere positivo di un medico. Prima di iniziare viene proposto un test di idoneità che consiste appunto nell’effettuare alcune prove che ci daranno un primo riscontro sul nostro stato di forma e se in linea con i valori minimi di entrata si potrà partire per il viaggio di 90 giorni. Va detto comunque che anche chi non dovesse essere in perfetta forma può comunque cominciare gradualmente il programma, limitando le ripetizioni e portando a mezz’ora il tempo di ciascuna sessione che mediamente dura un’ora. Col tempo poi il nostro fisico si abituerà e gli esercizi che all’inizio sembravano impossibili diverranno via via più “umani” e finiti i primi 90 giorni si può anche iniziare un’altra sessione, magari lasciando riposare il nostro fisico una quindicina di giorni. Io stesso ho potuto sperimentare il miglioramento nel tempo e ora ho completato cinque ripetizioni del programma. E’ però vero che alcuni esercizi anche dopo più di un anno che li eseguivo non erano stati ancora completamente metabolizzati. Ad esempio le flessioni su un braccio che sono veramente impegnative, vengono da me eseguite, ma no di certo con la stessa facilità di esecuzione con due braccia e per lo meno per me c’è un arto con il quale l’esercizio viene eseguito meglio. In sintesi i primi mesi eseguivo una o due flessioni su un braccio e le restanti con il peso distribuito sulle ginocchia; ora è diverso. Lo stesso potrà capitare con le trazioni alla sbarra o altri impegnativi esercizi di cui il P90X è ricco. Come dice Tony Horton, “Roma non è stata costruita in un giorno, nè così sarà costruito il tuo fisico”, quindi cercate solo di fissare un obiettivo nella vostra mente e forse il primo giorno le ripetizioni saranno una o due o forse nessuna senza aiuti, ma poi con il tempo aumenteranno e quello che all’inizio sembrava solo un sogno lo vedrete trasformarsi in realtà.

Considerate poi che sempre con la giusta volontà il programma può essere eseguito dovunque e durante l’ anno e mezzo che mi ha visto pendolare fra Roma e Milano e residente in albergo, la situazione non mi ha impedito di portare avanti con successo il programma. Infatti la mia “palestra” era la camera dove abitavo e al posto della barra entroporta per le trazioni e i manubri ho acquistato un set di elastici professionali (Bodylastics), che oltre ad essere l’ equivalente di un set di manubri di 180 Kg., in soli due chilogrammi di peso e un ingombro di 60 cm, mi permettevano di trasportarli nella loro valigetta anche in treno. L’altro atrezzo indispensabile era una coppia di maniglie per le flessioni che trovavano posto anche loro nella valigetta degli elastici essendo smontabili. Quindi i primi sei mesi a causa della frattura alla tibia ho potuto allenare solo la parte alta del mio corpo il lunedì e mercoledì  e gli addominali anche il venerdì. (provate gli Ab Ripper X, sono “solo” 349 addominali in 16 minuti e poi ne riparliamo). Comunque data anche la mia situazione logistica e al fatto che il venerdì rientravo a Roma non ho potuto lavorare serenamente, soprattutto i primi tempi, ma anche quando ho recuperato dalla frattura non sempre riuscivo ad eseguire l’intero programma. Mediamente mi allenavo 4/5 giorni a settimana, compatibilmente con la mia situazione lavorativa e impegni privati, cercavo solo di rispettare tre volte a settimana gli addominali e la corsa, abbinati naturalmente agli esercizi del P90X e ogni tre settimane di allenamento una di riposo.

Naturalmente i risultati dipenderanno dalla qualità del vostro impegno sia negli allenamenti, ma soprattutto nell’alimentazione. Personalmente vivendo in albergo e in macchina e mangiando solo al ristorante mi sono dovuto adattare e la mia storia l’avete già potuta leggere all’interno dell’articolo “Burn The fat…La Mia Esperienza“, ma come sempre ripeto, NIENTE è impossibile se lo si vuole veramente.

Il P90X si basa sulla confusione muscolare e ci renderà migliori nella forma fisica a livello estetico, ma soprattutto vedremo migliorare le nostre doti atletiche, la flessibilità, la forza e la mobilità in generale. Anche il P90X ha il suo piano alimentare, ma diciamo che per me è valido quanto appreso con Burn The Fat Feed The Muscle e non l’ho seguito. La mia necessità di trovare un sostituto dell’allenamento con i pesi, nasce prima di tutto dal fatto che non “potrei” utilizzarli  per i miei problemi di salute, (anche se poi li utilizzo pure con il P90X) e poi per un fatto logistico di trasporto. In secondo luogo per la mia preferenza orientata di più verso un fisico “fitness” . Diciamo che per la mia altezza di 178 cm. se dovessi arrivare ad un buon risultato come bodybuilder natural dovrei pesare almeno 90 kg.  o anche più per ottenere un fisico potente e ben costruito e se anche avessi disponibilità di forza e non solo muscolo da mostrare, avrei probabilmente dei limiti in certi sport che io pratico con soddisfazione. Pertanto come scrivevo sopra, la mia preferenza va più alla ricerca di un peso forma “Fitness oriented” che sta a significare che : presa l’altezza in centimetri e sottratta la cifra 100, il numero che si ricava per differenza è il peso ideale in chilogrammi. Naturalmente con una massa grassa del 5%-6%. Quindi nel mio caso parliamo di 178 – 100 = 78 Kg praticamente 74 Kg. di muscoli,ossa e organi interni ad eccezione del grasso. (Apro una parentesi per questa mia affermazione, 90 kg per un’altezza di 178 cm. per un body builder natural o anche più come ho scritto sopra sono da considerare obiettivi ambiziosi da ottenere e un ruolo importante lo giocherà la genetica. Diciamo che sono masse più da bodybuilder che assumono steroidi. Poi c’è da considerare se i 90 kg o più sono riferiti a periodi lontani dalle competizioni o al “picco”. Riportando la tabella di Steve Reeves che  è stato un grande bodybuilder natural, famoso per la sua proporzione e simmetria, per una altezza di 178 cm/5′ 10″ il peso dovrebbe essere di 84kg./185 lbs. quindi  a metà percorso fra la misura da me ricercata e i 90 kg, ma 6/8 kg di massa magra in più, non sono facili da aggiungere senza la giusta alimentazione e una profonda dedizione negli allenamenti con i pesi). Alla sola massa in senso assoluto, preferisco comunque la proporzione, la simmetria e le masse muscolari più equilibrate dei ginnasti e fitness model a quelle dei puri bodybuilders, pur sapendo che anche per loro la disciplina nell’alimentazione e la tipologia degli alimenti è praticamente la stessa.

Se proprio volessi esagerare, ma restano fisici difficilmente replicabili in età avanzata, ricercherei un fisico come quello di Hannibal for King.

Ecco in questo caso il P90X è imbattibile, i programmi spaziano dall’esercizio puro a corpo libero basato su flessioni,trazioni alla sbarra, squat di ogni genere anche su una gamba sfruttando il proprio peso,ma anche con peso aggiunto, fino al plyometric (salti e cardio insieme), allo stretching e allo yoga. Per chi come me si aspettava uno yoga di rilassamento, dovrà ricredersi perchè oltre al rilassamento c’è una richiesta di sforzo fisico per effettuare le pose richieste che se imparate ed eseguite ci faranno chiedere perchè non abbiamo iniziato prima. Risultato: un equilibrio psicofisico eccellente e le foto del mio fisico a 50 anni sono il frutto dell’alimentazione e del modello di pensiero costruito con Burn The Fat Feed The Muscle e degli esercizi che ho imparato in questo anno e mezzo con P90X .

Naturalmente tutti gli esercizi che ci permettono di allenare il nostro fisico sono validi e non voglio dire che uno è meglio dell’altro, sentiamo parlare di pilates, di TRX e anche all’interno di Beachbody.com troviamo Insanity e altri programmi che se seguiti con la giusta alimentazione daranno sicuramente ottimi risultati. Mettetevi in testa che tutto parte appunto dalla vostra mente e se oggi avete un minimo di volontà e non avete gravi patologie che possano ostacolarvi tutto è possibile, ma prima ci vuole la volontà di farlo, di scrivere un obiettivo ben preciso e poi l’alimentazione. L’alimentazione è il carburante per fare andare il vostro motore, poi viene l’esercizio e vedrete che potrete raggiungere la forma sognata,ma solo se lo vorrete veramente.

Personalmente cerco sempre di migliorarmi e attualmente sono impegnato con il nuovo programma di Tony Horton che ha rilasciato lo scorso natale, il P90X-2. Sono nelle prime settimane di allenamento e ancora devo apprendere bene i nuovi esercizi, naturalmente questo programma è l’evoluzione del precedente, non necessariamente migliore. Non posso ancora esprimere giudizi fino a che non l’avrò completato, ma se il buongiorno si vede dal mattino, posso dirvi che ne vedremo delle belle perchè è molto duro anche per chi, come me, proviene dal  P90X ed è già allenato.

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TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ?

Titolo:  TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ?

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1430

Dilemma, quale comprare? Possiedo già due launch monitor della Golftek che oltretutto nel mese di luglio 2011 ha pensato bene di fallire. Possiedo il Pro III  e relativo applicativo software e il Pro 7. Sono due ottimi prodotti per uso indoor che utilizzano entrambi la tecnologia dei sensori infrarossi e richiedono quindi una lampada spot al di sopra del tee per effettuare le misurazioni. Peccato perchè la Golftek era sul mercato da 34 anni e i suoi prodotti erano fra i più affidabili e precisi e questo era dimostrato da test effettuati con i robots. Certo questa tecnologia necessitava di un uso indoor o perlomeno la base di partenza doveva essere necessariamente indoor. Il Pro 7 che è stato l’ultimo Launch monitor prodotto da parte di Golftek, aveva ben 86 sensori e procedeva alla misurazione reale di 5 parametri del volo della palla e 7 caratteristiche dello swing. Ripeto che questi dati erano misurati e non calcolati come fanno la maggior parte dei prodotti in commercio.

Non è mia volontà in questo articolo fare nomi di figli e figliastri, né  dire che questo prodotto non funziona, ma voglio solo dire che oggi sul mercato gli unici due prodotti che utilizzano la tecnologia radar in maniera affidabile e che sono realmente un gradino sopra gli altri, sono il Flightscope X2 e il TrackMan III. Anzi va detto che fino all’anno scorso, l’unico,il solo,il vero era il TrackMan II e nessun altro prodotto poteva venire comparato, certamente il prezzo era proibitivo, ma le caratteristiche del prodotto e i dati fruibili che venivano erogati giustificavano in parte il costo di € 20.000,00 + IVA. Inoltre fino a quattro anni fa il TrackMan era utilizzabile solo per uso outdoor, mentre ora è utilizzabile sia indoor che outdoor. Il prodotto è identico, ma c’è una limitazione nel software utilizzato nell’uso indoor, anche perchè il volo della palla e gli altri parametri sono misurati nei primi 3,5 mt. del volo della palla e il resto è frutto di complessi algoritmi che si basano sull’enorme database di colpi giocati in possesso di TrackMan, misurati dal software per uso outdoor. Comunque le ore per utilizzo outdoor, nel caso uno voglia usare il prodotto sporadicamente all’esterno, sono acquistabili separatamente e poi eventualmente dedotte (al 50% del costo), nel caso uno volesse passare dal modello indoor a quello outdoor in maniera definitiva. Quanto costa il modello outdoor? Tanto! Certo bisogna vedere se aggiungere il quasi indispensabile software TPS (TrackMan Performance Studio) e bisogna tenere conto di altri accessori e forme di garanzia che faranno lievitare il prezzo che è ad oggi di € 18.495,00 + IVA al 25%. Si avete letto bene, il paese che emette fattura è la Danimarca e lì la VAT si paga al 25%. Siamo a più di € 24.000, aggiungendo custodia, set up,etc. Il modello indoor è comunque vicino ai € 20.000 IVA compresa (€15.000 IVA esclusa). Stiamo quindi parlando di investimenti importanti, soprattutto per un maestro di golf che voglia utilizzare queste tecnologie per fare lezione e dare quindi valore aggiunto alla sua professionalità e credetemi molti maestri nel mondo utilizzano il TrackMan e dovreste vedere di cosa è capace questo strumento. Lo stesso vale per il giocatore professionista che voglia analizzare le sue sessioni di pratica (oltre 70 top players nel mondo hanno acquistato il TrackMan, fra loro Ian Poulter, Darren Clarke, Martin Kaymer, Edoardo Molinari e molti altri). Le più grandi case produttrici di attrezzatura golfistica hanno acquistato il TrackMan (Callaway,Ping,Titleist,etc.) e pure Royal&Ancient e USGA (I due governing bodies) e in ultimo molti clubfitter che come me necessitano di uno strumento affidabile e preciso per l’analisi dello swing e del volo della palla per poter creare la giusta attrezzatura senza dover fare invalide assunzioni. Certo, ma cifre come quelle riportate sopra per un piccolo imprenditore o per un privato, come e in quanto tempo si ammortizzano? Verrebbe da rispondere mai, ma va da se che in tutti i casi ci vogliono diversi anni. Il R.O.I. qui non mi sembra molto azzeccato,come direbbe l’on. Di Pietro. C’è solo la certezza di possedere uno strumento che ci fornirà dati importanti,precisi,affidabili e quindi a patto di saperne fare buon uso, dati fruibili.

Veniamo ora al confronto, fino alla metà dello scorso anno non esisteva, in quanto Flightscope produceva a suo dire prodotti analoghi al TrackMan (Flightscope kudu), ma il volo della palla non era interamente misurato ed inoltre lo stesso software non era paragonabile, né la calibrazione o il set-up del prodotto erano semplici come il TrackMan. Tant’è che come ho scritto sopra, le case,i giocatori di torneo e tutto il mondo golfistico che contava utilizzava il TrackMan. E’ vero che Flightscope costava e costa molto meno, ma per chi con i dati ci lavora, se questi non sono affidabili e quindi non fruibili,il risparmio non sussiste, anzi è meglio non avere feedback che avere informazioni sbagliate. Ma dall’anno scorso, la Flightscope ha immesso sul mercato  il modello x2i che oltre ad essere accattivante esteticamente, ha caratteristiche davvero interessanti, è utilizzabile sia indoor che outdoor (allo stesso costo), ha la connessione WiFi e quindi è utilizzabile con l’Ipad e altri tablets oltre che con i classici laptops, ha la durata della batteria di 10 ore e tanto altro ancora, ma quello che più interessa è che chi ha potuto testarlo e metterlo in comparazione con il TrackMan III ha ottenuto risultati analoghi per un costo decisamente inferiore. (€ 11.000 circa + IVA al 20%) Il confronto può essere visionato qui.

Quindi, come detto sopra, questo primo articolo non vuole essere di confronto fra i due prodotti, ma mettervi al corrente che sto procedendo all’acquisto di uno dei due, il mio cuore è sempre stato sul TrackMan, ma è anche vero che prima i paragoni non esistevano, oggi troviamo “forse” molto per poco, visto che i dati sono molto simili,ma la differenza di prezzo è enorme. Cosa c’è di così diverso da giustificare tutta questa differenza? Questa è la domanda che si pongono in molti fra gli addetti ai lavori. Non so se è perchè il Flightscope non sia ancora stato testato estensivamente, ma ad oggi Il mondo golfistico che conta continua a rimanere fedele a TrackMan anche se si cominciano a vedere nomi e istituzioni anche nel mondo di Flightscope.

Io prenderò la mia decisione nelle prossime settimane e avrò l’occasione di provare le due macchine prima di decidere. Vi comunicherò la mia scelta non appena sarà stata fatta. Stay tuned!

Update al 16 Marzo 2012: Sono passati quasi due mesi da quando ho scritto questo articolo e non avete avuto più notizie. Semplicemente perchè avevo appuntamento per la prova del Flightscope dopo il 19 febbraio u.s. con il responsabile Europeo, ma non ci siamo incontrati, visto che mi racconta che dopo il PGA Show di Orlando le vendite del Flightscope sono decollate sensibilmente, pertanto è abbastanza impegnato da non riuscire a muoversi e mi ha comunicato che ad oggi il tempo di attesa per l’X2i dopo l’ordine è di circa 5 settimane destinato a salire se ci sarà un ulteriore incremento degli ordini. Siamo comunque riusciti ad organizzare un appuntamento con una persona che possiede l’X2i nella mia zona e potrò finalmente testarlo il 28 Marzo p.v.  Con TrackMan ero rimasto che avrei visionato il TMIII dopo la prova con l’X2i e poi avrei deciso. Al momento non sono pressato e sono convinto che dovranno esserci livellamenti di prezzo che sono fisologici quando non si opera più in regime di monopolio e la qualità dei prodotti diventa simile. So che c’è una nuova release del software per Flightscope in arrivo a breve e mi attendo da TrackMan altre novità a breve, come è logico che accada nel mondo della tecnologia. E’ tutto.

Update al 28 Marzo 2012: Come avevo annunciato ho avuto l’opportunità di vedere il Flightscope X2 all’opera indoor. Purtroppo il primo test non è andato a buon fine, forse per il fatto che abbiamo testato il Golftek e il Flightscope insieme ed essendo il Golftek allineato nel raggio visivo del Flightscope, il primo abbia influenzato le letture del secondo. Oppure lo spazio a disposizione si è rivelato insufficiente, nonostante mi era stato detto il contrario. Avevo 2,10 mt. di spazio dietro la palla e 4,40 mt. di  spazio davanti alla palla al fine di registrarne il volo. I dati elaborati dal FS non erano sicuramente fruibili ed infatti il Golftek ha fornito dati per quella situazione decisamente più veritieri. Prossimamente testerò il FS nuovamente nella stessa situazione con ulteriori accorgimenti e in più aggiungeremo il CG2 della Foresight al test,al fine di avere un ulteriore termine di paragone.

Stay tuned!

TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ? – Update –

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Build a Bigger Chest in 3-4 Workouts or Less

Title: Build a Bigger Chest in 3-4 Workouts or Less

By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT

URL: www.BurnTheFat.com!

Word count: 1799 words

Build a Bigger Chest in 3-4 Workouts or Less

 
By Tom Venuto, NSCA-CPT, CSCS www.BurnTheFat.com!
 

If your pecs are a weak body part, or, if you’ve simply hit a progress plateau in your chest development, then this high intensity chest training program will pack slabs of muscle mass on your chest after just 3-4 workouts – and I guarantee it. This is a high intensity bodybuilding workout for advanced bodybuilders only. (Beginners don’t even think about it…)

I’m currently on workout 3 of 4 in this pec routine and the results have been so impressive that I decide to write it up for you before I even finish the final workout next week.

Considering I’m on a calorie deficit in a cutting phase, I’m especially impressed with the increase in my chest size and development after 3 workouts. You’re not going to gain much if any muscular body weight if you are in a caloric deficit, but NO DOUBT, you can improve the development of a muscle group even while cutting up. This is a perfect example. I’m going to return to this program again for sure on my next mass phase. This program is called…

 

Multi-Angular Rest Pause With Pump Finisher

 

Here’s how it works. You select two exercises. For exercise one (the main course), I chose a basic pec mass exercise that can be done at any angle from steep incline to flat bench. Thats the primary exercise you stick with for all 4 workouts. Incline Dumbbell Press was the natural choice. I set up on a fully adjustable bench that allows multiple angles of incline.

 

For exercise two (dessert), I chose an isolation exercise for a pump finisher, and it changes with every workout.

 

Here’s the sequence:

 

A1 Incline Dumbbell Press – steep incline – about 65-70 degrees 6 reps rest 10 seconds

 

A2 Incline Dumbbell Press – medium (regular) incline – about 45 degress 6 reps 10 seconds

 

A3 Incline Dumbbell Press – low incline – about 20-25 degrees 6 reps 10 seconds rest

 

A4 Dumbbell Press – flat bench 6 reps

 

Now rest 2 – 3 minutes.

 

That’s one “set.” Technically of course, that is FOUR SETS, done in rest pause fashion, so lets call it one “round” for clarity’s sake.

 

Yes… that was round ONE. Now do it two more times.

 

Note: It helps a lot if you have a training partner change the bench angle so you can stay seated and keep the dumbbells in your hands. Doing it alone is slow and cumbersome.

 

For poundage, youre going to have to go MUCH lighter than usual. Although I don’t train heavy pecs anymore, last time I did, I was doing 6 reps with 125s on the incline. So for this program I took about 50-60% of that; 70 lbs on workout 1, 75 lbs on workout 2,and 80 lbs on workout 3. On the last one, I had to drop to the 75s to finish all 3 rounds and even then I needed some forced reps towards the end.

 

You may need to decrease the weight on the 2nd or 3rd round, but if at all humanly possible, do NOT reduce the weight during each round. Doing all four angles at the same poundage is the whole idea.

 

What may happen, especially if you even slightly overestimated your starting poundage, is that reps may drop with each angle change within a round. First angle – 6 reps is easy. second angle, a little harder, but still no problem. Third angle, you might only squeeze out 5 reps or hit honest failure on the 6th rep. 4th angle (flat), you might hit total failure on the 4th or 5th rep.

 

Now this is also where a training partner comes in. This routine should not be attempted without a spotter. Sorry, but you are a dork if you try to do this without a spotter. This program causes HONEST muscle failure (I’ll explain that in more detail shortly), so you need the spotter for safety, but moreover, you will need a spotter’s assistance to complete forced reps, at least on the final round or two, if not the first round. In general, forced reps should not be overused, but they play an important part of this program.

 

Ok, where were we? Oh yeah, you just finished your 3rd round. You might be finished! Yeah. some people will be DONE, KAPUT, ZONKED, BONKED, NUKED, GAME OVER, after 3 rounds of that (think about it – that was 12 sets, disguised as 3 sets!) However, for those who want the full course…. come with me and lets finish off those pecs with the pump (oh, you thought were already pumped… heh.. just wait…you’ll see what a pump is!)

 

The second exercise (exercise B) is going to be an isolation exercise.. ie., DB flye, cable crossover, machine flye (pec deck), etc., and you will perform 20-25 reps, non stop in piston-like fashion. use a steady quick tempo, but not so fast that you use momentum.

 

This isolation /pump exercise will change with every workout:

 

B1 Workout 1: standing cable crossover 2-3 sets, 20-25 reps

 

B1 Workout 2: machine flye or pec deck 2-3 sets, 20-25 reps

 

B1 Workout 3: decline dumbbell flye 2-3 sets 20-25 reps

 

B1 Workout 4: flat bench cable flyes in cable crossover machine 2-3 sets, 20-25 reps

 

That’s it! That’s the whole program. Three rounds of multi-angular rest pause, then finish your workout with 2-3 sets of 25 reps on a pumping, isolation movement.

 

This routine is performed within a standard bodybuilding type of split, so it should be done once in 5-7 days, no more. You would probably do another body part after chest,such as biceps or triceps, depending on how you organize your split routine.

 

I would recommend advanced bodybuilders use this program a couple times a year if and when they need a boost in chest development. This is not the type of program you would use all the time. You would burn out and overtrain.

 

There’s one more very important part of this routine – progression.

 

On the Incline Dumbbell Presses, you will increase the poundage with every workout. Keep in mind, you will not be able to complete all 3 rounds at all 4 angles for 6 unassisted reps. Its going to get harder each time, even as you get stronger. You may have to use a spotter more with each progressing workout. You may also find that on workout 1 or workout 2, you can complete all 3 rounds with the same dumbbells, but on workout 3, by the 2nd or 3rd round, you have to drop the weight or you’ll barely be getting 2 or 3 reps.

 

Now let me re-emphasize the importance of a spotter. Theres something thats going to happen when you do this routine that does not happen often. You will hit what my training partner and I call “HONEST FAILURE.” This means that your muscles literally fail, or give out right underneath you. Mind you, this is not something you would usually aim for, but that’s just the nature of this program and this is only a 4-workout high intensity “shock” type of routine.

 

When I say your muscles will give out, I mean that literally. On the last rep or two of 3rd or 4th angle, of the 2nd or 3rd round, your arms may literally buckle underneath you. That’s honest failure.

 

You see, there are several types of failure… First there is “sissy failure”.. that’s when there is a lactic acid burn or a fatigue in the muscle (you’re tired) and because it hurts or youre tired, that causes you to stop. Thats sissy failure (sarcasm).

 

 

 

Then you have positive failure. This is where you can no longer push the weight up in a concentric motion, but you are still able to lower the weight and exert an upward force against the weight. For example, you’re bench pressing and you hit the “sticking point,” but you are holding that bar at the sticking point (its not coming back down), and you’re still exerting force to push the bar upward, but the bar simply isn’t moving up!

 

Then you have honest failure. This is where the muscle simply gives out.. it buckles. you have reached concentric and eccentric failure. This type of failiure is rarely discussed. In fact I don’t recall anyone ever writing about it except for Arthur Jones and Ellington darden and the rest of the High Intensity Training (HIT) camp.

 

Rarely does any bodybuilder tread in this territory, and for good reason, as it is really not necessary and can be dangerous for anyone but a veteran who knows what the heck he is doing – and all the kidding aside for a moment, Im serious about this. Its no joke if your chest and arms give out from underneath you and you dump a 70 or 80 pound dumbbell on your face. (you do like your teeth, don’t you?)

 

However, as a technique you use on rare occasion for a shock routine that breaks through progress plateaus, that untrodden territory is there… for those who dare. There is something about this particular program (multi angular rest pause) that takes you there. You’ve been warned! Train hard, but be safe!

 

Now, go out there and get jacked!

 

Tom Venuto, NSCA-CPT, CSCS Lifetime Natural Bodybuilder www.BurnTheFat.com!

About the Author:Tom Venuto

 

 

Tom Venuto is a natural bodybuilder, certified personal trainer and freelance fitness writer. Tom is the author of “Burn the Fat, Feed The Muscle,” which teaches you how to get lean without drugs or supplements using secrets of the world’s best bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com!

 

 

 

How To Lose 20 Pounds Really, Really Fast!

 Title: How To Lose 20 Pounds Really, Really Fast!

By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT

 URL: www.BurnTheFat.com!

 Word count: 1816 words

How To Lose 20 Pounds Really, Really Fast By Tom Venuto, NSCA-CPT, CSCS www.BurnTheFat.com!

Back “in the day” when I was a full time personal trainer and I met with weight loss clients in person at my New Jersey Health Club, the first thing I would always ask during the initial consultation was:

“Tell me what you want… and I’ll show you how to get it.”

Typical reply from client:

“I want to lose 20 pounds fast.”

My reply:

“Are you SURE that’s what you want? …If I can show you how to lose 20 pounds REALLY fast, will that make you happy?”

They nodded their head affirmatively as their eyes lit up in anticipation of the rapid weight loss secrets I was about to reveal…

Their face went white when – with a totally straight face – I pulled out a hacksaw and started walking towards them…. menacingly.

Not sure whether to laugh or run in sheer terror, they said,

“What the heck are you doing?”

“You said you wanted to lose 20 pounds fast. This is the easiest, surest, most effective way I know to take 20 pounds off you FAST! In fact, I figure that right leg of yours might even weigh 25 pounds!”

I kept walking closer and started to get into sawing position, wielding my fast, effective and guaranteed weight loss tool…

“Bear with me because this IS quick, but sometimes it takes a few minutes for me to cut through the bone.”

By this time, my client (and I) are either completely cracking up, I have seriously scared the living you know what out of them, or they just think I’m a complete lunatic… (depends on whether I was able to keep a straight face or not)

Finally, the light bulb goes on, and my client would see where I was going with this:

“Okay, smart alec,” I get it… I don’t want to lose WEIGHT, I want to lose FAT.”

Sometimes I would be having so much fun, I would just keep on playin’…

“But why not? This is easy, fast and guaranteed – just what everyone wants these days… it’s even better than taking a pill! Come on… let me hack it off! You’ll be my next testimonial: ‘I lost 20 pounds in 5 minutes!’ Imagine what that will do for my business!”

“Very funny. I told you, I get it! I want to lose FAT, not muscles and bones. I need my leg!”

Naturally, of course, I don’t always have to pull out my trusty blade. Every once in a while… about as often as a total solar eclipse… a client answers my question like this:

“What do I want? Tom, I want to lose 20 pounds of body fat in the next 12 weeks. I want to do it slowly, safely and healthfully and then keep it off permanently. I want all the fat around my hips and thighs completely gone and I want a firm flat stomach. I want muscle all over my body while still looking feminine. I’d like to see myself at about 16% body fat and maintain all my muscle or gain a few pounds of lean mass if I can, especially in my arms. This is important to me because I want to set a good example for my kids, I want to be healthy and live to at least 90 and I want my husband to look at me and say, “I love your body,” and I want to be able to *honestly* say back to him, “me too!”

It is on these rare occasions that I know there is still intelligent life on this planet.

If you could answer the question, “What do you want” with the lucidity, clarity and specificity that this woman did, I don’t think you would ever have any difficulty reaching your health and fitness goals… or any other goal in your life, for that matter.

Her answer was what you call a very “well-formed” goal, backed up with lots of emotional motivation-inducing “reasons why.”

“I want to lose weight” is a poorly-formed goal.

“Weight” is not the same as “fat.” Weight includes muscle, bone, internal organs as well as lots and lots of water.

If you only learn ONE thing from all my newsletters, articles and books, PLEASE learn this:

WHAT YOU REALLY WANT IS TO BURN THE FAT, WHILE KEEPING THE MUSCLE!!!!

FAT LOSS is what you want, not weight loss.

If your body were 100% rock-solid muscle, with absolutely nothing that jiggled (unless it was supposed to), would you care how much you weighed?

I bet you wouldn’t! And if that’s true, then…

STOP WORSHIPPING THE SCALE AND START MEASURING YOUR BODY COMPOSITION!

By measuring your body fat, you take the guesswork out of your health and fitness plan and you get an accurate picture of what’s really happening in your body as a result of your diet and exercise program.

Instead of worrying about whether you are losing muscle, or wondering if you are losing fat, you can measure it and KNOW for sure. (I always get a good chuckle when someone tells me they’re worried about losing muscle when they don’t even measure how much muscle they have!)

Instead of being confused by all the “opinions” from weight loss and exercise “experts” who are all telling you something different, you can MEASURE your body composition and based on the results, you can KNOW for sure whether your program is working.

A very wise man once said,

“A single measurement is worth a thousand opinions.”

So, how do you measure body fat?

Thanks to technology, there are some methods today that are so accurate, they can tell you whether your left pinky has more fat than your right pinky! Unfortunately, many of them are either too expensive or they are inaccessible, being found only in hospitals or research facilities

If you want to learn a LOT about various body fat testing methods, chapter 3 of my e-book, Burn The Fat, Feed The Muscle (www.BurnTheFat.com!) goes into great detail about the pros and cons of all the various fat testing methods. Instead of re-hashing it all here, let me give you three quick and easy, practical suggestions:

Suggestion 1: Have a trainer or fitness professional measure you if this service is available at your local health club. Sometimes, there’s a charge – usually $15 – $25, although some clubs offer the service for free to all their members.

Suggestion 2: Purchase an Accu-measure skinfold caliper. Do a google or yahoo search to find a reseller.

The Accu-measure was designed to allow you to measure your own body fat in the privacy of your own home (you don’t need someone else to measure you)

Some people wonder if this is really accurate. Truth is, it’s not quite as accurate as a multi site skinfold test from an experienced tester, but what’s most important is not the “accuracy” per se, but the reliability and consistency of your measurements so you can track your progress. Skinfold calipers in general are not accurate or inaccurate, it’s the person doing the test that is accurate or inaccurate.

Suggestion 3: If you have a spouse, roommate, or friend who can measure your body fat, you can purchase a Slim Guide body fat caliper (or just about any brand of caliper) from Creative Health Products: chponline.com

The Slimguide is the best inexpensive caliper available (about $20), but it wasn’t designed for you to measure your own body fat like the Accu Measure. You’ll need someone to measure you with this caliper. Other models of body fat calipers (if you want to splurge), range from $150 to $450. (At our health clubs, I use the electronic “SKYNDEX” caliper with the 4-site “Durnin formula.”)

The calipers come with instructions, or you can use these formulas, which I have used and found to be very accurate:

4 Site formula for men (abdomen, suprailiac, thigh, tricep)

% fat = .29288(sum of 4 skinfolds) – 0.0005(sum of four skinfolds squared) + 0.15845(age) – 5.76377

4-Site Formula for women (abdomen, suprailiac, thigh, tricep)

% Fat = (.29669)(sum of 4 skinfolds) – (.00043)(Sum of four skinfolds squared) + .02963(age) + 1.4072

[Source: Jackson A S, Pollock, M (1985) Practical assessment of body composition. Physician Sport Med. 13: 76-90.]

Body fat percentages vary based on age and gender, but 20-25% body fat is average for women (15-19% is ideal), while 15-20% is average for men (10-14% is ideal). I have detailed charts for body fat charts in my e-book if you’re interested.

Once you know your body fat percentage, then weigh yourself and record your weight and body fat on a progress chart such as the one found in my Burn The Fat Feed The Muscle Program (a fat loss program, not a weight loss program). This chart is how you will track your progress and “keep score.”

You can calculate your lean body mass (muscle and other fat free tissue) very easily just by crunching some numbers:

For example, if you weigh 200 pounds and you have 10% body fat then you have 20 pounds of fat (10% of 200 = 20). That means you have a lean body mass (LBM) of 180 pounds.

Now we’re talking! With this data, you can get a really clear picture of how your exercise and nutrition program are affecting your physique.

Losing weight is very easy. Losing fat – and keeping it off without losing muscle – is a much bigger challenge. If you simply wanted to lose weight, we could just chop off your leg.

Or, (slightly less painful), I could show you how to drop 10 – 15 pounds over the weekend just by dehydrating yourself and using natural herbal diuretics. Wrestlers do it all the time to make a weight class. But what good would that do if it’s almost all water and you’re just going to gain it all back within days?

You don’t have to “throw away your scale” like many “experts” tell you to. By all means, keep using the scale, the tape measure and even photographs and the mirror – the more feedback the better – but body fat is where it’s at.

By the way, I recently bought a chain saw and a shiny new axe from Home Depot, and I’ve been practicing my “American Psycho” and Jack Nicholson, “The Shining” impersonations… so if you want to come to my office any time soon for personal consultation, you’d better have the right answer to my question, “What do you want?”

For more information about a nutrition and training program that focuses exclusively on FAT LOSS, not WEIGHT LOSS, visit: www.BurnTheFat.com!

About the Author:

Tom Venuto is a lifetime natural bodybuilder, an NSCA-certified personal trainer Tom Venuto(CPT), certified strength & conditioning specialist (CSCS), and author of the #1 best-selling e-book, “Burn the Fat, Feed The Muscle.” Tom has written hundreds of articles and been featured in IRONMAN, Australian IRONMAN, Natural Bodybuilding, Muscular Development, Exercise for Men and Men’s Exercise, as well as on dozens of websites worldwide. For information on Tom’s Fat Loss program, visit: www.BurnTheFat.com!

Clubfitting – Questo Sconosciuto

Titolo: Clubfitting – Questo Sconosciuto

By: Piero Maina

Conteggio parole : 1745

Clubfitting, non se ne parlava molto alcuni anni or sono, ma oggi, complice anche la maggiore informazione da parte degli addetti ai lavori, questa parola è entrata a gran forza nel vocabolario del golfista comune e le stesse case costruttrici che prima hanno sempre cercato di nascondere “la verità”, consentono di personalizzare i bastoni acquistati. Ma vediamo cosa vuol dire realmente clubfitting e come possono le case dare un servizio personalizzato all’interno di una produzione di massa.

Facciamo prima un po’di chiarezza: Il bastone da golf assemblato è costituito principalmente da tre pezzi più materiale di consumo e cosmetico ed è un oggetto assai semplice. I tre pezzi principali sono la testa del bastone, lo shaft e il grip e il materiale di consumo è costituito dalla resina o colla per tenere insieme lo shaft con la testa e il solvente per poter installare il grip sullo shaft, più la pipetta o ferrule che verrà posta come raccordo tra lo shaft e la testa e ha solamente funzione estetica. Et voilà! Il bastone è pronto. Eppure dietro questo semplice attrezzo c’è un mare di scienza. Principalmente fisica.

Sfatiamo un po’ di miti che purtroppo molto spesso ritrovo scritti su siti di affermati professionisti oltre ad essere pronunciati da maestri di golf o esperti giocatori. Va detto innanzitutto che la “scienza del bastone” non ha nulla a che vedere con l’essere bravi a giocare a golf, è come se i meccanici di una macchina di formula 1 dovessero essere altrettanto bravi a pilotarla prima di poter mettere le mani su di essa o viceversa il pilota Fernando Alonso per pilotare dovesse essere un esperto meccanico. Certo per passione entrambe le categorie potranno intendersene, ma ciò non è richiesto. Il primo mito da sfatare è che lo shaft non è il “pezzo” più importante all’interno del trittico, nè è paragonabile al motore come appunto sento dire molto spesso. A livello d’importanza tutti e tre i componenti sono importanti e ognuno darà il suo contributo per la miglior riuscita di un colpo da golf, ma se proprio vogliamo avere una gerarchia, sarà la testa del bastone ad essere la componente più importante. Come dicevo, lo shaft è accompagnato dal luogo comune che lo definisce il motore del bastone, voglio spiegare che il bastone non genera energia da solo, ma ha bisogno di una forza esterna e in questo caso il golfista che è il motore. Semmai volessimo paragonare lo shaft ad un organo meccanico di una macchina, diremmo piuttosto che lo shaft è la “trasmissione” che deve essere quindi adeguata al motore che supporta.

Un’altro mito da sfatare è nella convinzione che minore sarà il loft del mio drive e maggiore sarà la distanza che farò. Anche questa affermazione è purtroppo vera come legge fisica, ma non vera nel mondo del golf reale per i giocatori medi. Questo perchè entrano in gioco gli angoli di lancio, il backspin, il loft dinamico e la velocità della testa del bastone e molte altre variabili che vi spiegherò in articoli dedicati in quanto in questa sede sarebbe richiesto troppo tempo e l’articolo stesso diventerebbe troppo tecnico. Sappiate comunque che di base per i giocatori con velocità di swing basse, sotto le 80 mph con il drive, (la media per i giocatori dilettanti maschi è di 90 mph e per i professionisti del PGA 112 mph) che spesso sono raggiunte attraverso swing out-in (esterno-interno) o over the top (colpire dall’alto), o addirittura entrambe, la scelta migliore per il drive sarà quella di maggiore loft, anche 16° e anche di un bastone più corto. Magari chi legge si meraviglierà dicendo che in sacca possiede il legno 3 che misura 15°, ma se così fosse lo consiglierei di farsi controllare da un bravo fitter e cercare di ottimizzare la sacca. Il problema risiede nel fatto che per raggiungere la massima distanza di volo della palla, è necessario farla partire sul giusto angolo di lancio e per fare l’esempio di una manichetta dell’acqua, se non avremo abbastanza pressione e la manichetta non sarà orientata abbastanza in alto, l’acqua cadrà sui nostri piedi. La prima cosa che faremo invece sarà quella di dirigerla più verso l’alto per far compiere al getto d’acqua maggiore distanza. Nel golf poi c’è anche l’angolo d’attacco ad avere influenza sull’angolo di lancio e corrisponde all’angolo di come la testa del bastone arriva sulla palla all’impatto e può essere negativo (discendente) o positivo (risalente) . Come ho detto sopra, dedicherò un articolo specifico al concetto, spiegando tutte le variabili che sono dietro alla scelta del giusto loft e anche del giusto shaft per l’ottimizzazione del drive, in poche righe sarebbe troppo complicato e andremmo fuori tema.

I miti sono tanti e un poco alla volta cercherò di spiegarveli tutti, cercando di rimanere in un ambito non troppo tecnico e spiegando il perchè, cosa che non sempre fanno la case costruttrici di bastoni da golf. Naturalmente per loro è importante “sfornare” ogni anno o a anche meno,nuovi modelli. Questo a causa della natura della loro missione e dei loro bilanci che se non sono in attivo, non gli permettono di rimanere sul mercato. Ma quanto è vera la presentazione di nuovi modelli con la reale necessità da parte del mercato di ricevere nuove produzioni? Sono realmente bastoni che facilitano il gioco o solo poca sostanza confezionata in carta dorata?

Sicuramente la tecnologia negli ultimi 30 anni ha fatto passi da gigante e i bastoni di oggi sono più facili (non tutti) e più performanti (non tutti), ma se guardiamo agli score, vi assicuro che mediamente siamo sempre ben sopra i 90 colpi di media su un giro di 18 buche. Quindi nonostante il miglioramento nell’attrezzatura il golf resta un gioco difficile.

Bisogna pensare che le stesse regole del golf nell’appendice II impongono dei parametri che vanno rispettati e pertanto se quei parametri non cambiano, difficilmente le case potranno presentare innovazioni reali rispetto a modelli del recente passato. Quello che le case ultimamente stanno cercando di fare è di rendere personalizzabili, quindi con una sorta di “clubfitting fai da te”, i loro bastoni con chiavette per sostituire lo shaft, inserire dei pesi o anche modificare l’angolo della faccia o ancora il lie e il loft, ma questi processi anche se sicuramente sono i più avanzati ad oggi sul mercato,non saranno mai come un vero bastone su misura creato dopo attente analisi,con il giusto strumento ad hoc per colui/lei che lo dovrà usare.

Ho visto personalmente un drive di un giocatore di torneo assemblato su un tour van che però non rendeva al 100% e il giocatore preferiva quindi giocare un altro bastone più vecchio perchè più preciso e anche più lungo nella media. Certo quello nuovo quando veniva colpito perfettamente dava qualcosa in più, ma nella media non era il bastone da mettere in sacca per un torneo di 72 buche da giocare sotto pressione. Probabilmente qualche clubfitter avrebbe espresso immediatamente parere negativo sullo shaft e sicuramente si possono trovare ottimizzazioni differenti con shaft dal profilo diverso, ma quello che cerco di farvi compredere è che spesso il problema non è solo nello shaft, basta avere il bastone un centimetro più lungo o più corto per ottenere performance molto differenti,oppure 4/6 gr. di peso in più o meno  e anche qui ottenere risultati completamente differenti, o ancora mettere 10 /15gr. di peso in tacco o in punta, o più loft o meno loft, cambiare il lie o il peso del grip, dello shaft, etc. Le variabili sono molte e vi assicuro che anche i risultati lo sono e solo l’esperienza e gli strumenti adatti per effettuare le misurazioni possono farci riuscire nell’intento. Tornando al bastone del nostro professionista, dopo svariate prove cambiando alcuni parametri siamo riusciti a trovare l’ottimizzazione riducendo il peso, distribuendolo in un certo modo e aprendo la faccia del bastone. Il risultato è stato di ottenere un volo di palla penetrante con una media di otto metri in più rispetto all’altro drive con cui giocava abitualmente e rimanendo in “pista” consistentemente. Morale: se abbiamo un bastone, che è stato costruito con i giusti componenti, ma non assemblati secondo quanto richiesto da “quel” giocatore, non avremo mai la torta perfetta.

Un altro “trucco” usato dalle case nei decenni passati e fino ai giorni nostri per invogliare a comperare i loro bastoni è stato quello di “chiudere” sempre di più i loft dei ferri, una vera e propria malattia che negli USA è stata chiamata “loft shrink desease”.  Abitualmente il golfista sceglie il ferro da utilizzare per una data distanza guardando il numerino sulla suola del ferro, pensando inconsapevolmente che tutti i ferri in commercio siano uguali e senza sapere che la distanza è generata da colui che mette in moto il bastone, ma anche da quanti gradi di loft avrà quel ferro e non potrà che emettere un gridolino di piacevole stupore nel notare che la palla andrà più lunga con questo nuovo modello. Peccato che il nuovo ferro in questione sia più “chiuso” di 3/5 gradi e quindi un ferro diverso da quello che giocava prima. Dovete pensare che negli anni 70/80 il PW misurava 50/52° e il SW 56°. Attualmente il SW ha mantenuto il loft di 56° mentre il PW e tutti i ferri al di sotto del PW  sono stati chiusi sempre di più . In un set standard il PW misura 47°, ma oggi si trovano PW anche di 43° e il ferro 3 o il ferro 4 non vengono nemmeno più proposti perchè il giocatore medio non sarebbe in grado di tirarli visto che i loft corrispondenti sono quelli di un ferro 1/2 degli anni 70. C’è una regola in generale nel golf e per il golfista medio che si chiama 38/24 e vuol dire che un ferro tradizionale che sia più lungo di 38″  che corrisponde a un ferro 5 e con un loft che sia 24° o minore che corrisponde a un ferro 4 o meno, risulta molto difficile da usare con consistenza e per questo motivo sono nati gli ibridi. Di converso il Gap Wedge è nato proprio per riempire  il buco venutosi a creare fra il PW e il SW che negli anni non ha subito la riduzione del loft da 56°.

Quindi come potete capire da questo ultimo esempio, spesso i bastoni immessi sul mercato non corrispondono ad una reale necessità, ma piuttosto a regole create dalle case costruttrici in accordo con il  “Golf’s governing body”  per “muovere” il mercato altrimenti stagnante. E’ come dire che una casa farmaceutica provochi la malattia per poi immettere sul mercato il vaccino e il rimedio per curarla!

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