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Il loft… a ognuno il suo

By: Piero Maina

Conteggio parole: 1912

Tra le caratteristiche strutturali di un bastone da golf il loft è ritenuto uno dei più importanti giacchè esso è il principale responsabile della traiettoria, della distanza e del backspin della pallina. Il loft rappresenta l’inclinazione della faccia del bastone in gradi: maggiore è l’inclinazione di una testa e maggiore sarà l’altezza della traiettoria della pallina e minore sarà la distanza a causa della minore velocità con cui la stessa lascerà la faccia del bastone e a causa del maggior backspin. Come scritto sopra, il loft è il maggiore responsabile del backspin al contrario di alcune credenze popolari che credono siano i grooves.  Il loft si riassume come l’angolo che si crea fra il piano della faccia e il piano verticale che corre perpendicolarmente alla suola. Questo angolo andrà sempre misurato al centro della faccia del bastone (per il drive). Quindi ogni testa nella sacca, almeno nominalmente, è costruita con un loft differente per far si che ogni bastone generi una distanza differente. Ho scritto nominalmente perchè purtroppo nei bastoni cosiddetti di serie il loft che viene indicato viene poi molto spesso disatteso nella realtà. Questo accade un po’ a causa delle tolleranze di produzione, ma spesso volutamente, soprattutto nei drive, in quanto la credenza è che un loft inferiore generi maggior distanza (vero con i ferri ), ma non essendo sempre vero il concetto, si tende a nascondere la verità al golfista. Con i ferri invece abbiamo assistito al rafforzamento del loft negli anni. Siccome la regola di base è che con i ferri il minor loft generi anche maggior distanza e sapendo bene che normalmente in un set di ferri sulla suola troveremo scritto il numero del ferro e non i gradi di loft dello stesso, le case hanno pensato bene di chiudere sempre di più le facce così da reclamizzare che i loro ferri tirano più lungo. I ferri lunghi, diciamo dal 4 in giù, sono diventati inservibili per il giocatore medio in quanto la regola del 38/24 è stata abbondantemente superata. 38/24 vuol dire che un ferro tradizionale più lungo di 38″ (che è la lunghezza media per un ferro 5) e più chiuso di 24° (che è l’angolo della faccia di un ferro 4 standard o un ferro 5 strong), sono diventati difficilmente utilizzabili dal giocatore medio e per questo motivo sono nati gli ibridi. Bastoni che perdonano maggiormente, con un MOI (Momento d’inezia) maggiore e che aiutano ad alzare la palla in aria più facilmente anche da posizioni e terreni non proprio ad hoc. Continuando con la “loft shrink desease” (La sindrome di chiusura dei loft), siamo passati da un loft di 32° per un ferro 5 negli anni 60/70 a 24° ai giorni nostri. Di conseguenza tutti gli altri bastoni nel set si sono riparametrati, generando un buco tra il PW (Pitching wedge) e il SW (Sand Wedge) che negli anni e rimasto sempre a 56° mentre il pitch da 52° e sceso di conseguenza a 44° gradi dei giorni nostri nei set definiti “strong” (Il loft standard ad oggi è 46°/47°). Pertanto il 52° o Gap Wedge che si usa oggigiorno, si è reso necessario per “riempire” il buco che si è venuto a creare. Buco che necessita in caso di loft del PW di 44° di almeno due nuovi bastoni per essere riempito. Si perchè anche se nel nostro nuovo e bellissimo set di ferri sulla suola leggeremo PW e il nostro prossimo bastone nella sacca sarà il SW,i gradi da coprire saranno ben 12. Davvero troppi! E anche nel caso il nostro golfista penserà bene di essere coperto avendo in sacca il GW (52°), il malcapitato si troverà scoperto nel range dei 48° ossia di quello che dovrebbe essere il range di un vero PW. In sostanza avremo il giocatore entusiasta del suo PW della nuova serie di ferri che tirerà lunghissimo essendo in realtà un ferro 9 e si lamenterà invece di fare fatica anche tirando al “massimo” il suo 52° perchè non arriverà mai. Un altra cosa che va detta e che rappresenta invece il discorso sulle tolleranze di produzione è la possibilità che nella sacca esistano due ferri con loft uguale e un terzo che con loft troppo debole che non arriverà mai. Faccio l’esempio: poniamo un ferro 4 con loft misurato di 24°, bene,corretto. Il ferro 5 dovrebbe essere 27°, ma per effetto delle tolleranze di produzione nel nostro set ne troveremo uno di 25°. Sicuramente saremo contenti di vedere il nostro ferro 5 tirare lungo come il ferro 4, solo che avrò in sacca due bastoni quasi identici e il problema sarà tutto del loft. Il terzo ferro come dicevo ha invece il problema contrario e quindi poniamo un ferro 6 che normalmente dovrebbe avere un loft di 31° e in realtà sia 33°, in questo caso ci lamenteremo perchè il nostro ferro farà fatica ad arrivare e si avvertirà la netta differenza dal ferro 5. Anche qui il problema non è nello shaft, ma è tutta colpa del loft troppo debole. Ecco l’importanza di conoscere i loft reali di tutti i bastoni che compongono la sacca. Ma in che modo il loft influisce sulla distanza nel drive? Un errore molto frequente è quello di credere che un drive con loft molto ridotto generi una traiettoria più potente rispetto ad uno con loft maggiore. Che sia un concetto errato lo avranno facilmente intuito tutti i giocatori che vedono regolarmente andare più lontano il loro legno 3 rispetto al drive appena acquistato. Ebbene, occorre fare chiarezza su alcuni concetti così da avere le giuste informazioni per scegliere il vostro futuro drive. Molti giocatori dilettanti sono soliti acquistare drive con loft ridotti (circa 8-9 gradi) anche se generano una ridotta velocità del bastone al momento dell’impatto e con swing out-in e over the top. Premesso che i gradi di loft che sono riportati sulle suole dei bastoni, si rivelano molto spesso errati quando misurati con gli strumenti specifici. Dobbiamo però suddividere i legni dai ferri. Riprendendo il discorso del drive con poco loft ed assumendo che gli 8-9 gradi siano reali, bisognerà vedere chi effettuerà il colpo con quel bastone. Ho scritto sopra che il loft è il principale responsabile della distanza, della traiettoria e del backspin. Pertanto viene logico pensare che 8 gradi debbano per forza farmi andare la pallina più distante perchè il backspin sarà inferiore e la traiettoria più penetrante e quindi partendo più forte la palla la distanza sarà maggiore, ma la fisica con il drive per i giocatori con velocità basse richiede invece maggior backspin per farla volare più a lungo. Spiegarlo in maniera articolata richiede più spazio ed esempi, ma se qualcuno di voi è interessato alla spiegazione non avrò problemi a fornirla. Di base c’è una traiettoria con il drive che sarà la triettoria ideale per la massima distanza “di volo”.  E’ naturale che il golfista sia interessato alla distanza totale, ma questa sarà influenzata da altri fattori come l’angolo di discesa e le condizioni del terreno. Ovviamente anche le condizioni di lancio (launch angle) saranno interessate da molteplici fattori, quali gli agenti atmosferici(temperatura, velocità e direzione del vento,umidità, densità dell’aria, etc.) e naturalmente dalle dinamiche di swing del golfista. Lo scopo sarà quindi di fare la massima distanza di volo lanciando la palla sul giusto angolo e con il massimo rendimento. Faccio un esempio: Il golfista medio maschio ha una velocità della testa del bastone di 90 Mph, (la media degli uomini sul PGA Tour è di 112 Mph). Con i moderni drive conformi la velocità massima che la palla potrà raggiungere è una volta e mezza la velocita della testa (smash factor 1.5 o C.O.R. 0.83 o C.T. 239 microsecondi) e quindi 135mph. Con questi valori la massima distanza di volo della palla in condizioni standard, (massima resa degli angoli di attacco, lancio e punto di contatto,vento,temperatura,pressione atmosferica,etc.) potrà essere di 225 mt. circa . Se il gofista in questione poi non avrà un angolo di attacco in upswing (risalente), si determinerà una traiettoria troppo bassa, con pochissimo carry ( volo della palla in aria senza il rotolo) e non verrà quindi massimizzata la già relativa poca velocità della testa del bastone. Questo perchè la maggior parte dei giocatori principianti o con caratteristiche fisiche non eccellenti genera una bassa velocità all’ impatto il che rende necessario l’uso di un driver con molto loft (almeno 11°, ma anche da 13° a 16°) per consentire alla pallina di partire sul giusto angolo di lancio che a sua volta permetterà alla palla di compiere la maggiore distanza in aria e quella giusta di rotolamento una volta atterrata. Il concetto è semplice: più il giocatore è in grado di sviluppare velocità all’ impatto con il giusto angolo di attacco e il giusto rilascio dei polsi e più avrà bisogno di un driver dal loft ridotto. I giocatori senior , le lady e tutti i giocatori con bassa velocità d’impatto dovranno invece preferire driver con loft maggiore per ottenere il massimo in termini di potenza. Chiaramente questi concetti sono veri in generale, ma sarà buona cosa verificare le carattistiche individuali prima di scegliere il bastone. Come si fa a conoscere il giusto angolo di lancio? L’occhio esperto del vostro professionista sarà sicuramente in grado di consigliarvi il loft più adatto, almeno in modo sommario. Ma una analisi più accurata potrete ottenerla in un laboratorio di un clubfitter professionista attrezzato con un launch monitor affidabile per poter analizzare tutte le variabili. Questo strumento è in grado di rilevare con estrema precisione l’angolo di lancio della vostra pallina e altri importanti fattori come, l’angolo di attacco, la posizione della faccia del bastone all’impatto, la provenienza della faccia del bastone, il punto di contatto, il backspin, la velocità della palla, etc., tutti elementi che una volta analizzati concorreranno alla scelta del giusto loft e alla costruzione del bastone corretto per chi lo utilizzerà.

Nota del 09/04/2013: Ho pubblicato questo articolo con le opportune modifiche il 4 ottobre 2011, in quanto lo stesso articolo lo avevo pubblicato per un altro sito nel 2006. Già da qualche anno sono presenti sul mercato drive modificabili/aggiustabili con il solo intervento di posizionare l’hosel, o per meglio dire un eccentrico e un piattello sulla suola in maniera da ottenere specifiche diverse in termini di angolo di lie, loft e angolo della faccia. Su questo punto ho sempre ribadito che la cosa non era veritiera e non è possibile alterare come dicono le case le specifiche come dichiarato. Questo era già stato evidenziato da Tom Wishon, il noto clubmaker/clubfitter americano , ma non aveva ancora pubblicato uno studio al riguardo. L’ha fatto ora, naturalmente in Inglese e sono presi in esame il nuovo driver della Taylor Made R1, il Ping Anser, il Titleist 913 D2 e Il Nike Covert, tutti con loft nominale di 10,5°. Come già scritto nel mio articolo il loft è nominale in quanto è quello dichiarato dai costruttori, ma vedrete quanto in realtà siamo lontani dal valore riportato sulla suola.  Così come le possibili combinazioni configurabili con i vari modelli che nell’R1 sono addirittura 84, non restituiscano i cambiamenti desiderati. Ma volete sapere cosa è stato misurato in realtà? Andate a scoprirlo sul sito di Tom Wishon qui. E anche per chi non parla Inglese, le misurazioni si comprendono benissimo. Non pubblico quindi un mio articolo al riguardo, in quanto Tom Wishon che è il mio mentore ha eseguito non solo un test estensivo e dimostrativo, ma l’ha fatto con cognizione di causa e strumenti adatti allo scopo e quindi sarebbe solo una replica del suo lavoro. Questo a dimostrazione che il marketing regna sovrano.

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Bounce: Guardiamolo meglio…

Titolo: Bounce: Guardiamolo meglio…

Autore: Piero Maina

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Stavo ascoltando su Sky lo scorso week end la telecronaca di Silvio Grappasonni che raccontava fra i vari aneddoti, il fatto che molti giocatori, fra cui anche dilettanti di alto livello, e alcuni professionisti aggiungo io, quando parlano di bounce dei wedges non sanno minimamente di cosa si tratta e qual è la sua funzione. Avevo già deciso di scrivere un articolo per questa caratteristica dei bastoni da golf e ancor di più dopo che mi è stato ricordato durante la trasmissione.

Senza voler fare un articolo troppo tecnico, diciamo che l’ angolo di bounce dei ferri è definito come l’angolo misurato in gradi che viene a crearsi quando la parte posteriore della suola è più bassa rispetto a quella anteriore. Maggiore è questo angolo e maggiore sarà quindi il bounce di quel bastone e per i giocatori che fanno fatica ad uscire dalla sabbia, soprattutto quando quest’ultima sarà abbondante e polverosa, questa caratteristica della suola del bastone sarà di grande aiuto per non rimanere con la palla in bunker.

Va detto che il bounce può non essere presente su tutti i ferri o addirittura essere negativo, ma sarà minore su i ferri lunghi e maggiore via,via che saliremo di numero pur non arrivando alle gradazioni che ritroveremo su i wedges. I gradi di bounce di un PW (Pitching Wedge) e di un GW (Gap Wedge), sono mediamente compresi fra 2° e 5°, quelli del SW (Sand Wedge) fra 8° e 14° e quelli del  LW (Lob Wedge) fra 4° e 8°. Le presenti specifiche si intendono solo a scopo rappresentativo e sono la media dei Wedges venduti maggiormente sul mercato, ciò non toglie che possano essercene anche altri con gradazioni e caratteristiche diverse.

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Per verificare l’angolo di bounce come sopra esposto, basta mettere le suole di un wedge o ferro su un piano come può essere un tavolo e vedrete che quando le appoggerete in posizione di gioco, la prima parte che toccherà la superficie sarà la parte posteriore detta anche “trailing edge” lasciando il “leading edge” ( angolo anteriore che raccorda la faccia alla suola) alzato da terra. Naturalmente su un ferro-3 l’ angolo di bounce sarà veramente minimo o nullo e in certi casi (soprattutto se avremo modificato l’angolo di loft rafforzandolo) addirittura negativo, ma quando arriverete ai fatidici wedges la cosa sarà molto probabilmente più marcata.

Bisogna guardare l’angolo di bounce insieme al tipo di suola del bastone che andremo ad utilizzare, per questo i wedges che troviamo sul mercato hanno caratteristiche a se con suole più o meno larghe e con raggi/curvature che ne determinano usi in situazioni differenti oltre a creare bounce reali differenti rispetto a quanto riportato dalle specifiche. Se giocheremo su terreni fangosi in inverno e rough spugnoso e/o sabbia abbondante il bounce ci aiuterà a districarci meglio da queste situazioni evitandoci di “infilare” troppo il “leading edge” nel terreno/sabbia, ma al contrario quando i colpi verranno eseguiti da terreni duri e/o bunker con poca sabbia o situazioni in cui il bastone farebbe fatica a scavare, va da se che in questi casi una suola più stretta e poco bounce ci farà avere maggior successo e ci eviterà colpi toppati. L’esempio del tavolo che ho fatto sopra per vedere l’angolo di bounce ci fa comprendere cosa succede quando su una superficie liscia e dura si effettua un colpo da golf con un bastone con troppo bounce e magari anche magnificato da una suola più larga e un angolo anteriore più spesso, il bounce rimbalza, facendo venire a contatto con la palla non la faccia del bastone, ma l’angolo anteriore della suola che topperebbe la palla non facendola alzare. Di converso se il terreno sarà morbido e utilizzeremo un wedge dalla suola stretta e poco bounce, sarà probabile che se non “lavoreremo” il colpo e le nostre abilità golfistiche sono mediocri,  il leading edge si conficcherà nel terreno e produrremo una flappa. Il bounce appunto, come dice il suo nome, rimbalza; rimbalzare, questo è lo scopo del bounce. La sua funzione è quella di non fare infilare l’angolo anteriore della faccia nel terreno/sabbia, ma di farlo scivolare al di sotto di essa operando come un ascensore e ci aiuterà a far uscire la palla dal bunker .

Non fate però l’errore di credere che il solo angolo di bounce determini la faciltà di uso del wedge in questione. La correlazione richiede un analisi più attenta che coinvolge più fattori e naturalmente anche l’abilità del giocatore che utilizzerà quel bastone e non ultimo anche la situazione di gioco dove verrà effettuato il colpo. Inoltre il wedge può venire giocato anche con la faccia aperta e sempre a causa del bounce e della larghezza/raggio della suola, il leading edge si alzerà ulteriormente rispetto al terreno causandoci nuove problematiche.

Va detto che quando le capacità del golfista, soprattutto dal bunker sono mediocri, la scelta dovrebbe orientarsi verso wedge con un bounce

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“effettivo” più generoso. Come si fa a capire qual è il bounce “effettivo”? Ralph Maltby, noto clubfitter e  fondatore della GolfWorks ha sviluppato un metodo che dal punto di vista della fisica ci fa capire che il solo angolo di bounce non basta a determinare il suo grado di facilità per uscire dal bunker in certe condizioni di lie/sabbia. E qui entreremmo troppo nel tecnico, ma ho ricostruito una slide qui a fianco che mostra la teoria di Maltby. Per calcolarlo bisogna prima effettuare delle misurazioni con strumenti appositi a partire dal bounce reale, ma anche la larghezza della suola e il suo raggio, l’altezza del “leading edge” dal suolo e del suo raggio. L’area al di sotto della suola che si verrà a creare fra il punto di contatto della suola con il punto di contatto ipotetico del “leading edge”, determinerà la grandezza del bounce “effettivo”. Questo a ricordare che fra due SW di 56° di loft con bounce reale, uno di 14°  e l’altro di 6°, quello con il bounce reale minore se avrà caratteristiche di suola come sopra indicato avrà un bounce “effettivo” molto più ampio di quello con il bounce reale maggiore e in certe condizioni e per certi giocatori sarà molto più facile da giocare.

Ci sono ancora troppe variabili da considerare e ci vorrebbe un libro, fra offset, onset, face progression, grooves, swingweight/MOI e anche come la suola viene preparata tramite il “grinding”, cioè la levigatura che molti giocatori dei Tour maggiori richiedono per le condizioni particolari di gioco che incontrano che può richiedere anche la rimozione del bounce o la modifica sul suo raggio.

E non dimenticate in caso di modifica del loft dei vostri ferri/wedges, di controllare prima quanti gradi di bounce avete a disposizione prima di “chiudere” gli angoli di loft, in quanto il loft è solidale con l’angolo di bounce. Se i loft verificati corrisponderanno a quelli dichiarati dalla casa costruttrice, anche i gradi di bounce saranno quelli dichiarati.  Di solito se agirete rafforzando di 1° / 2° il vostro angolo di loft, non dovreste incontrare problemi, ma soprattutto sui ferri lunghi dove il bounce è di solito minore, rischiate di trovarvi un bounce negativo e per chi ha un angolo di attacco un po’ troppo verticale (steep) e tenderà ad andare “addosso” alla palla, rischierà di vedere infilare la lama del ferro nel terreno più spesso, ovviamente se “indebolirete” il vostro angolo di loft, il bounce aumenterà di tanti gradi quanto cambierete il loft. Viceversa se modificherete solo l’angolo di lie, non modificherete altro al di fuori del lie. Con il loft invece si modifica sia il bounce che l’offset/face progression.

Avevo iniziato dicendo che non volevo fare un articolo troppo tecnico e quindi terminerò qui aggiungendo che nella scelta di un wedge bisognerà sempre tenere conto di chi sarà il giocatore che dovrà giocare con quel wedge e su quali campi. Riassumendo e tenendo presente che quanto scritto nell’articolo è valido a titolo indicativo e generalizzato, consiglio sempre di verificare con un bravo clubfitter le specifiche dei wedges in questione compresi gli angoli di lie e loft che sono un imperativo.

Buon gioco a tutti!

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Clubfitting – Questo Sconosciuto

Titolo: Clubfitting – Questo Sconosciuto

By: Piero Maina

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Clubfitting, non se ne parlava molto alcuni anni or sono, ma oggi, complice anche la maggiore informazione da parte degli addetti ai lavori, questa parola è entrata a gran forza nel vocabolario del golfista comune e le stesse case costruttrici che prima hanno sempre cercato di nascondere “la verità”, consentono di personalizzare i bastoni acquistati. Ma vediamo cosa vuol dire realmente clubfitting e come possono le case dare un servizio personalizzato all’interno di una produzione di massa.

Facciamo prima un po’di chiarezza: Il bastone da golf assemblato è costituito principalmente da tre pezzi più materiale di consumo e cosmetico ed è un oggetto assai semplice. I tre pezzi principali sono la testa del bastone, lo shaft e il grip e il materiale di consumo è costituito dalla resina o colla per tenere insieme lo shaft con la testa e il solvente per poter installare il grip sullo shaft, più la pipetta o ferrule che verrà posta come raccordo tra lo shaft e la testa e ha solamente funzione estetica. Et voilà! Il bastone è pronto. Eppure dietro questo semplice attrezzo c’è un mare di scienza. Principalmente fisica.

Sfatiamo un po’ di miti che purtroppo molto spesso ritrovo scritti su siti di affermati professionisti oltre ad essere pronunciati da maestri di golf o esperti giocatori. Va detto innanzitutto che la “scienza del bastone” non ha nulla a che vedere con l’essere bravi a giocare a golf, è come se i meccanici di una macchina di formula 1 dovessero essere altrettanto bravi a pilotarla prima di poter mettere le mani su di essa o viceversa il pilota Fernando Alonso per pilotare dovesse essere un esperto meccanico. Certo per passione entrambe le categorie potranno intendersene, ma ciò non è richiesto. Il primo mito da sfatare è che lo shaft non è il “pezzo” più importante all’interno del trittico, nè è paragonabile al motore come appunto sento dire molto spesso. A livello d’importanza tutti e tre i componenti sono importanti e ognuno darà il suo contributo per la miglior riuscita di un colpo da golf, ma se proprio vogliamo avere una gerarchia, sarà la testa del bastone ad essere la componente più importante. Come dicevo, lo shaft è accompagnato dal luogo comune che lo definisce il motore del bastone, voglio spiegare che il bastone non genera energia da solo, ma ha bisogno di una forza esterna e in questo caso il golfista che è il motore. Semmai volessimo paragonare lo shaft ad un organo meccanico di una macchina, diremmo piuttosto che lo shaft è la “trasmissione” che deve essere quindi adeguata al motore che supporta.

Un’altro mito da sfatare è nella convinzione che minore sarà il loft del mio drive e maggiore sarà la distanza che farò. Anche questa affermazione è purtroppo vera come legge fisica, ma non vera nel mondo del golf reale per i giocatori medi. Questo perchè entrano in gioco gli angoli di lancio, il backspin, il loft dinamico e la velocità della testa del bastone e molte altre variabili che vi spiegherò in articoli dedicati in quanto in questa sede sarebbe richiesto troppo tempo e l’articolo stesso diventerebbe troppo tecnico. Sappiate comunque che di base per i giocatori con velocità di swing basse, sotto le 80 mph con il drive, (la media per i giocatori dilettanti maschi è di 90 mph e per i professionisti del PGA 112 mph) che spesso sono raggiunte attraverso swing out-in (esterno-interno) o over the top (colpire dall’alto), o addirittura entrambe, la scelta migliore per il drive sarà quella di maggiore loft, anche 16° e anche di un bastone più corto. Magari chi legge si meraviglierà dicendo che in sacca possiede il legno 3 che misura 15°, ma se così fosse lo consiglierei di farsi controllare da un bravo fitter e cercare di ottimizzare la sacca. Il problema risiede nel fatto che per raggiungere la massima distanza di volo della palla, è necessario farla partire sul giusto angolo di lancio e per fare l’esempio di una manichetta dell’acqua, se non avremo abbastanza pressione e la manichetta non sarà orientata abbastanza in alto, l’acqua cadrà sui nostri piedi. La prima cosa che faremo invece sarà quella di dirigerla più verso l’alto per far compiere al getto d’acqua maggiore distanza. Nel golf poi c’è anche l’angolo d’attacco ad avere influenza sull’angolo di lancio e corrisponde all’angolo di come la testa del bastone arriva sulla palla all’impatto e può essere negativo (discendente) o positivo (risalente) . Come ho detto sopra, dedicherò un articolo specifico al concetto, spiegando tutte le variabili che sono dietro alla scelta del giusto loft e anche del giusto shaft per l’ottimizzazione del drive, in poche righe sarebbe troppo complicato e andremmo fuori tema.

I miti sono tanti e un poco alla volta cercherò di spiegarveli tutti, cercando di rimanere in un ambito non troppo tecnico e spiegando il perchè, cosa che non sempre fanno la case costruttrici di bastoni da golf. Naturalmente per loro è importante “sfornare” ogni anno o a anche meno,nuovi modelli. Questo a causa della natura della loro missione e dei loro bilanci che se non sono in attivo, non gli permettono di rimanere sul mercato. Ma quanto è vera la presentazione di nuovi modelli con la reale necessità da parte del mercato di ricevere nuove produzioni? Sono realmente bastoni che facilitano il gioco o solo poca sostanza confezionata in carta dorata?

Sicuramente la tecnologia negli ultimi 30 anni ha fatto passi da gigante e i bastoni di oggi sono più facili (non tutti) e più performanti (non tutti), ma se guardiamo agli score, vi assicuro che mediamente siamo sempre ben sopra i 90 colpi di media su un giro di 18 buche. Quindi nonostante il miglioramento nell’attrezzatura il golf resta un gioco difficile.

Bisogna pensare che le stesse regole del golf nell’appendice II impongono dei parametri che vanno rispettati e pertanto se quei parametri non cambiano, difficilmente le case potranno presentare innovazioni reali rispetto a modelli del recente passato. Quello che le case ultimamente stanno cercando di fare è di rendere personalizzabili, quindi con una sorta di “clubfitting fai da te”, i loro bastoni con chiavette per sostituire lo shaft, inserire dei pesi o anche modificare l’angolo della faccia o ancora il lie e il loft, ma questi processi anche se sicuramente sono i più avanzati ad oggi sul mercato,non saranno mai come un vero bastone su misura creato dopo attente analisi,con il giusto strumento ad hoc per colui/lei che lo dovrà usare.

Ho visto personalmente un drive di un giocatore di torneo assemblato su un tour van che però non rendeva al 100% e il giocatore preferiva quindi giocare un altro bastone più vecchio perchè più preciso e anche più lungo nella media. Certo quello nuovo quando veniva colpito perfettamente dava qualcosa in più, ma nella media non era il bastone da mettere in sacca per un torneo di 72 buche da giocare sotto pressione. Probabilmente qualche clubfitter avrebbe espresso immediatamente parere negativo sullo shaft e sicuramente si possono trovare ottimizzazioni differenti con shaft dal profilo diverso, ma quello che cerco di farvi compredere è che spesso il problema non è solo nello shaft, basta avere il bastone un centimetro più lungo o più corto per ottenere performance molto differenti,oppure 4/6 gr. di peso in più o meno  e anche qui ottenere risultati completamente differenti, o ancora mettere 10 /15gr. di peso in tacco o in punta, o più loft o meno loft, cambiare il lie o il peso del grip, dello shaft, etc. Le variabili sono molte e vi assicuro che anche i risultati lo sono e solo l’esperienza e gli strumenti adatti per effettuare le misurazioni possono farci riuscire nell’intento. Tornando al bastone del nostro professionista, dopo svariate prove cambiando alcuni parametri siamo riusciti a trovare l’ottimizzazione riducendo il peso, distribuendolo in un certo modo e aprendo la faccia del bastone. Il risultato è stato di ottenere un volo di palla penetrante con una media di otto metri in più rispetto all’altro drive con cui giocava abitualmente e rimanendo in “pista” consistentemente. Morale: se abbiamo un bastone, che è stato costruito con i giusti componenti, ma non assemblati secondo quanto richiesto da “quel” giocatore, non avremo mai la torta perfetta.

Un altro “trucco” usato dalle case nei decenni passati e fino ai giorni nostri per invogliare a comperare i loro bastoni è stato quello di “chiudere” sempre di più i loft dei ferri, una vera e propria malattia che negli USA è stata chiamata “loft shrink desease”.  Abitualmente il golfista sceglie il ferro da utilizzare per una data distanza guardando il numerino sulla suola del ferro, pensando inconsapevolmente che tutti i ferri in commercio siano uguali e senza sapere che la distanza è generata da colui che mette in moto il bastone, ma anche da quanti gradi di loft avrà quel ferro e non potrà che emettere un gridolino di piacevole stupore nel notare che la palla andrà più lunga con questo nuovo modello. Peccato che il nuovo ferro in questione sia più “chiuso” di 3/5 gradi e quindi un ferro diverso da quello che giocava prima. Dovete pensare che negli anni 70/80 il PW misurava 50/52° e il SW 56°. Attualmente il SW ha mantenuto il loft di 56° mentre il PW e tutti i ferri al di sotto del PW  sono stati chiusi sempre di più . In un set standard il PW misura 47°, ma oggi si trovano PW anche di 43° e il ferro 3 o il ferro 4 non vengono nemmeno più proposti perchè il giocatore medio non sarebbe in grado di tirarli visto che i loft corrispondenti sono quelli di un ferro 1/2 degli anni 70. C’è una regola in generale nel golf e per il golfista medio che si chiama 38/24 e vuol dire che un ferro tradizionale che sia più lungo di 38″  che corrisponde a un ferro 5 e con un loft che sia 24° o minore che corrisponde a un ferro 4 o meno, risulta molto difficile da usare con consistenza e per questo motivo sono nati gli ibridi. Di converso il Gap Wedge è nato proprio per riempire  il buco venutosi a creare fra il PW e il SW che negli anni non ha subito la riduzione del loft da 56°.

Quindi come potete capire da questo ultimo esempio, spesso i bastoni immessi sul mercato non corrispondono ad una reale necessità, ma piuttosto a regole create dalle case costruttrici in accordo con il  “Golf’s governing body”  per “muovere” il mercato altrimenti stagnante. E’ come dire che una casa farmaceutica provochi la malattia per poi immettere sul mercato il vaccino e il rimedio per curarla!

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