Archivi categoria: Clubfitting

Interpretazione dei dati forniti dagli strumenti al fine di ottenere il bastone adatto per il giocatore…non si può andare a correre con gli scarponi da sci!

Lo Shaft

Titolo: Lo Shaft

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 2.177

Prima pubblicazione: 3 Ottobre 2006 @ 23:36

Ciao a tutti, parliamo oggi di un elemento importante nel bastone da golf: lo shaft.
Come sapete ho suddiviso in 22 le variabili su cui un clubfitter/clubmaker può intervenire per modificare/migliorare il gioco e lo shaft ha 6 variabili su cui intervenire. Ricordiamo qui sotto quali sono:

1)      Flessione

2)      Torque

3)      Peso

4)      Allineamento della spina (assimetricità)

5)      Profilo di flessione

6)      Composizione dei materiali e design

Per praticità non prenderò ogni singolo elemento, ma farò un discorso sommario sugli shaft che comprenderà tutte le variabili sopra elencate. Anche perché se dovessimo sviscerare ogni punto in profondità, non basterebbero 100 pagine!

Il primo mito da sfatare è che lo shaft sia il motore del bastone da golf. Invece, piuttosto che il motore, lo shaft andrebbe paragonato mantenendo l’accostamento automobilistico alla trasmissione dell’autovettura. Il motore è il golfista, colui che genera la potenza da trasmettere alla palla attraverso lo shaft, quindi sarà opportuno scegliere una trasmissione in linea con la nostra potenza. Se abbiamo un motore di una Ferrari con una trasmissione adatta ad una Panda, probabilmente incontreremo qualche problema.

L’esempio scritto qui sopra è naturalmente un caso fra i tanti, ma in effetti scegliere la flessione adatta non è sempre semplice, visto che nel mercato del golf  e ancora di più per quel che riguarda gli shaft non esiste una standardizzazione e peggio ancora l’eventuale flessibilità riscontrata, andrà vista come livello di distribuzione lungo il profilo stesso dello shaft. Infatti negli anni passati per indicare la flessibilità dello shaft, si bloccava la parte terminale posteriore dello stesso (butt) su un pannello che riportava delle scale graduate e si attaccava  alla parte più sottile (tip) un peso che faceva flettere lungo un arco lo shaft. Si andava poi a leggere sul pannello il grado corrispondente che ne determinava la flessibilità. Più avanzato e ancora in uso oggigiorno è l’utilizzo dell’ analizzatore della frequenza dello shaft. In pratica si misura tramite uno strumento elettronico quante oscillazioni fa la parte terminale dello shaft con un peso attaccato . Più la frequenza che si legge è alta e più duro (stiff) è lo shaft. Questo però è vero solo in parte, in quanto se misuriamo solo la frequenza del butt, avremo solo una parte dell’informazione. Per ottenere l’informazione completa, dovrò analizzare le frequenze lungo tutta la sua lunghezza, utilizzando pesi differenti e riportando i valori che otterrò su carta millimetrata o direttamente in forma grafica con un PC e così scopriremo che shaft con frquenza simile nella parte posteriore,(butt) possono variare completamente nella parte mediana e/o finale, fornendo risultati completamente diversi nelle sensazioni ricavate, ma anche nel gioco e nel volo di palla. E questo con flessibilità riportate sulle serigrafie in maniera classica. Quindi crederò di giocare uno shaft R perchè così troverò scritto, ma da quello che ho scritto sopra si capisce che questa classificazione risulta essere troppo semplicistica e non veritiera.

Altra metodologia usata nel mondo del clubmaking per verificare il profilo di flessibilità, è la EI

E sta per  “modulus of elasticity”, che misura la durezza/rigidità del materiale con cui è costruito lo shaft. In particolare ci dice quanta forza è necessaria per deformare quel materiale a un certo livello. Naturalmente l’acciaio avrà un valore E molto alto e la gomma molto basso.

I sta per “area moment of inertia”, che misura la durezza del materiale. Si leggerà un valore I tanto più elevato, quanto più materiale sarà presente e/o per diametri più grandi e/o materiali più duri specificamente.

In Pratica, così come con l’analizzatore di frequenza, qui utilizzando la deformazione dello shaft attraverso una forza applicata nelle varie porzioni dello stesso, invece che attraverso le oscillazioni, ricaveremo il profilo in maniera più stabile e avremo informazioni interessanti su come la flessibilità è distribuita dal butt al tip e come incide sull’angolo di lancio e proprio sull’incidenza nel volo della palla da parte dello shaft vorrei aprire una piccola parentesi.

La prima cosa è la nomenclatura dei vari punti di flessione che ancora oggi si usa (kick point), cercando shaft con kick point alto o basso o medio e non sapendo che anche qui non esiste una standardizzazione e che fra uno shaft con kick point alto e uno basso la differenza a livello di distanza fra i due punti sarà minima, ma diremo per comodità che quando parliamo di kick point alto avremo uno shaft dal tip più duro e viceversa quando parleremo di kick point basso avremo uno shaft con tip più morbido. La seconda e più importante cosa da ricordare è che molti golfisti erroneamente pensano che il volo della palla estremamente alto sia spesso causato da uno shaft troppo morbido o con kick point basso, bene, sicuramente queste due caratteristiche incideranno si, ma non così spesso e nella misura che si pensa. Ci sarà un incremento sia nell’angolo di lancio che nel backspin in maniera corretta, se chi gioca avrà una velocità della testa del bastone all’impatto estremamente più elevata rispetto al range per cui lo shaft è stato prodotto e ancor di più se il giocatore rientrerà in quella piccola minoranza di giocatori con un rilascio dei polsi ritardato e con un angolo di attacco che sarà risalente sulla palla (upswing). Ho scritto sopra in maniera corretta, in quanto avremo un aumento sia nell’angolo di lancio, ma soprattutto nel backspin anche per quei tanti giocatori che attacheranno la palla dall’alto con un’angolo di attacco negativo e in questo caso il backspin aumenterà tantissimo, non a causa dello shaft morbido, ma proprio per un errore di esecuzione, naturalmente la cosa è riferita al drive e in parte ai legni da terra, (3/5) ed è sempre un discorso generalizzato. Detto questo, sarà quindi più una questione di sensazioni provate e di altre cause che non sono imputabili allo shaft che porteranno la palla a volare più alta e se si avrà l’occasione di osservare la posizione della testa del bastone all’impatto attraverso l’uso di una telecamera ad alta velocità, la si vedrà perfettamente diritta e allineata con tutto lo shaft invece che davanti al tip. Per concludere, sappiate che in molti casi avrà maggior responsabilità l’abilità tecnica del golfista che tenderà a far aumentare il loft dinamico all’impatto e dal punto di vista dell’attrezzatura, la maggior responsabilità andrà imputata più  alla testa del bastone che allo shaft, ma anche alla lunghezza e il bilanciamento (SW/MOI- Swingweight/ Momento d’Inerzia)  dello stesso.

Importantissimo per lo shaft sarà il peso, essendo lo shaft primariamente un discorso di sensazioni provate, inoltre il discorso va differenziato fra legni e ferri. Se da un lato c’ è una percentuale maggiore di giocatori che predilige lo shaft d’acciaio con l’uso dei ferri, dovuto sia a sensazioni oggettive che per la ricerca di ottenere maggior consistenza di gioco, dall’altro ci sono giocatori che per problemi articolari o altro non possono giocare con shaft d’acciaio sui ferri; infatti la grande differenza fra gli shaft d’acciaio e quelli in grafite è la netta diminuzione delle vibrazioni, vibrazioni che saranno maggiori negli shaft d’acciaio. Se in passato c’era differenza anche di peso, oggigiorno anche per i ferri si possono trovare shaft in acciaio del peso di 70/80 gr. e di converso la grafite nota per la sua leggerezza si trova  disponibile in grammature extrapesanti, anche oltre 130 gr. Quindi oggi anche fra i professionisti dei vari Tour, Tour maggiori inclusi, troviamo giocatori che giocano con shaft in grafite. Naturalmente una minoranza sul PGA/European Tour e fra i giovani, ma sempre di più fra le donne e seniores che utilizzano anche acciaio leggero e ultraleggero.

Riassumendo, lo shaft che una volta sui ferri veniva venduto quasi esclusivamente in acciaio ( TT Dynamic Gold) e pesante (120/130 gr.) ha via, via visto la disponibilità prima con la grafite, poi con le moderne leghe di acciaio, di avere shaft sempre più leggeri. Lo stesso vale maggiormente per i legni, che anch’essi agli inizi venivano resi disponibili solo con shaft d’acciaio pesanti e poi fino ai giorni nostri si è scesi anche al di sotto di 40 gr.

Sui legni, la caratteristica di avere uno shaft leggero permetterà di ottenere maggiore velocità della testa del bastone e quindi maggior distanza, a patto di avere anche le caratteristiche all’impatto corrette, altrimenti la maggiore velocità della testa, non sempre si tradurrà in maggior distanza. Siccome sui legni la cosa più importante è la distanza, sarà facile capire perché si trovino quasi esclusivamente shaft in grafite. Se pensiamo che il peso è diminuito di circa 80 gr. la differenza è notevole. Certo, difficilmente uno shaft di 45 gr. verrà montato da un giocatore del tour sul drive, anche se ultimamente si trova qualcuno che sta sperimentando questa via e un altrettanta piccola minoranza che utilizza shaft sul drive di 100 gr. (mediamente si va dai 65 agli 80 gr.), ma per i comuni mortali che sono la maggioranza, vale la regola che un bastone più leggero come massa totale sarà più agevole da swingare, quindi ci farà stancare meno e produrrà maggior distanza perchè mosso ad una velocità maggiore a patto di avere anche una lunghezza che si è in grado di gestire e ci faccia colpire la palla col centro della faccia. Va detto che per vedere una certa differenza, il cambio dello shaft in ordine di peso dovrà essere di almeno 40 gr. (discorso diverso per i legni), quindi per i ferri uno switch da uno shaft di 120/125 gr. a uno di 90 gr. farà già sentire una gran differenza, sapendo poi che si potrà scendere ancora 15/20 gr. rimanendo sull’acciaio, o addirittura di più di 40gr se si opterà per la grafite, ma l’importante sarà avere un bastone che oltre ad essere leggero sia controllabile. Quindi via libera alle sperimentazioni, ma con giudizio.

Veniamo alla torsione (Torque), la resistenza dello shaft durante il downswing/impatto all’avvitamento su se stesso se troppo morbido nel tip (parte finale dello shaft). Infatti il peso della testa del bastone applicherà una forza notevole all’impatto (anche più di 1,5 Tons) e quindi anche in questo caso se il materiale non sarà all’altezza della situazione assisteremo a colpi che andranno fuori linea.

Il problema era maggiore con gli shaft in grafite di prima generazione, ma in seguito avendo maggiore expertise sulla costruzione con l’utilizzo di materiali esoterici (boro, zylon, etc.) e sul modo di orientare le fibre anche con la grafite si è riusciti ad avere shaft con torsione minima 1,5° fino ad un massimo di 8°. Con l’acciaio, proprio per la natura costruttiva il range sarà più ristretto, da 2° a 3.5°.

Anche per la torsione sarà logico che un giocatore estremamente potente, con un downswing irruente ed un rilascio ritardato dei polsi, avrà bisogno di un torque più basso (meno gradi = più resistenza alla torsione), ma come linea orientativa, diciamo che un giocatore con tempo veloce ed uno swing aggressivo, non avrà sorprese se il suo range di torque sarà compreso tra 1,5° fino a 4,5°/5°, viceversa un giocatore con velocità più basse (sotto le 85mph con il drive), farà bene a scegliere shaft con torque superiore a 3°, se non vorrà ottenere sensazioni sgradevoli all’impatto anche quando il colpo effettuato sarà perfetto. Ricordo sempre che gli esempi sopracitati sono validi in maniera generalizzata.

Per chiudere parliamo un attimo della famosa “spina” che non è da confondere con quella elettrica, né con la più famosa birra. E’ un argomento che va tanto di moda negli ultimi anni, visto che qualcuno ha investito molte migliaia di dollari, fino a brevettarne il sistema (SST Pure e Peaked Performance). A differenza di quanto molti credono, lo shaft nella sua costruzione tubolare, non è perfettamente simmetrico. E’ vero che pure le regole del golf nella loro appendice II recitano che gli shaft mostreranno le stesse proprietà di flessione in ogni direzione e quindi anche lo stesso grado di flessibilità, ma questo nella maggioranza dei casi non sarà vero (Shaft del passato e shaft di bassa qualità/OEM primo equipaggiamento). Non è che non si possa costruire uno shaft perfettamente simmetrico, ma questo richiederà costi maggiori e quindi le aziende non sono sempre disposte a percorrere quella direzione anche se oggi nel top di gamma la consistenza di costruzione è più che ottima. Il risultato teorico di avere uno shaft disallineato è quello che possa generare dei colpi fuori linea e quindi non si possa ottenere il massimo dal proprio shaft. Qui il discorso è lungo e complesso e non valido per tutti e quindi lo tralascerò. Chiuderei quindi qui il discorso sugli shaft, dicendo che nella grafite i prezzi variano da US$10 a US$ 1.200 e non sempre dietro al prezzo troveremo il valore che paghiamo, o per meglio dire, non è che con uno shaft dal costo di oltre 1.000 dollari aumenterò la mia distanza automaticamente, mentre per l’acciaio il discorso è profondamente diverso e il maggior costo è dovuto a tecnologie veramente innovative. Anche nella grafite troviamo oggi nuovi materiali innovativi e costosi che consentono un miglioramento nella stabilità dei profili e ci sono aziende che riescono a replicare le stesse precise identiche frequenze e quindi profili su tutte le classi di peso degli shaft indistintamente, ma la qualità si paga!

La tecnologia avanza!

© Copyright Piero Maina  2006 -2024  Tutti i diritti riservati

Il loft… a ognuno il suo

By: Piero Maina

Conteggio parole: 1912

Tra le caratteristiche strutturali di un bastone da golf il loft è ritenuto uno dei più importanti giacchè esso è il principale responsabile della traiettoria, della distanza e del backspin della pallina. Il loft rappresenta l’inclinazione della faccia del bastone in gradi: maggiore è l’inclinazione di una testa e maggiore sarà l’altezza della traiettoria della pallina e minore sarà la distanza a causa della minore velocità con cui la stessa lascerà la faccia del bastone e a causa del maggior backspin. Come scritto sopra, il loft è il maggiore responsabile del backspin al contrario di alcune credenze popolari che credono siano i grooves.  Il loft si riassume come l’angolo che si crea fra il piano della faccia e il piano verticale che corre perpendicolarmente alla suola. Questo angolo andrà sempre misurato al centro della faccia del bastone (per il drive). Quindi ogni testa nella sacca, almeno nominalmente, è costruita con un loft differente per far si che ogni bastone generi una distanza differente. Ho scritto nominalmente perchè purtroppo nei bastoni cosiddetti di serie il loft che viene indicato viene poi molto spesso disatteso nella realtà. Questo accade un po’ a causa delle tolleranze di produzione, ma spesso volutamente, soprattutto nei drive, in quanto la credenza è che un loft inferiore generi maggior distanza (vero con i ferri ), ma non essendo sempre vero il concetto, si tende a nascondere la verità al golfista. Con i ferri invece abbiamo assistito al rafforzamento del loft negli anni. Siccome la regola di base è che con i ferri il minor loft generi anche maggior distanza e sapendo bene che normalmente in un set di ferri sulla suola troveremo scritto il numero del ferro e non i gradi di loft dello stesso, le case hanno pensato bene di chiudere sempre di più le facce così da reclamizzare che i loro ferri tirano più lungo. I ferri lunghi, diciamo dal 4 in giù, sono diventati inservibili per il giocatore medio in quanto la regola del 38/24 è stata abbondantemente superata. 38/24 vuol dire che un ferro tradizionale più lungo di 38″ (che è la lunghezza media per un ferro 5) e più chiuso di 24° (che è l’angolo della faccia di un ferro 4 standard o un ferro 5 strong), sono diventati difficilmente utilizzabili dal giocatore medio e per questo motivo sono nati gli ibridi. Bastoni che perdonano maggiormente, con un MOI (Momento d’inezia) maggiore e che aiutano ad alzare la palla in aria più facilmente anche da posizioni e terreni non proprio ad hoc. Continuando con la “loft shrink desease” (La sindrome di chiusura dei loft), siamo passati da un loft di 32° per un ferro 5 negli anni 60/70 a 24° ai giorni nostri. Di conseguenza tutti gli altri bastoni nel set si sono riparametrati, generando un buco tra il PW (Pitching wedge) e il SW (Sand Wedge) che negli anni e rimasto sempre a 56° mentre il pitch da 52° e sceso di conseguenza a 44° gradi dei giorni nostri nei set definiti “strong” (Il loft standard ad oggi è 46°/47°). Pertanto il 52° o Gap Wedge che si usa oggigiorno, si è reso necessario per “riempire” il buco che si è venuto a creare. Buco che necessita in caso di loft del PW di 44° di almeno due nuovi bastoni per essere riempito. Si perchè anche se nel nostro nuovo e bellissimo set di ferri sulla suola leggeremo PW e il nostro prossimo bastone nella sacca sarà il SW,i gradi da coprire saranno ben 12. Davvero troppi! E anche nel caso il nostro golfista penserà bene di essere coperto avendo in sacca il GW (52°), il malcapitato si troverà scoperto nel range dei 48° ossia di quello che dovrebbe essere il range di un vero PW. In sostanza avremo il giocatore entusiasta del suo PW della nuova serie di ferri che tirerà lunghissimo essendo in realtà un ferro 9 e si lamenterà invece di fare fatica anche tirando al “massimo” il suo 52° perchè non arriverà mai. Un altra cosa che va detta e che rappresenta invece il discorso sulle tolleranze di produzione è la possibilità che nella sacca esistano due ferri con loft uguale e un terzo che con loft troppo debole che non arriverà mai. Faccio l’esempio: poniamo un ferro 4 con loft misurato di 24°, bene,corretto. Il ferro 5 dovrebbe essere 27°, ma per effetto delle tolleranze di produzione nel nostro set ne troveremo uno di 25°. Sicuramente saremo contenti di vedere il nostro ferro 5 tirare lungo come il ferro 4, solo che avrò in sacca due bastoni quasi identici e il problema sarà tutto del loft. Il terzo ferro come dicevo ha invece il problema contrario e quindi poniamo un ferro 6 che normalmente dovrebbe avere un loft di 31° e in realtà sia 33°, in questo caso ci lamenteremo perchè il nostro ferro farà fatica ad arrivare e si avvertirà la netta differenza dal ferro 5. Anche qui il problema non è nello shaft, ma è tutta colpa del loft troppo debole. Ecco l’importanza di conoscere i loft reali di tutti i bastoni che compongono la sacca. Ma in che modo il loft influisce sulla distanza nel drive? Un errore molto frequente è quello di credere che un drive con loft molto ridotto generi una traiettoria più potente rispetto ad uno con loft maggiore. Che sia un concetto errato lo avranno facilmente intuito tutti i giocatori che vedono regolarmente andare più lontano il loro legno 3 rispetto al drive appena acquistato. Ebbene, occorre fare chiarezza su alcuni concetti così da avere le giuste informazioni per scegliere il vostro futuro drive. Molti giocatori dilettanti sono soliti acquistare drive con loft ridotti (circa 8-9 gradi) anche se generano una ridotta velocità del bastone al momento dell’impatto e con swing out-in e over the top. Premesso che i gradi di loft che sono riportati sulle suole dei bastoni, si rivelano molto spesso errati quando misurati con gli strumenti specifici. Dobbiamo però suddividere i legni dai ferri. Riprendendo il discorso del drive con poco loft ed assumendo che gli 8-9 gradi siano reali, bisognerà vedere chi effettuerà il colpo con quel bastone. Ho scritto sopra che il loft è il principale responsabile della distanza, della traiettoria e del backspin. Pertanto viene logico pensare che 8 gradi debbano per forza farmi andare la pallina più distante perchè il backspin sarà inferiore e la traiettoria più penetrante e quindi partendo più forte la palla la distanza sarà maggiore, ma la fisica con il drive per i giocatori con velocità basse richiede invece maggior backspin per farla volare più a lungo. Spiegarlo in maniera articolata richiede più spazio ed esempi, ma se qualcuno di voi è interessato alla spiegazione non avrò problemi a fornirla. Di base c’è una traiettoria con il drive che sarà la triettoria ideale per la massima distanza “di volo”.  E’ naturale che il golfista sia interessato alla distanza totale, ma questa sarà influenzata da altri fattori come l’angolo di discesa e le condizioni del terreno. Ovviamente anche le condizioni di lancio (launch angle) saranno interessate da molteplici fattori, quali gli agenti atmosferici(temperatura, velocità e direzione del vento,umidità, densità dell’aria, etc.) e naturalmente dalle dinamiche di swing del golfista. Lo scopo sarà quindi di fare la massima distanza di volo lanciando la palla sul giusto angolo e con il massimo rendimento. Faccio un esempio: Il golfista medio maschio ha una velocità della testa del bastone di 90 Mph, (la media degli uomini sul PGA Tour è di 112 Mph). Con i moderni drive conformi la velocità massima che la palla potrà raggiungere è una volta e mezza la velocita della testa (smash factor 1.5 o C.O.R. 0.83 o C.T. 239 microsecondi) e quindi 135mph. Con questi valori la massima distanza di volo della palla in condizioni standard, (massima resa degli angoli di attacco, lancio e punto di contatto,vento,temperatura,pressione atmosferica,etc.) potrà essere di 225 mt. circa . Se il gofista in questione poi non avrà un angolo di attacco in upswing (risalente), si determinerà una traiettoria troppo bassa, con pochissimo carry ( volo della palla in aria senza il rotolo) e non verrà quindi massimizzata la già relativa poca velocità della testa del bastone. Questo perchè la maggior parte dei giocatori principianti o con caratteristiche fisiche non eccellenti genera una bassa velocità all’ impatto il che rende necessario l’uso di un driver con molto loft (almeno 11°, ma anche da 13° a 16°) per consentire alla pallina di partire sul giusto angolo di lancio che a sua volta permetterà alla palla di compiere la maggiore distanza in aria e quella giusta di rotolamento una volta atterrata. Il concetto è semplice: più il giocatore è in grado di sviluppare velocità all’ impatto con il giusto angolo di attacco e il giusto rilascio dei polsi e più avrà bisogno di un driver dal loft ridotto. I giocatori senior , le lady e tutti i giocatori con bassa velocità d’impatto dovranno invece preferire driver con loft maggiore per ottenere il massimo in termini di potenza. Chiaramente questi concetti sono veri in generale, ma sarà buona cosa verificare le carattistiche individuali prima di scegliere il bastone. Come si fa a conoscere il giusto angolo di lancio? L’occhio esperto del vostro professionista sarà sicuramente in grado di consigliarvi il loft più adatto, almeno in modo sommario. Ma una analisi più accurata potrete ottenerla in un laboratorio di un clubfitter professionista attrezzato con un launch monitor affidabile per poter analizzare tutte le variabili. Questo strumento è in grado di rilevare con estrema precisione l’angolo di lancio della vostra pallina e altri importanti fattori come, l’angolo di attacco, la posizione della faccia del bastone all’impatto, la provenienza della faccia del bastone, il punto di contatto, il backspin, la velocità della palla, etc., tutti elementi che una volta analizzati concorreranno alla scelta del giusto loft e alla costruzione del bastone corretto per chi lo utilizzerà.

Nota del 09/04/2013: Ho pubblicato questo articolo con le opportune modifiche il 4 ottobre 2011, in quanto lo stesso articolo lo avevo pubblicato per un altro sito nel 2006. Già da qualche anno sono presenti sul mercato drive modificabili/aggiustabili con il solo intervento di posizionare l’hosel, o per meglio dire un eccentrico e un piattello sulla suola in maniera da ottenere specifiche diverse in termini di angolo di lie, loft e angolo della faccia. Su questo punto ho sempre ribadito che la cosa non era veritiera e non è possibile alterare come dicono le case le specifiche come dichiarato. Questo era già stato evidenziato da Tom Wishon, il noto clubmaker/clubfitter americano , ma non aveva ancora pubblicato uno studio al riguardo. L’ha fatto ora, naturalmente in Inglese e sono presi in esame il nuovo driver della Taylor Made R1, il Ping Anser, il Titleist 913 D2 e Il Nike Covert, tutti con loft nominale di 10,5°. Come già scritto nel mio articolo il loft è nominale in quanto è quello dichiarato dai costruttori, ma vedrete quanto in realtà siamo lontani dal valore riportato sulla suola.  Così come le possibili combinazioni configurabili con i vari modelli che nell’R1 sono addirittura 84, non restituiscano i cambiamenti desiderati. Ma volete sapere cosa è stato misurato in realtà? Andate a scoprirlo sul sito di Tom Wishon qui. E anche per chi non parla Inglese, le misurazioni si comprendono benissimo. Non pubblico quindi un mio articolo al riguardo, in quanto Tom Wishon che è il mio mentore ha eseguito non solo un test estensivo e dimostrativo, ma l’ha fatto con cognizione di causa e strumenti adatti allo scopo e quindi sarebbe solo una replica del suo lavoro. Questo a dimostrazione che il marketing regna sovrano.

© Copyright Piero Maina 2006 – 2024 – Tutti i diritti riservati

Il Clubfitting applicato al putt e le sue variabili

Titolo:  Il Clubfitting applicato al putt e le sue variabili

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 3946

Fra tutti i bastoni che portiamo nella sacca e che per regolamento sappiamo possono essere al massimo quattordici, ce n’è uno che spesso durante le nostre sessioni di pratica non utilizziamo con la stessa assiduità degli altri e per quanto riguarda la messa a  punto, non sempre perdiamo il tempo necessario a personalizzarlo o non gli diamo la dovuta importanza. Eppure quel bastone è sicuramente il più importante, in quanto viene utilizzato per oltre il 40% del gioco durante il giro sulle nostre 18 buche. Quel bastone si chiama putt e oggi cerchiamo di scoprire insieme quali sono le variabili che contano e cosa e come si dovrebbe cercare di ottimizzare questo bastone al fine di ottenere le migliori performances di gioco.

Spesso quando si parla di putt sento dire che non serve averlo perfetto come specifiche e/o  che sia “fittato”, quello che conta maggiormente per imbucare è avere sensibilità e talento (e lavorarci molto, aggiungo io). Vediamo spesso giocatori (qui parlo maggiormente dei dilettanti) con putt che appoggiano sul tacco o troppo lunghi, con grip piccoli, oppure troppo leggeri o pesanti eppure questi giocatori imbucano più spesso di quanto uno potrebbe pensare guardando le specifiche del loro strumento di lavoro. E’ però vero, fatte salve alcune eccezioni, che con il putt ottimizzato, una volta che questi giocatori si saranno abituati alle nuove caratteristiche putterebbero ancora meglio. D’altronde ho detto che il discorso era riferito maggiormente ai dilettanti, perchè se avremo l’occasione di guardare il putt dei professionisti durante i loro giri sul tour soprattutto quando vengono inquadrati dalle telecamere, noteremo che il 99% ha putt che appoggiano perfettamente al centro della suola e le loro posizioni all’address sono sempre con gli occhi sopra la palla, non oltre, nè prima (più accettabile che oltre), con posture abbastanza rilassate. Solo il grip e naturalmente le specifiche di lie e di loft si differenziano, oltre alla lunghezza e finchè le regole lo permetteranno, (gennaio 2016) l’uso di belly putter o di  broom handle (“Puttoni”). Questi ultimi avendo un punto d’appoggio con il corpo che maggiormente coincide con l’ombellico, o lo sterno, o il mento, forniscono al giocatore un ancoraggio che va contro lo “spirit of the game” e pertanto c’è un vantaggio verso coloro che utilizzano il putter tradizionale.

Guardiamo le specifiche una ad una:

Lunghezza del Putt: Il putt tradizionale fino a qualche anno fa era presente nei negozi quasi ed esclusivamente di lunghezza pari a 35″ e raramente se ne trovavano di più corti nativi, a meno che non si facessero ordini speciali. Quindi già in partenza anche per giocatori mediamente alti si partiva con una misura sbagliata e nel caso si fosse provveduto ad accorciare lo shaft, questa manovra avrebbe migliorato una caratteristica, ma ne avrebbe peggiorata un’altra. Infatti, accorciando lo shaft avremmo percepito di meno il peso della testa e la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata se oltre ad aver accorciato lo shaft avessimo installato anche un grip nettamente più pesante. Sto parlando dei classici modelli blade tipo lo Scotty Cameron Newport II o il padre di tutti i modelli che hanno forma simile che è il Ping Anser. Nativamente per una lunghezza di 35″, le teste venivano e vengono ancora prodotte con un peso medio di 330gr, ma oggi troviamo teste anche più pesanti o abbiamo la possibilità di inserire dei dischi di peso maggiore sotto la suola per fare un “bel lavoro” oltre che dal punto di vista tecnico, che sia anche piacevole dal punto di vista estetico, ma si poteva e si possono ancora oggi aggiungere le classiche strisce di piombo al di sotto della suola o altri pesi di altre forme soprattutto se parliamo di putt dalla forma “mallett” e che dispongono di cavità dove poter inserire il suddetto peso. Ricordate comunque che più saremo in basso ed equamente al centro con il peso aggiuntivo e meglio sarà. Ci sono come tutte le cose delle eccezioni, ma vanno sempre eseguite a ragion veduta.  Normalmente a parità di specifiche per ogni pollice di riduzione della lunghezza su un putt dovremmo appesantire la testa di 10 gr.. Questo dato viene riscontrato anche nelle produzioni commerciali di Scotty Cameron per i putt più corti e prendendo sempre il modello Newport II  ad esempio la testa del 34″  pesa 340 gr. e quella del 33″ pesa 350gr.. Nessuno ci vieta naturalmente di incrementare questi pesi iniziali, ma oltre il peso della testa (sempre rimanendo in tema di peso), dovremo guardare anche il peso dello shaft e del grip e trovare il giusto equilibrio. Quindi ho parlato di lunghezza, ma mi sono riferito anche al peso della testa, pur essendo una specifica delle 5 prese in esame e di cui me ne occuperò più avanti. Possiamo dire che la lunghezza ha la “responsabilità” del 50% sul controllo e sulla distanza e altrettanto sulla direzione che prenderà la palla dopo l’impatto. Riveste sicuramente grande importanza per il set-up del golfista al momento della presa di posizione sulla palla e perchè questo processo avvenga nel migliore dei modi, sarà necessario che la lunghezza sia quella adatta a quel dato golfista affinchè si possa trovare nella posizione più comoda che gli permetta di avere le braccia rilassate e posizionate al di sotto di lui e con gli occhi perpendicolari alla palla. Magari, come ho già scritto sopra, questa linea immaginaria occhi/palla potrà essere un poco più interna alla linea del putt, ma mai oltre. Ebbene tutte queste caratteristiche verranno raggiunte solamente quando la lunghezza del putt sarà quella ottimale.   Pubblico qui sotto una tabella generalizzata per indicare la lunghezza del putt in funzione del sesso e dell’altezza del giocatore. Ripeto che non è un “MUST”, ma solo una base di partenza su cui operare:

Clicca sull’immagine per ingrandirla

Peso della testa e Swingweight/M.O.I.: Il peso della testa come ho già avuto modo di dire in questo articolo, non era importante molti anni fa, solo perchè non gli si dava la giusta importanza. Come ho scritto nella sezione dedicata alla lunghezza, i putt convenzionali erano per gli uomi di 35″ e per le donne di 34″, con teste del peso medio di 330 gr.. Esistevano solo queste due lunghezze e anche le forme non erano così varie a quei tempi. Anche quando alcune case produtttrici provavano ad offrire lunghezze diverse il peso delle teste era sempre lo stesso, con la differenza che la sensibilità riguardo la testa del bastone si sarebbe persa. Lo swingweight sul putt è come del resto lo swingweight per gli altri bastoni, un discorso di “feeling”, ma che ha una valenza enorme sulle prestazioni a livello di consistenza nei colpi. Se il putt è troppo leggero, rischieremo di non averne il controllo e di diventare troppo attivi con le mani/polsi. Uno swingweight/M.O.I./massa totale  più leggero/a, sarà più utile in caso di putt dalla lunga distanza o green veloci, ma potrebbe essere un problema sui putt corti e soprattutto per chi soffre di yips. (I tremolii nervosi che non permettono al giocatore di effettuare colpi con il giusto ritmo e progressione) Rimanendo nello specifico di questa sezione riguardante il peso della testa e lo swingweight, cercheremo di trovare il giusto “compromesso” per quel dato giocatore, tenendo sempre a mente la regola generale che se proprio dobbiamo errare sarà meglio sbilanciarci verso la parte più “pesante”; ho appena parlato di “compromesso”, in questo sport e ancora di più quando parliamo di “green”, un bastone “pesante” sarà meglio di uno “leggero”. Come al solito il discorso è generalizzato e quindi chiedo a chi legge di applicare il buon senso. Bisogna vedere di che giocatore stiamo parlando, della sua abilità di gioco, su che green gioca, da che distanza effettuerà quei putt, gli angoli del bastone, la dimensione e il peso del grip, la lunghezza del bastone e la flessibilità dello shaft, si anche sul putt. Diciamo per rimanere in tema che una testa più leggera per uno swingweight più leggero sarà preferibile da giocatori che hanno un bun ritmo e su putt dalla media e lunga distanza. Viceversa una testa pesante, magari associata a forme “mallett”, aiuterà certi giocatori per i putt corti e a ridurre l’iperattività delle mani e polsi. Ricordiamo anche che il peso maggiore si può estendere anche al di sotto del grip (Counter balancing/Balance Certified) o addirittura come ha fatto “heavy putter” su tutto il bastone con shaft pesanti e peso lungo tutta la lunghezza e peso della testa superiore ai 500gr. pur utilizzati su lunghezze convenzionali. Naturalmente per i belly putter e “puttoni” (leggi pattoni) il peso della testa sarà necessariamente maggiore, nonostante lo swingweight aumenti già di suo a causa della lunghezza totale, così come è vero il contrario per i putt corti.

Forma della testa: La forma della testa riveste importanza in due ambiti; il piacere visivo da parte del giocatore che dovrà sempre accettarla ed essere convinto della testa con cui gioca, ma c’è anche l’aspetto tecnico che risiede nel fatto di fornire al golfista una forma/distribuzione del peso che non lo penalizzi. Se il giocatore in questione non mostrerà una certa dose di bravura nel colpire con consistenza il centro di gravità, (sweet spot) del putt, rischierà di non ricevere giovamento da parte di una testa dal design accattivante, ma con un basso M.O.I. (Moment of Inertia/ Momento d’Inerzia). Cosa c’entra qui di nuovo il M.O.I.? Nei bastoni da golf, siano essi ferri,ibridi,drive,wedge o putter c’entra sempre. Come ho scritto in altri articoli, la scienza principale che governa il golf è la fisica e quindi annullando tutti gli altri aspetti anch’essi importanti e riassumendo il tutto, otterrò il meglio quando colpirò con esattezza quel piccolo punto grande come una capocchia di spillo che è il centro di gravità. Centro di gravità che anche e soprattutto sul putt, non sarà necessariamente posizionato dove le case costruttrici/designer spesso disegnano la linea da utilizzare per l’allineamento che di solito è posta nel centro geometrico della testa. Il centro di gravità come dice la parola stessa è il punto di equilibrio fra i tre assi X, Y  e Z e per trovarlo necessiteremo di uno strumento di misura apposito. Quindi la maggior parte dei giocatori che non colpirà consistentemente il centro farebbe bene ad adottare forme e pesi che abbiano un MOI più elevato, proprio perchè quando il centro di gravità non viene colpito, un MOI maggiore garantirà una maggiore resistenza all’avvitamento sul proprio centro di gravità da parte della testa del bastone e quindi facendo mantenere la linea di gioco alla palla in maniera più fedele, mantenendo anche la velocità di rotolo della palla più alta. Questo in parole povere si traduce in una traiettoria più fedele anche quando il centro viene mancato e quello che in pubblicità si definisce “lo sweet spot più ampio”. Quindi cercate forme più “mallet” se volete un momento d’inerzia maggiore oppure se siete più fan dei modelli a lama/blade, cercate quelli che hanno pesi discrezionali riportati più verso le estremità, sia punta che tacco e anche con shaft non inseriti al centro.(Center shafted) In questo ultimo caso va detto che un “center shaft” montato su una testa mallet con tutte le altre specifiche corrette per quel dato giocatore, sarà senz’altro meglio rispetto ad un putt blade, montato con shaft ritardato nel tacco in termini di “fedeltà” della linea mantenuta dalla palla.

Lie: L’angolo di lie è la caratteristica che è responsabile al 95% per la direzione che prenderà la palla. Naturalmente quanto sopra espresso, s’intende sempre per un colpo effettuato colpendo la palla al centro e con la faccia perpendicolare/square alla buca. Se l’angolo di lie non sarà corretto, a meno che non compenserò con allineamenti del corpo falsati o interverrò con le mani, nel caso di una testa che appoggia sul tacco in posizione di “address” e per un giocatore destrorso (upright), significherà andare a sinistra della buca nella totalità dei casi. E’ vero il contrario quando appoggerà sulla punta (flat), ma se ci fate caso la maggior parte dei giocatori dilettanti ha putt che appoggiano sul tacco quando si “addressano/posizionano” sulla palla. Questo a causa sia di angoli sbagliati che per la loro postura e conformazione, oltre che modo di puttare, ma molto spesso la prima responsabilità è posta nella lunghezza sbagliata e subito dopo bisogna ottimizzare/integrare la correlazione fra la giusta lunghezza con il giusto angolo di lie.

Loft: Non dimentichiamoci l’angolo di loft. Si anche il putt ha il suo angolo di loft. Considerate che anche se non lo vedete nelle normali condizioni di gioco e naturalmente conta anche la condizione del tappeto erboso di quel dato green, la palla anche per il suo stesso peso si trova “seduta” nell’ erba e sarà compito del loft, alzarla da quella posizione per poi “lanciarla” nel rotolamento puro e possibilmente con un effetto di “top spin” piuttosto che di “backspin”. Non spiegherò in questa sede le tecniche di impatto con la palla e del loft dinamico che determinerà il tipo di spin che verrà impartito alla palla a seconda dei casi, ma come al solito a grandi linee ed in maniera generalizzata vi dirò che il loft all’impatto dovrà essere di 4°. A differenza dell’angolo di lie, il loft è responsabile per l’80% del controllo sulla distanza e di un rimanente 20% sulla direzione. Due parole in più sui 4° di loft voglio spenderle però. Molto dipende dalla posizione delle mani all’impatto e anche dal movimento delle spalle durante l’esecuzione del colpo. Diciamo che la maggior parte dei putt che mi è capitato di vedere/misurare ha almeno sulla carta un loft nominale di 3° o 4°. Oggi queste specifiche sono abbastanza rispettate, in passato soprattutto molti Scotty Cameron avevano loft anche di 6° o più, praticamente un drive. Va detto però come dicevo qui sopra, che per un giocatore che è abituato a fare il movimento del “forward press” (portare le mani avanti soprattutto quando da il via allo swing), se questa caratteristica verrà mantenuta anche all’impatto, assisteremo ad una diminuzione del loft e quindi avere sul proprio putt, in presenza di questa modalità di puttare, un loft iniziale anche di 6° o più non sarà errato perchè otterrò i miei 4° all’impatto. Lo stesso dicasi per chi invece tende a “lanciare” la mano destra all’impatto (sempre per un giocatore destrorso) oppure che rimane troppo “dietro” alla palla, i questo caso il loft all’impatto aumenterà e quindi avere un loft iniziale più basso lo aiuterà. A titolo informativo, i migliori giocatori con il putt sui Tour professionistici hanno dimostrato che ottengono la miglior condizione di rotolo della palla con un loft iniziale di 1°, ma colpendo la palla risalendo (upswing) con un angolo di 3° otterranno sempre i fatidici 4° all’impatto.

Shaft: Ebbene si, anche lo shaft gioca un ruolo importante nel putt. Anche se di norma, sia come regola generale che per quello che ci viene venduto sul mercato, lo shaft che troveremo installato sarà molto rigido e pesante. Ma sappiate che oggi ci sono shaft dai profili differenziati e anche sui putt troveremo modelli in grafite (anche extra pesanti) o carbonio/grafite/acciaio. Andiamo a vedere da vicino oltre al solito marketing se c’è qualcosa in più da sapere su questo mondo. Come regola generale è meglio avere uno shaft rigido, perchè anche se la velocità con cui si muove il putt è di solito estremamente ridotta, vogliamo evitare ulteriori movimenti della testa dovuti ad uno shaft troppo flessibile nel “tip” (punta dello shaft vicino alla testa). Tanto più vero quando il nostro putt non sarà mosso con il giusto tempo/ritmo e mancheremo lo “sweet spot”. Quindi gli shaft che di solito troveremo installati saranno ok. Per il discorso della grafite, premesso quanto detto sopra e il mio consiglio di non scegliere shaft troppo flessibili, diventa più che altro un discorso di “feeling” (sensazioni), come è già per quanto riguarda il discorso sui ferri/legni. Lo shaft rimanda ai nostri centri nervosi piacevoli o sgradevoli sensazioni che ci faranno capire come abbiamo toccato la palla. L’acciaio smorzerà meno le vibrazioni, ma avrà un “feedback” più fedele, la grafite invece restituirà un rumore più sordo, ma diventa poi soggettivo una volta installato su quel dato prodotto per i risultati che produrrà; sia di sensazioni che di gioco e di riflesso di putt imbucati. Personalmente fra i vari putt che possiedo, utilizzo il modello carbon/acciaio della UST/Mamiya, che esiste già da diversi anni perchè prodotto in collaborazione con la Balance certified. A differenza dei “plug” appesantiti da inserire nel grip, prodotti da questa casa, la costruzione di questo shaft, oltre a ripartire i pesi differentemente, serve a “filtrare” le vibrazioni provenienti dall’impatto con la palla e quindi sempre in virtù di sensazioni a farci capire com’è avvenuto l’impatto. Ricordiamoci comunque sempre che trattandosi di sensazioni, qui stiamo parlando non della causa, ma della conseguenza e pertanto è solo una variabile all’interno di un oggetto (putt) che dovrà avere anche tutto il resto correttamente predisposto per chi dovrà giocarci.

Grip: Come per gli altri bastoni nella sacca, anche per il putt questo elemento determina l’unico punto di contatto che avremo con il bastone e quindi a partire dal materiale con cui verrà costruito, anche la forma, il diametro e il peso saranno altamente importanti. I materiali sono sempre la gomma, la pelle e i vari inserti di corda o densità di gomma più o meno morbide. Per quanto riguarda la forma, nel putt la sezione non dovrà essere obbligatoriamente circolare come per i ferri/legni, ma anche rettangolare/piatta. Questa caratteristica ci darà modo di posizionare le mani in maniera corretta per effettuare un colpo con la tecnica del pendolo, mantenendo i polsi e mani il più stabile possibile. Purtroppo questa ultima affermazione non si dimostra sempre vera ed infatti molti giocatori testano tecniche differenti di grippaggio del putt, quando non ricorrano addirittura a putt differenti (belly putter o Broom handle)o a grip dalle dimensioni più grosse che spesso sono veramente enormi. Il fatto di avere grip dai diametri/sezioni “iper generosi”, serve a ricercare di inibire maggiormente il movimento (anche involontario) delle mani/polsi, solo che come tutte le  cose, dovremo ricercare anche il giusto punto di equilibrio. Infatti i grip jumbo o anche più grossi ci daranno magari buone sensazioni su putt da distanze non troppo lunghe, ma di converso ci toglieranno sensibilità su quelli più lunghi e quindi il compromesso diventa inevitabile. Considerate poi che i grip Jumbo, tipo il Golf Pride “Crown” o il “Two Thumb” pesano dai 180 ai 250 gr. e questo vuol dire diminuire ulteriormente la sensazione di peso della testa (che non è la stessa cosa dei plug che vengono inseriti alla fine dello shaft che tolgono si peso dalla testa,ma hanno un’altro principio). Oggi comunque sono stati immessi sul mercato grip dalle misure enormi,ma dai pesi ridotti (anche 55 gr. che è il peso di un grip standard e mediamente 80/100 gr.) utilizzando gomme e materiali dalle densità e peso differenti e pertanto si possono fare utili esperimenti. Quando sono presenti questi  grip, anche il modo d’impugnare il bastone dovrebbe cambiare, infatti le tecniche che sono soggettive qui permettono “esplorazioni” maggiori fino al posizionamento delle mani parallele a differenza degli altri metodi che anche in caso di mani rovesciate (mano sinistra sotto la destra per un giocatore destrorso), mantengono sempre le spalle su un piano asimmetrico.

Belly Putter: Per molti è stata la salvezza, ma come sapete entro il 2016 verranno banditi dal gioco. Si tratta di un putt dalla lunghezza maggiore dei putt convenzionali, (38″-43″)  nato per quei giocatori che avendo troppa iperattività nella regione delle mani e polsi hanno trovato maggiore consistenza in questa area del gioco. L’ancoraggio in questo caso avviene ad un’altezza superiore ai 2 cm.- 5 cm.  dall’ombellico. E questo è forse l’aspetto più importante per il giusto allineamento quando si usa questa tipologia di “attrezzo”. Infatti il punto di ancoraggio se non corretto rispetto alle caratteristiche del giocatore, non permetterà un allineamento visivo in linea con la buca. Se il putt è troppo lungo il giocatore avrà gli occhi più interni rispetto alla perpendicolare sulla palla e quindi sarà richiesta una correzione di linea. Di sicuro fra l’essere “oltre” la palla o più interni, è preferibile quest’ultima ipotesi, ma dal mio punto di vista c’è solo un allineamento che  è quello di avere gli occhi direttamente al di sopra della palla così da essere certi riguardo la linea di gioco da seguire. Ovviamente anche l’angolo di lie dovrà essere corretto in funzione della lunghezza del putt e della postura del giocatore, al fine di avere la suola perfettamente appoggiata al terreno, senza che appoggi sulla punta  o sul tacco. Questo come al solito per evitare problemi di direzionalità che sono attribuibili all’angolo di lie. Per un giocatore destrorso, l’appoggiare la suola sul tacco significa avere il putt troppo upright e quindi si avrà la tendenza a “pullare” la palla a sinistra. Vero il contrario quando la suola appoggerà sulla punta. Un ultima parola sul peso della testa che dovrà necessariamente essere più pesante di una testa prodotta per un putt tradizonale (330-360 gr.). Come già detto sopra,  oggi esistono teste più pesanti,(oltre 400 gr.) anche per i putt tradizionali, ma mi è capitato di vedere giocatori che hanno modificato il loro putt tradizionale in un belly putter senza modificare il peso della testa del bastone. Se si rispettano le specifiche di lunghezza, lie e loft, con una testa di un certo peso, la cosa si può tranquillamente fare, ma con teste leggere, se non appesantite, io sconsiglio la cosa. Center shaft o Double bend shaft? il center come dice la parola stessa si inserisce al centro della testa del putt e quindi è più diretto, infatti lo shaft è diritto. Il double (ma esiste anche single) bend è invece lo shaft con due curve che si inserisce nel tacco è serve come offset, permettendo di avere le mani davanti alla palla è un putt che dovrebbe essere più stabile, quand’anche la testa venga prodotta con pesi in punta e in tacco che ne contrastino la rotazione, soprattutto per i colpi presi fuori centro.

Putt Lungo (Broomhandle): Si tratta dell’ultima spiaggia, quando veramente o si sarebbe abbandonato il gioco del golf, o si trovava (e spesso è accaduto,vedi giocatori del calibro di Bernard Langer) una soluzione drastica che permettesse di mandare la palla in buca. Dal 2016  comunque il problema sarà nuovamente presente. Lo scopo anche qui è di avere un pendolo che si “ancori” allo sterno o al mento del giocatore ed eliminando i polsi e un braccio (normalmente il sinistro per un giocatore destrorso, in quanto con quella mano terrà fermo contro il corpo la parte terminale del putt), e permette di effettuare un colpo con una meccanica più consistente una volta appreso il metodo di utilizzo. Anche qui serve una testa molto pesante (al di sopra dei 450-500 gr.) per ottenere il meglio, ma ci sono sul mercato long putter anche con teste più leggere. Potendo utilizzare il mento come punto di appoggio, con il long putter, saremo nella condizione di effettuare il colpo a pendolo, salvo che le regole del golf, non ci permettono di avere un angolo di lie di 90°. Proprio per questo motivo, il long putter per essere conforme dovrà avere un angolo di lie al massimo di 80°. Poi come in altre occasioni, si potranno avere giocatori che necessitino/preferiscano lunghezze e angolazioni differenti e quindi si agirà di conseguenza, ma più saremo vivcini alla verticale e meglio sarà. Mediamente la lunghezza di un long putter si attesterà fra i 46″ e i 53″.

Bene, direi che ho scritto abbastanza e probabilmente molti aspetti non li avrò presi in considerazione, ma spero di aver soddisfatto la curiosità della maggior parte dei lettori. Anche se mi riservo nei prossimi giorni/mesi di aggiungere ulteriori informazioni e tabelle. Per il momento vi lascio a questa lettura.

Buon gioco.

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

Titolo:  Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 1746

Spesso mi sono trovato a discutere su quanto un bastone da golf su misura/”fittato” possa influenzare positivamente il gioco e naturalmente il dibattito a seconda di chi era l’interlocutore poteva prendere pieghe diverse. Come ho già scritto in altri articoli,  l’ indiano alias il golfista è sicuramente più importante del bastone, in quanto anche con il bastone più performante della terra, se non sarò coordinato non alzerò palla. Viceversa se sarò un golfista particolarmente dotato giocherò con qualsiasi bastone, naturalmente compensando e “mettendoci del mio”, ma saprò con fatica e mestiere, mandare la palla nella direzione voluta. Premesso questo, sono pronto a confermare che non esiste bastone da golf di serie che vada meglio di un bastone fatto su misura da un bravo clubmaker dopo un’attenta sessione di fitting. Sicuramente ci possono essere delle eccezioni, nel senso che un giocatore che sia molto vicino agli standard utilizzati per la costruzione del bastone di serie possa trovarsi bene, ma se lo stesso venisse assemblato nuovamente con specifiche identiche e materiali superiori, si avrebbero altre sensazioni e rese, GARANTITO! (Una piccola parentesi: fare lo score, resta poi un altro mestiere e questo vorrei che fosse chiaro una volta per tutte)

Quando parliamo di bastoni da golf di serie, dobbiamo pensare che la scelta sarà per forza limitata anche se in questi ultimi anni si è ampliata e con la possibilità di semi personalizzazione si è fatto un altro passo avanti rispetto al passato, ma dietro l’offerta ci sono sempre ragioni commerciali. Al di fuori delle tolleranze di produzione che non permettono di ottenere le specifiche dichiarate, le aziende devono sempre provare a fornire un modello “standard” che accontenti la maggior parte dei golfisti, lasciando con l’amaro in bocca tutti coloro che avranno caratteristiche distanti da quelle presenti su quel bastone; statiche e dinamiche.

La differenza di un bastone su misura è che la scelta dei componenti da cui possiamo attingere è a priori più ampia visto che abbiamo a disposizione l’intero mercato. Scegliendo una testa del bastone che più si addice a noi tecnicamente, ma che sarà anche di nostro gradimento alla vista e per materiali e processi produttivi, in quanto non dimentichiamo che  qualunque bastone che sulla carta appaia perfetto, se non verrà accettato da chi deve giocarci, non giocherà mai. Continuando, potremo scegliere lo shaft che fra i modelli in “after market ” sarà sicuramente un prodotto superiore rispetto a quelli offerti in “primo equipaggiamento”  e la scelta è a 360°  in termini di peso/profili e materiali e in ultimo il grip completerà l’opera a livello estetico, ma non dimentichiamoci dell’importanza che riveste tecnicamente e quindi creare il giusto diametro e il giusto peso e utilizzare la giusta tipologia, in modo che il cocktail dei componenti una volta assemblati sia ad hoc in termini di lunghezza,peso,angoli e bilanciamento per il golfista in questione che dovrà giocarci. Per quei giocatori alti di handicap che sono piuttosto discontinui in termini di ripetitività e consistenza, il bastone su misura li aiuterà a minimizzare i loro difetti di swing. Nel senso che se fanno slice, continueranno a fare slice finché non riusciranno a cambiare il movimento, ma se si ostineranno a giocare con certe tipologie di bastoni il divertimento che dovrebbe derivare dal gioco si trasformerà in totale delusione. Con le dovute modifiche all’attrezzatura invece vedremo il difetto del volo della palla diminuire e trovando un po’ più spesso il fairway anche il resto del gioco ne godrà.

Un’azienda per quanto possa cercare di personalizzare un bastone da golf, non sarà mai in grado per tempi,costi e organizzazione di personalizzarlo come un clubmaker professionista di buon livello, visto che le variabili su cui si può intervenire sono addirittura 22. Certo non tutte le 22 variabili sono variabili principali o variabili “A”, ci sono anche variabili secondarie o “B” che avranno un effetto minore nel cambiamento/miglioramento del gioco e/o del volo della palla e addirittura un ulteriore downgrade a variabile “C” per alcune specifiche che avranno un effetto quasi trascurabile sul miglioramento del gioco. Ovviamente come clubfitter, non guarderò una ad una queste varabili, ma una volta identificate le problematiche di quel dato giocatore dopo un’attenta analisi all’interno di una sessione di fitting , ricercherò sempre in primo luogo  le eventuali anomalie “A” perchè una volta sistemate il giocatore si accorgerà immediatamente del miglioramento, ottenendo un chiaro,visibile,tangibile cambiamento in meglio e nulla verrà lasciato al caso. Questa diversificazione è stata fatta dal noto Clubmaker/Clubfitter e oggi produttore di componentistica per clubmakers Tom Wishon.

Io e Tom Wishon – Tampa (FL) USA – 2008

Tom Wishon è sicuramente uno dei più grandi esperti viventi in termini di conoscenza dei bastoni da golf, con 38 anni di studio dei bastoni e fondatore e presidente della Tom Wishon Golf Technology, ex professionista di golf della PGA Americana, per 11 anni nel panel tecnico di Golf Digest, ha progettato oltre 50 nuove teste di bastoni con innovazioni che lo consacrano come l’unico nel mondo dei progettisti di bastoni da golf ad avere fatto ciò e i suoi modelli hanno vinto sia sul PGA Americano che in Ryder Cup. E’ stato il clubfitter del compianto Payne Stewart  e Scott Verplank oltre ad altri giocatori di fama internazionale e di due presidenti degli Stati Uniti. Ho avuto l’onore di conoscere Tom Wishon, oltre a partecipare a seminari dove lui era relatore, di studiare i suoi libri e anche di avere degli scambi di idee via e-mail direttamente con lui.

Vediamo di seguito quali sono le 22 variabili suddivise per area:

Testa del bastone

Shaft

  • Peso
  • Flessibilità
  • Profilo della flessibilità
  • Torque
  • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento

Grip

  • Tipo
  • Misura
  • Peso

Bastoni assemblati

  • Lunghezza
  • Swingweight/MOI
  • Peso Totale
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

Ora, non è che quando un giocatore si presenta chiedendo un bastone su misura con delle richieste del tipo: colpire la palla lunga,diritta e forte e fare par su tutte le buche , magari essendo un giocatore dalle capacità golfistiche limitate e non proprio atleticamente in forma, noi saremo in grado di accontentarlo; perchè pur migliorando sensibilmente la qualità dei suoi colpi, il suo livello medio basso non gli permetterà comunque di diventare un giocatore scratch con la sola attrezzatura personalizzata. Lo stesso dicasi se la richiesta fosse per ottenere un drive che gli permetta di mandare la palla a 250mt. Se la bassa velocità della testa del bastone e le scarse caratteristiche dello swing non saranno consone, non sarà possibile raggiungere quel risultato. D’altro canto come ho scritto sopra se lo stesso giocatore insiste a giocare con attrezzatura sbagliata, una volta creato il drive adatto a lui la distanza aumenterà esponenzialmente e anche la precisione, ma i 250 mt. resteranno un sogno, a meno che anche le prestazioni fisiche e lo swing non crescano altrettanto nella giusta direzione.

Come mia abitudine cerco di spiegare meglio  che posso, approfondendo, ma senza entrare troppo nel tecnico e spero di esserci riuscito, altrimenti faremmo un corso di clubmaking/fitting. Vorrei concludere aggiungendo gli effetti primari “A” e secondari “B” delle 22 variabili presentate qui sopra nell’articolo così che anche voi possiate comprenderne la correlazione:

DISTANZA

Effetto “A”

  • Loft
  • Lunghezza del bastone
  • Peso totale
  • Peso dello shaft
  • Swingweight/MOI
  • Roll (Drive)

Effetto “B”

  • Momento d’Inerzia (MOI riferito all’asse del centro di gravità)
  • Roll (Legni da terra)
  • Posizione del Centro di Gravità
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Flessibilità dello shaft
  • Profilo della flessibilità dello shaft
  • Disegno della faccia

PRECISIONE

   Effetto “A”

  • Angolo di lie (Ferri corti e medi, Wedges, putter)
  • Lunghezza
  • Angolo della faccia (legni)

Effetto “B”

  • Face Progression/Hosel Offset
  • Shaft Torque (Legni)
  • Momento d’inerzia della testa del bastone (asse dello shaft)
  • Posizione del Centro di gravità
  • Peso Totale
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Diametro del grip
  • Peso dello shaft
  • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento dello Shaft
  • Swingweight/MOI del bastone

TRAIETTORIA

   Effetto “A”

  • Loft
  • Roll (Drive)

Effetto “B”

  • Face Progression/Hosel Offset (Legni,Ibridi)
  • Posizione del Centro di Gravità
  • Flessibilità dello shaft
  • Profilo della flessibilità dello shaft
  • Roll (Legni da terra)

CONSISTENZA

   Effetto “A”

  • Angolo di lie (ferri, wedges, putter)
  • Angolo della faccia (legni)
  • Lunghezza del bastone
  • Swingweight/MOI
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

Effetto “B”

  • Roll (Legni)
  • Bounce (Ferri, wedges)
  • Raggio e larghezza della suola (Ferri,wedges)
  • Peso dello Shaft
  • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
  • Diametro del grip
  • Peso totale
  • Posizione del Centro di Gravità

FEEL/SENSAZIONI

   Effetto “A”

  • Tipo di Grip/composizione
  • Diametro del grip
  • Swingweight/Moi
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Peso dello shaft
  • Peso Totale
  • Flessibilità dello shaft (legni)
  • Profilo della flessibilità dello shaft (legni)

Effetto “B”

  • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
  • Flessibilità dello shaft (ferri)
  • Posizione del centro di gravità
  • Lunghezza del bastone
  • Profilo della flessibilità dello shaft (Ferri)

Bene, direi che una volta in possesso di queste informazioni, saremo in grado di intervenire “primariamente” su quelle specifiche che sono di maggior importanza sull’effetto del gioco, con un po’ di allenamento si arriverà a padroneggiarle e quindi a comprendere meglio su quali caratteristiche del bastone operare. Ricordiamoci inoltre che le specifiche sopra riportate sono inerenti solo ed esclusivamente per i bastoni e se la palla volerà alta per un difetto di “swing”, la correzione che ne deriverà cambiando o modificando tale specifica ce ne farà notare il cambiamento senza aver modificato il nostro swing.

Concludendo, ecco perchè non si possono confrontare dei bastoni di serie con quelli costruiti “realmente” su misura. Per realmente intendo dire con cognizione di causa e giusti materiali assemblati al fine di ottenere le migliori performances per quel giocatore. Per ripetermi, non è che se avrò dei “super componenti” e li “incollerò” insieme otterrò un bastone “super” per forza, il solo top di gamma non giustifica la perfetta riuscita e viceversa. Bisogna avere componenti di buona/ottima qualità, ma soprattutto che le specifiche una volta assemblati i componenti, siano quelle corrette per il golfista che dovrà giocare con quel bastone.

Come per un vestito, se avete avuto l’occasione di provare vestiti fatti su misura per voi fatti da un buon sarto e soprattutto quando le vostre caratteristiche fisiche non sono proprio “classiche” capirete cosa voglio dire. Buon gioco!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ? – Update –

Titolo:  TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ? – Update –

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 680

Ciao, ho deciso di scrivere un mini articolo solo per dare seguito a quello che avevo scritto nel primo articolo TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ? e anche perchè gli update che avevo aggiunto non venivano letti perchè nessuno sapeva degli inserimenti, visto che la data originaria dell’articolo risaliva al 19 gennaio 2012.

Nell’articolo originale avevo scritto che avrei avuto modo di provare il TrackMan III e il Flightscope X2  nel mio locale indoor con un lato utile di 6,5 mt. e la mia preoccupazione era di investire in un prodotto molto costoso che utilizza la tecnologia radar, che è lo stato dell’arte in quanto a fruibilità e precisione dei dati rilevati in ambiente esterno, ma in ambiente indoor non è proprio la stessa cosa, soprattutto per quanto riguarda il dato del backspin.

Come sapete il discorso nasceva perchè il nuovo prodotto della Flightscope è stato dichiarato comparabile ed altrettanto preciso come il TrackMan III, la differenza è che bisogna spendere € 10.000 in più per il TrackMan. Fino a qualche anno fa la differenza era più giustificata dal fatto che i dati del Flightscope (Kudu) erano praticamente inutilizzabili e quindi TrackMan lavorava in regime di monopolio, ma adesso?

Ad oggi la prova l’ho effettuata solo con il Flightscope X2 e l’ho comparato con i miei Golftek Pro III  e Pro 7 e il CG2 della Foresight . Per essere preciso avevo già provato il Flightscope a febbraio con scarsissimi risultati, tant’è che mi ero rassegnato, ma avendo effettuato  il test contestualmente con il ProIII , c’era la possibilità, poi confermata, che l’apparato della Golftek lo avesse disturbato. Questa volta invece i dati rilevati dall’X2 sono stati abbastanza attendibili e la prova è stata effettuata fianco a fianco con il CG2 che per tecnologia differente, rileva sicuramente con maggior affidabilità il dato del backspin in ambiente indoor. Per quanto riguarda le misurazioni effettuate con i ferri i dati delle due unità sono stati abbastanza omogeni, non proprio alla  alla virgola, ma comparabili, con l’eccezione del dato di backspin che anche con il piccolo adesivo incollato alla palla (necessario perchè il radar ne misuri le rotazioni) non faceva rilevare un dato affidabile al Flightscope per ogni tiro. Va detto che ogni tanto anche questo dato era comparabile con il CG2!!! Differente il comportamento con il drive, i dati sono stati sostanzialmente omogenei su tutti i fronti, anche per il backspin. Il perchè? Sinceramente non lo so!

Ho testato poi il mio Golftek contro il CG2 e i dati sono stati veramente identici. Sapevo che i miei apparati per uso indoor sono veramente affidabili, ma con la tecnologia che avanza, la possibilità di lavorare in ambiente esterno e la quantità di dati analizzabili oltre al software molto più avanzato, mi facevano propendere per l’eventuale acquisto. C’è solo un ma, in ambiente indoor ho visto che posso continuare a lavorare con i miei due Golftek perchè più che affidabili, nel frattempo proverò più estensivamente il Flightscope che oltretutto aumenterà di prezzo di un 3% il prossimo primo giugno. Al momento sono molto tentato dal Flightscope, ma devo ancora effettuare la prova con il TrackMan III e vedere quanto si discosta in meglio o in peggio rispetto al Flightscope e la differenza nel software fra i due, utilizzando come termine di paragone i miei Golftek che ho controllato essere validi e nel frattempo lasciare che sia il mercato ad effettuare il livellamento di prezzo che normalmente avviene quando c’è una sana competizione. Vi ricordo che ci sono sempre quei € 10.000 di differenza fra i due prodotti che non troverebbero giustificazione. Mi aspetto anche un inserimento da parte di TrackMan della possibilità di lavorare in Wi-Fi  con Ipad e Smartphones come già fa il Flightscope e quindi non essendo più così pressato dal fatto di non avere apparati affidabili, posso effettuare la mia scelta con maggior calma, pur sapendo che in ambiente tecnologico se uno aspetta sempre la novità non acquista mai.

Vi terrò informati. Stay Tuned!

© Copyright 2012 -2023  Piero Maina – Tutti i diritti riservati

L’angolo di lie….un imperativo!

Titolo:  L’angolo di lie….un imperativo!

Autore: Piero Maina

Conteggio parole:  1343

Come già detto per l’angolo di loft, ribadisco il concetto altrettanto importante di avere l’angolo di lie corretto soprattutto per il set di ferri. Ma anche il putt non sarà da meno, mentre questa variabile diventa di minore importanza sui legni da terra e ancor minore sul drive, ma non totalmente trascurabile.

Per definizione l’angolo di lie di un bastone da golf è quell’angolo che viene a crearsi fra lo shaft e la testa del bastone quando la suola tocca perfettamente il centro sul suolo dove appoggia.(Vedi qui il disegno per la spiegazione)

Diciamo che per tutti i bastoni nella sacca la correlazione fra lunghezza del bastone e angolo di lie è fondamentale, infatti se utlizzeremo un ferro di lunghezza superiore a quella che dovrebbe essere adatta a noi, con un angolo di lie corretto quel ferro sarà ancora perfettamente utilizzabile (a patto di avere la giusta abilità golfistica e buona coordinazione occhio/mano), al contrario di un ferro dalla lunghezza corretta,ma con un angolo di lie lontano da quello ideale per noi. Io sono solito ribadire che gli angoli soprattutto sui ferri e putt sono un imperativo e ancor più per i ferri alti di loft (dal ferro 8 in su), questo perchè il lie è il principale responsabile della direzione e quindi precisione nel colpo effettuato. Comunque anche per i ferri lunghi, c’è l’influenza a livello di solidità del colpo e quindi vedremo cambiare drasticamete in meglio anche un ferro 3 che per il suo ridotto loft (circa 21°) non sembrerebbe avere importanza per un angolo di lie ottimale, ma quando il lie sarà corretto il beneficio che ne trarremo sarà enorme. Ma in che modo il loft correlato al lie ne influenza la direzione?

Guardando  l’immagine qui a fianco capirete meglio cosa fa in pratica il lie sbagliato.

Chiaramente il disegno non ci spiega tutto e adesso vi chiedo di fare spazio alla vostra immaginazione. Se immaginate un ferro 8 l’esempio è perfetto. Nel caso di di sinistra il lie risulta essere troppo upright perchè il segno lasciato sulla suola del ferro è verso il tacco, di conseguenza la palla volerà verso sinistra proprio per effetto del loft. Nel mezzo dove la suola tocca il suo centro grazie a un angolo di lie corretto, se anche la faccia del ferro sarà orientata perpendicolarmente all’obbiettivo avremo un volo di palla perfetto e nell’ultimo esempio a destra,visto il lie inclinato verso la punta e quindi troppo flat, avremo un volo di palla verso destra sempre per effetto del loft “inclinato”. Un ferro 8 misura mediamente 39° di loft e pertanto se il bastone fosse ulteriormente inclinato a sinistra verso il terreno fino ad arrivare ad appoggiare completamente ad esso, la nostra palla non volerebbe a sinistra di “qualche” grado, ma la faccia del ferro in questione avrebbe una direzione a sinistra di quanti sono i gradi del loft e quindi di 39°. Di converso se i gradi fossero 0 (zero), non ci sarebbe nessuna influenza da parte del loft sull’angolo di lie. Per questo motivo tanto minore sarà il loft e tanto minore sarà l’importanza del lie a livello direzionalità su quel bastone. Forse se inserisco un’altra immagine, questo concetto appena spiegato verrà compreso meglio: In questi esempi viene utilizzato un semplice, ma validissmo strumento per farci comprendere il volo della palla, si tratta di un asticella magnetica che applicata alla faccia del bastone ci permetterà d’immaginare il volo della palla. La prima foto ci mostra un volo di palla con il ferro 8 dall’angolo di lie corretto, la seconda foto ci mostra invece il volo della palla a sinistra determinato da un’alterazione dell’angolo di lie troppo uprigth e quindi sul tacco e l’ultima foto in basso ci mostra l’esempio eccessivo di un bastone che sia appoggiato completamente al terreno con la faccia che mira a sinistra tanti gradi quanto sono i gradi di loft di quel bastone e in questo caso 39° perchè stiamo parlando di un ferro 8 medio. Per una spiegazione più tecnica ed esaustiva cliccate qui: (Clicca per aprire l’immagine) La tavola che avete visto sul link è spinta all’estremo e forse un po’ troppo tecnica, ma questo esempio ci mostra ulteriormente l’importanza di avere l’angolo di lie corretto per chi gioca e tanto più per i bastoni alti di loft che sono quelli che realizzano maggiormente lo score. Infatti anche se effettuerò un colpo perfetto all’asta, se l’angolo di lie non sarà corretto o io compenserò con allineamenti del corpo o del bastone o con apertura o chiusura della faccia il differenziale di precisione o è certo che mancherò l’asta o il green con evidenti conseguenze. Qualcuno potrà contestare il fatto che gli angoli di lie quando vengono misurati in maniera dinamica vengono sempre misurati in condizioni perfettamente in piano mentre nel gioco reale la palla in piano non la si trova quasi mai, ma questo aspetto non deve trarre in inganno. E’ vero che quando troverò la palla più alta o più bassa dei piedi mi allineerò di conseguenza cercando di compensare il dislivello, ma devo sapere che il mio bastone ha gli angoli corretti per me e se effettuerò il colpo in maniera corretta risponderà al meglio.

Ho scritto che il lie viene misurato in maniera dinamica. Infatti staticamente potremmo giungere a conclusioni affrettate. E’ certo che nella posizione iniziale all’address avrò un primo riscontro della correttezza dell’angolo di lie soprattutto se sarò un giocatore dalle caratteristiche morfologiche lontane dagli standard e quindi come già scritto sopra avrò magari bastoni modificati sulla lunghezza, ma che devono poi essere riparametrati nell’angolo di lie. Quello che però non viene mostrato nella posizione statica iniziale è il risultato all’impatto. Pertanto se all’address osservando la punta del mio ferro la vedrò innalzata, non devo pensare che quel ferro sia necessariamente upright per il mio gioco o caratteristiche morfologiche, in quanto nello swing il bastone si muove attorno al corpo in maniera e velocità differenziate a seconda di chi manovra il bastone e anche con shaft dal profilo più o meno rigido. Dal punto di vista della tecnica del golf e della fisica di solito le mani arrivano all’impatto in posizione più alta rispetto alla posizione di partenza annullando quindi l’angolo iniziale e il bastone che si muoverà attorno al corpo, “dovrebbe” per effetto della forza centrifuga e del peso della testa, abbassarsi proprio sulla punta annullando l’angolo iniziale (toe down). Però non sempre questo accade e per tale motivo si controlla il risultato della testa all’impatto mettendo del nastro isolante sotto la suola in  modo che ci mostri i segni lasciati strusciando su una tavoletta adatta allo scopo. La cosa è valida nella maggiorparte dei casi, tranne nel caso di suole dei ferri con raggi troppo arrotondati o cavità dove potremmo ricavare verità falsate. L’esperienza del fitter poi dovrà saper leggere eventuali colpi erratici e quindi raccomando sempre di verificare ogni singolo bastone e cercarne la correlazione all’interno del set testato. Certo se lo swing è “work in progress” si potrà pensare che anche l’angolo di lie potrebbe modificarsi nel tempo, ma sappiate che secondo la mia esperienza questa cosa richiede veramente molto tempo prima di avvenire,se mai avverrà e sono quindi più propenso a pensare che il lie sia come la propria firma.

Un ultima nota va detta appunto sui giocatori asimmetrici i quali si troveranno ad avere i ferri lunghi più upright e i ferri corti più flat e in alcuni casi invece è valido l’opposto. Come al solito non mi fate entrare tropppo nel tecnico, ma vi assicuro che questi casi sono molti di più di quanto possiate pensare.

Chiudiamo con il lie del putt. In questo caso la cosa è ancora più macroscopica e l’avere una testa che appoggi perfettamente al centro è un “must”. Naturalmente a patto di avere la giusta lunghezza con il giusto grip, il giusto peso e il giusto loft.

Mi raccomando fate un check sull’attrezzatura appena potete almeno per gli angoli, potreste scoprire piacevoli o amare sorprese. Buon gioco!

 

© Copyright  Piero Maina – Tutti i diritti riservati

 

Il Grip….”Je damo du giri de nastro….”

Titolo:  Il Grip….”Je damo du giri de nastro….”

Autore: Piero Maina

Conteggio parole:  1781

Oggi parliamo del grip, elemento fondamentale nel trittico che compone il bastone da golf. Come già sapete gli altri due componenti sono la testa del bastone e lo shaft. Il grip quindi non va sottovolatuato in termini di importanza in quanto è l’unico elemento che ci permette di rimanere in contatto con il bastone e ne crea la connessione con il nostro corpo.

Ho dato un titolo appositamente provocatorio a questo articolo sul grip perchè la frase messa fra le virgolette è quella che si sente dire maggiormente qui dalle mie parti anche fra gli addetti ai lavori e da chi cambia i grip abitualmente, ma alla fine “…i du giri de nastro…”  se devo metterli, li metto anch’io, solo che la cosa non funziona propriamente così e quindi cercherò di fare chiarezza su questo elemento.

Premesso che non ci vuole molta scienza per cambiare un grip e a livello di manualità lo può fare anche una scimmia ammaestrata; quello che forse risulterà più complicato è sapere quali sono i parametri di cui bisogna tenere conto. Non esistono “giri di nastro” esistono diametri, diametri ben precisi che vanno raggiunti utilizzando il giusto grip per quel dato “butt” dove verrà installato, oppure per i diametri sopra lo standard, utilizzando tecniche di ingrandimento tramite i famosi giri di nastro o ancora, per i diametri sotto lo standard, di riduzione utilizzando grip dal diametro differente o tecniche di montaggio diverse.

Spieghiamoci meglio: Il diametro standard per un grip da uomo viene SEMPRE misurato a 2 pollici (5,08 cm.), dalla fine del bastone (butt), lateralmente. Questo anche perchè il grip oltre ad essere prodotto con sezione totalmente circolare chiamato “round”, viene proposto anche “ribbed” e quindi con una costoletta che normalmente viene montata in posizione posteriore. (Attenzione a non montare un grip ribbed con la scritta dietro (back) perchè lo montereste in posizione sbagliata e quindi questo processo può essere attuato solamente per grip round). Quale sia meglio utilizzare fra ribbed e round è totalmente soggettivo e ci sono giocatori di torneo che giocano con i grip ribbed e altri fra cui Tiger Woods che utilizzano grip round. Per la cronaca Tiger utilizza grip “Full cord” (tutta corda) round montati con la scritta back. Comunque anche i giocatori che sono soliti utilizzare grip ribbed, almeno sui wedges utilizzano grip round, visto che con i wedges giocheranno colpi con la faccia del bastone non sempre square e quindi è bene non avere “distrazioni” nelle mani. Tornando al nostro diametro standard uomo, il diametro che dovremo ricavare a 2″ (5,08 cm.) dal butt misurato lateralmente sarà di 0.900″ ( 2,286 cm.). Ho riportato qui per referenza le misure convertite in cm., ma d’ora in poi scriverò utlizzando misure in Imperial, visto che tutto ciò che è golf viene sempre presentato con misure Anglosassoni e per chi non avesse dimestichezza, sui calibri esiste sempre la doppia misurazione per chi la volesse anche nel sistema metrico. Torniamo a noi.

Abbiamo imparato che la misura standard uomo è di 0.900″ misurata a 2″ dal butt lateralmente. Esiste solo questo diametro come referenza ed eventualmente la misura standard per i grip da donna che è 0.850″. Il problema però è che non sapendo queste cose, nè sapendo dove misurare crediamo a torto che tutti i diametri siano uguali e quando qualcuno si lamenta che il grip è troppo piccolo rispetto alle sue mani o al suo modo di impugnare il bastone, allora si generalizza dicendo “…je damo du giri de nastro…”. Purtroppo i diametri interni dei grip non sono tutti uguali, così come i diametri del butt dello shaft non sono tutti uguali e quindi se un grip da uomo M60 sarà montato a regola e verrà installato su uno shaft dal diametro del butt di 0.600″, allora si che otterremo i famosi 0.900″ che sono il diametro standard, ma spesso il grip è M58 o L58 e il butt 0.580″ o 0.620″ oppure il grip viene montato stirandolo troppo e allora le cose cambiano.

Come al solito non voglio fare un articolo troppo tecnico che spieghi come ottenere i vari diametri, ma solo orientare il giocatore medio verso una conoscenza maggiore e a non fare o farsi fare lavori improvvisati che invece di aiutarlo lo danneggeranno. Un’altra problematica che sorge alla sostituzione del grip può essere quella dell’alterazione dello swingweight. I grip sono prodotti in misure,materiali e pesi diversi, pertanto anche lo swingweight può cambiare. Un punto di swingweight equivale a 2 gr. e per ogni 5 gr. +/-  di differenza nel grip  potreste vedere cambiate le caratteristiche di gioco nel vostro bastone senza rendervi conto del perchè.

Torniamo ai nostri diametri prima di chiudere l’articolo. Ricordate che nel mondo del clubmaking si è soliti partire dalle misure standard e a chi richiede misure superiori allo standard men si procederà con questa scala in frazioni di pollici: + 1/64″, + 1/32″, + 1/16″ (Midsize) e + 1/8″ (Jumbo) per i grip più grossi; chi invece richiederà misure più piccole otterrà -1/64″ under lo standard men per poi arrivare alle misure da donna. Non necessariamente solo da donna, ma anche per mani di golfisti sia maschi che femmine che necessitano di misure più piccole di quelle soprammenzionate con questi diametri: per le misure over lo standard donna avremo +1/64″ e +1/32″ e -1/64″ under lo standard donna per quelle più piccole fino ad arrivare alle misure da bambino.(diametro per shaft da 0.500″). (Nota:Va da se che si possono ricavare anche misure intermedie rispetto a quanto sopra riportato, ma queste sono le misure di riferimento nel mondo dei bastoni da golf).

Il discorso dei diametri se compreso non è cosi difficile, ma bisognerà tenere conto di tutte le variabili in questione, tra cui anche lo spessore del nastro da utilizzare per ingrandire il diametro e anche del peso di quest’ultimo ed inoltre anche della grandezza delle mani che impugneranno quel tale bastone e il modo in cui verrà grippato che viene influenzato non solo se il bastone sarà tenuto più o meno fra le dita o il palmo, ma anche dalla postura tenuta all’address e quindi dal lie del bastone.

Anche i materiali hanno la loro importanza nel “feeling” del grip e attualmente c’è veramente l’imbarazzo della scelta per disegni, colori e densità delle gomme utilizzate. Ad esempio i grip costruiti con la corda hanno si il vantaggio di dare maggiore “trazione” in caso di mani sudate o di tempo bagnato, ma di contro danno al giocatore sensazioni più “dure/sgradevoli” soprattutto se usurati o sporchi. Una parola anche per chi soffre di artrosi/artrite; per loro va bene anche un grip normale, ma un diametro molto più grosso può essere un valido aiuto fino ad arrivare ai grip specifici costruiti con delle protuberanze che riducono le vibrazioni e permettono di tenere il grip anche se le mani non chiudono bene. Non sottovalutate il materiale che utilizzerete per i vostri grip, sceglietelo con cura e avrete una valenza in positvo se le sensazioni ricavate saranno di comodità e controllo.

Un ultima nota è per l’eventuale ingrandimento del grip sotto la mano destra. Come sapete i grip si riducono di diametro scendendo verso il basso e quindi avremo un diametro nettamente inferiore sotto la mano destra (per i giocatori destrorsi), anche se a seconda della tecnica che utilizzeremo per grippare il bastone questo non sarà un problema. C’è comunque un metodo per aumentare il diametro sotto la mano destra, naturalmente senza infrangere le regole del golf che non vogliono “rigonfiamenti” lungo il grip dei ferri e legni. Se installeremo ad arte questi spessori ottenuti con il nastro il tutto sarà ritenuto regolare e permetterà ad alcune categorie di golfisti di trarre beneficio da un diametro meno ridotto sotto la mano destra e quindi di evitare eventuali “rigrippamenti”  involontari soprattutto all’apice dello swing oppure una vera e propria sensazione sgradevole nel sentire la mano destra “vuota”, spesso dovuta anche al modo di impugnare il bastone.

A questo punto qualcuno si domanderà:” ma se il grip con cui attualmente gioco non è della grandezza adatta a me, in quale tipo di errore incorrerò?”  La risposta non è una sola e bisognerà anche vedere se il grip è troppo piccolo o troppo grande. Come già esposto sopra, il grip è l’unico elemento che ci consente di mantenere il contatto con il bastone e di controllarlo durante lo swing, soprattutto nell’area d’impatto, permettendoci di effettuare correttamente la rotazione degli avambracci e il rilascio dei polsi. Quindi a grandi linee per grip dai diametri troppo grossi si potrebbe rilevare una diminuzione nelle sensazioni e una ridotta mobilità nell’azione dei polsi con un’affaticamento degli avambracci e quindi uno scarso “release” e pertanto la difficoltà a chiudere i colpi che tenderanno a terminare verso destra rispetto all’obbiettivo o anche la tendenza ad impugnare il bastone più corto per ricercare un diametro più confortevole. Di converso un grip dal diametro troppo piccolo potrebbe darci una sensazione di “vuoto” nelle mani con conseguenze di avere il bastone troppo mobile e questo ci farà probabilmente stringere troppo il bastone causandoci tensioni negli avambracci, non consentendo ai polsi di lavorare nella maniera ottimale. Ma anche di avere troppa azione di mani proprio perchè troppo piccoli e quindi con una tendenza a tirare la palla verso sinistra rispetto all’obbiettivo. Diversamente dal grip troppo grosso poi, si tenderà ad impugnare verso la fine del bastone alla ricerca di un diametro maggiore con il rischio di perdere il controllo del bastone soprattutto all’apice dello swing

Non dimentichiamoci il grip del putt, qui il discorso è ancora più importante e trovare il giusto equilibrio fra peso, grandezza, forma e materiale è parte del processo di fitting del putt. Oggigiorno vengono prodotti grip di dimensioni enormi con pesi ridotti anche a 50 gr. per misure jumbo (che è il peso di un grip standard), contro i 250 gr. di qualche anno fa. Questo vuol dire il poter “sentire” ugualmente il peso della testa ed avere un’azione minore dei polsi/mani. Di base un grip più grande dello standard, diciamo pure midsize sarà più tollerato sul putt, ma è sempre bene verificare per ogni giocatore quali sono le sue necessità e di come il grip si integrerà su quel dato putt. Non dimentichiamo anche il piacere visivo che è poi l’aspetto mentale che nel golf è determinante. Questo per dire che comunque il grip oltre ad essere l’unico punto di contatto con il bastone è anche un elemento di “feeling” e quindi sono anche le sensazioni e il modo di impugnare che ci faranno capire il diametro più adatto a noi senza tenere conto delle sole tabelle di misurazione di partenza. Chiudo ricordandovi che se volete montarvi i grip da soli, potete pure farlo, ma almeno fatelo bene e con le giuste conoscenze. Buon gioco!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

Titolo: LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 1671

Oggi parliamo della lunghezza del bastone da golf e non dell’organo sessuale maschile. Eppure quando tocco questo tasto sembra che l’oggetto al centro della discussione sia proprio lui. Di seguito cercherò di analizzare meglio l’argomento, senza entrare troppo nel tecnico e spiegare perchè in questo caso e  MEDIAMENTE, corto è meglio.

Guardiamo come si è evoluta la situazione negli ultimi 30/40 anni e guardiamola in maniera differenziata tra ferri e legni. Fino all’inizio degli anni 70 la lunghezza standard di un ferro 5 era di 37″ e l’incremento/decremento per i ferri più lunghi e più corti era come ai giorni nostri di 0,5″ (mezzo pollice). A metà degli anni 70 si è cominciato ad introdurre sul mercato i primi shaft in grafite che sarebbero stati poi utilizzati con le stesse teste utilizzate per i più pesanti shaft di acciaio. Pertanto l’unico modo per commercializzare i ferri con shaft in grafite senza sbilanciarli troppo con l’immissione di peso nei posti sbagliati, fu quello di allungarli da 0,5″  a 1″ (un pollice= 2,54 cm.). In questo modo lo swingweight avrebbe avuto un valore accettabile; lo standard per un ferro 5 diventò quindi 37,5″/38″. Attualmente lo standard medio per un ferro 5 è oramai di 38″ per tutte le produzioni, sia acciaio che grafite con alcune eccezioni di bastoni più corti (mercato Giapponese soprattutto) e anche più lunghi negli ultimi tempi (vedi Taylor Made Burner,etc.) sempre per rincorrere il mito della distanza. Il fatto che oggi lo standard sia per tutte le produzioni a 38″ è anche dovuto al fatto che le teste prodotte dalle grandi case nascono con pesi differenziati a seconda se saranno destinate a shaft in grafite o shaft in acciaio; contestualmente anche il mercato degli shaft è cambiato rispetto al passato e oggi esistono shaft in acciaio ultra leggero e shaft di grafite dalle grammature extra pesanti.

Per i legni il discorso è diverso. Fino a metà degli anni 70 avevamo disponibili solamente teste in legno di piccole dimensioni e senza facce “dall’effetto trampolino” e con il solo shaft in acciaio disponibile e una lunghezza standard per quel tempo che era di 43″ . Con quelle specifiche, addirittura 20/25 anni prima, golfisti come ad esempio Ben Hogan, che non era di certo un gigante in quanto era alto 174 cm. per 66 kg. di peso,  riuscivano a tirare la palla anche a 300 yarde (270 mt.) di distanza, considerando pure che le palle non erano costruite con la tecnologia odierna.  Attualmente 43″ è lo standard di lunghezza per il legno 3 e per alcuni modelli si è superata anche questa lunghezza, rendendoli molto difficili da usare per un giocatore medio soprattutto da terra. Come per i ferri, quando per le stesse teste sono stati resi disponibili shaft in grafite, la lunghezza standard fu innalzata a  43 1/2″ (per lo stesso discorso dello swingweight spiegato sopra per i ferri). Negli anni successivi anche il mercato del drive ha subito variazioni, sia per la produzione di teste in metallo dagli inizi degli anni 80 che nella produzione degli shaft che nel tempo sono diventati praticamente solo di grafite e dal peso sempre più ridotto. Gli shaft in acciaio disponibili 40 anni fa erano molto pesanti, nell’ordine dei 120 gr. Come ho scritto sopra invece, la tendenza è andata verso la grafite e verso la leggerezza, questo per il solito motivo che un bastone più leggero e più lungo viene “swingato” ad una velocità maggiore e se il giocatore riuscirà a colpire la palla con il centro della faccia, vedrà la stessa partire più forte e di conseguenza farà più distanza. Ad oggi sui drive gli shaft standard hanno un peso medio di circa 60 gr., ma troviamo sempre più presenti anche in primo equipaggiamento shaft di 40 gr. e lunghezze di oltre 46″. Sappiate che fino agli inizi degli anni duemila lo standard non era cambiato di molto rispetto al passato ed era quindi fissato a 43,5″ / 44,5″, poi nell’ultimo decennio si è saliti velocemente fino a superare i 45″ /45,5″ che è lo standard attuale, ma sempre di più troverete modelli iper leggeri e iper lunghi fino a 46,75″. Si è passati dalle teste in Titanio di 3/5 anni fa pesanti circa 200gr./210gr.. a teste al di sotto dei  190gr. e shaft leggeri fino alla soglia dei 40gr. aggiungete una riduzione di peso anche per i grip che dal peso medio di 50 gr., sono scesi fino a raggiungere i 30 gr.  per ottenere drive dalla massa totale di 260gr./270gr. circa, contro i modelli di pochissimi anni fa, (ma alcuni drive attuali rispettano ancora le vecchie specifiche di 200/210 gr. per il peso della testa) che avevano un peso totale medio di circa 320 gr.. Fra i modelli di ultima generazione iper lunghi e i drive classici, stiamo parlando di una differenza di massa di 50/60 gr. che uniti alla lunghezza maggiore di anche 1,5″ (3,81 cm) vogliono sicuramente dire velocità della testa del bastone maggiori, anche nell’ordine medio di 4 mph e punte fino a 6 mph, che se ben gestite ci permetteranno di colpire la palla con il centro della faccia del drive con un guadagno nel volo della palla fino a 8/12 mt. in più. Quindi la ricetta, soprattutto per i drive sembra essere abbastanza semplice eppure tutto questo ritorno in distanza di solito non c’è e sono pochi i golfisti che ne beneficiano mantenendo il controllo e quindi senza sacrificare la dispersione/precisione. Si perchè anche chi colpirà la palla con il centro della faccia e con il giusto angolo di attacco e la colpirà con il giusto loft dinamico facendola partire sul giusto angolo di lancio e atterrare con il giusto angolo di discesa, se non avrà giuste anche la path (direzione di provenienza del bastone) e il giusto angolo della faccia del bastone rispetto alla path all’impatto,  vedrà si maggior distanza, ma non nella direzione e nei limiti che si era prefissato. E per tutti gli altri? Quelli con swing poco ortodossi e aree d’impatto sulla faccia del bastone più o meno lontane dal centro? Intanto vi assicuro che sono la maggioranza e se non avranno nemmeno le caratteristiche di swing soprammenzionate, gli svantaggi saranno di gran lunga superiori ai vantaggi e la distanza invece di aumentare diminuirà, così come la percentuale di dispersione. Dimenticavo una cosa, dicevo sopra che si potranno guadagnare fino a  8/12mt. , quello che non ho detto è che per 8 metri guadagnati nella media, molti ne perderanno 30. Avevo già scritto in un altro articolo quanto sia necessario, per ottenere il massimo ritorno di velocità di uscita della palla rispetto alla velocità della testa del bastone, (Smash Factor =1,50) riuscire a colpire il centro di gravità della faccia del bastone (che non sempre coincide con il centro geometrico) e di conseguenza fare maggiore distanza. Bene, ma se mancheremo di 1″ questo punto grande quanto una capocchia di spillo, a quanto ammonterà la perdita in distanza se useremo un drive? Risposta: 14%  che si traducono in 28mt. di distanza persa per un drive di circa 200mt. ed essendo la perdita in percentuale, vorrà dire che più “picchierò” la palla e più sarà la distanza che perderò quando mancherò il centro. Con i ferri il discorso si riduce e quando mancheremo il centro di gravità di 1″, la distanza persa si attesterà al 10%. Questo è naturale in quanto l’energia trasferita alla palla sarà tanto minore quanto più mi allontanerò dal centro di gravità. E non crediate che lo “sweet spot” si sia allargato come raccontano molte pubblicità per i drive moderni, la realtà è che la tecnologia e la fisica hanno aiutato tramite l’aumento del M.O.I. (Momento d’inerzia) e facce dallo spessore differenziato a far partire la palla più veloce pur non prendendo il centro e a mantenere una direzione meno dispersiva, ma lo”sweet spot” o centro di gravità resta grande a tutt’oggi come una capocchia di spillo.

Siccome tutta questa apparente tecnologia è studiata da parte delle case costruttrici per far tirare sempre più lungo i propri drive , cito qui da Twitter un tweet di Jan Poulter di qualche giorno fa che è in linea con il mio pensiero e mi ha fatto sorridere e diceva tradotto dall’Inglese :” Stavo guardando la pubblicità delle case per i propri drive, a furia di tirare sempre più lungo oggigorno dovrebbero fare almeno 900 yarde”.

Tutto quello presentato da me in questo articolo è ovviamente un discorso generalizzato e non entra nello specifico, ma interessa la maggiorparte di tutti voi. Ricordate però che non basta avere un bastone più corto per risolvere la cosa, sarà sempre necessario che anche tutti gli altri parametri siano rispettati e diversificati a seconda se stiamo parlando di legni o ferri. Infatti la metodologia per la ricerca della distanza è stata fondamentalmente diversa. Per i ferri il fenomeno dell’allungamento del bastone non è mai andato oltre 1″ rispetto allo standard per ovvie ragioni di gestione del bastone e dello swingweight, pertanto si è percorsa la strada della chiusura dei loft (leggi l’articolo qui) e dell’alleggerimento. Diversamente con il drive il chiudere il loft non significa aumentare automaticamente la distanza come con i ferri e quindi si è percorsa la strada dell’allungamento del bastone oltre che quella dell’alleggerimento e anche della personalizzazione dei parametri “do it yourself”.

Ecco il problema, la gente cerca distanza, gli ingegneri studiano un modo per dare un aiuto ai golfisti che sono il “motore”, ma non girando più veloce il “motore”, si cerca di “dopare” gli organi di trasmissione dell’energia. Tutto perfetto. Dal punto di vista della fisica che è la scienza che governa il golf niente è sbagliato, la fisica è una scienza esatta, ma quello che non fa tornare il risultato dell’equazione del bastone più lungo e leggero e quindi la maggiore distanza è il golfista, il “bug” nella scienza esatta. Considerate poi questo fatto, i migliori giocatori del mondo che sono i giocatori del PGA Tour hanno posto la lunghezza media del loro drive a 44,5″ ancora oggi e se così hanno fatto un motivo ci sarà; più corto vuol dire più controllo, una maggiore consistenza e quindi un contatto del centro della faccia del bastone con la palla più frequente che ci farà fare di conseguenza più distanza. Meditate golfisti,meditate!

Aggiornamento del 22/11/2021

Ho scritto questo articolo quasi dieci anni fa e mi chiedevo se a distanza di tutto questo tempo fosse necessario scrivere un nuovo articolo, ma alla luce dei fatti e anche per avere una continuità, ho preferito aggiungere in calce delle note di aggiornamento e per essere sinceri, avevo già aggiunto degli aggiornamenti riguardo l’andamento della lunghezza del drive durante questi ultimi anni direttamente nell’articolo.

Pertanto, posso dire che l’articolo ad oggi rimane praticamente invariato su tutto, ma qualche parola in più la voglio spendere per quanto riguarda la lunghezza del drive che è il bastone che serve a tirare più lungo in sacca, in seguito ad alcuni episodi accaduti negli ultimi tempi dovuti a sperimentazioni da parte dei top players, uno su tutti Bryson DeChambeau. Come sempre la premessa è d’obbligo, questi giocatori non c’entrano nulla con noi comuni mortali, nel mondo del gioco del golf essi sono dei veri marziani e ciò nonostante, pur potendosi permettere di utilizzare bastoni per noi proibitivi, alla fine scelgono il miglior compromesso tra distanza, precisione e soprattutto la consistenza nell’ambito di gioco. Ricordiamoci che a golf vince chi ne tira di meno e non chi tira più lungo, anche se tirare più lungo può spesso aiutare a tirarne di meno, ma non sempre e all’apice di tutto resta la vecchia e famosa frase :” sullo score si scrive quanto e non come”

Torniamo a noi, le regole del golf consentono l’utilizzo di un bastone di lunghezza massima di 48″, Lunghezza che nelle gare di long drive è già utilizzata, ma come avevo già scritto, non nel mondo del gioco professionistico. Infatti ancora oggi la lunghezza media del drive per i migliori giocatori del pianeta che sono i giocatori del PGA americano, si attesta a 44,50″/ 44,75″ con un margine di discrepanza sia per difetto che per eccesso di 0,5″ (1,27 cm.)

Poi ci sono eccessi sia verso l’alto che verso il basso e vediamo un giocatore potente come Rickie Fowler che utilizza un drive di 43,5″ che ooggi è la misura che spesso si trova su legni 3 in commercio, (per fortuna la maggioranza si attesta ancora a 43″) e giocatori come Bryson DeChambeau e pochi altri che sperimentano lunghezze di 48″ o poco meno. Tenete presente che anche nel caso di DeChambeau o anche Mickelson che ha sperimentato lunghezze in gioco di 47,75″, si possa  tornare sui propri passi e ritornare a lunghezze più umane.

Quindi è stato doveroso aggiungere queste note, ma l’articolo si conclude con le stesse precise e identiche parole al di sopra di queste note e questo a dieci anni di distanza. Anche sul mercato per noi dilettanti, al momento per quanto riguarda la lunghezza si assiste a una situazione stabile, anche perchè lunghezze di 45,75″/46″, sono lunghezze che sono molto difficili da gestire per chiunque e quindi siamo al punto di non ritorno, cioè quando per aumentare la velocità della testa del bastone per poter ottenere maggiore distanza, otteniamo in cambio una diminuzione della stessa, per di più a discapito della precisione e spesso accompagnati da slice più o meno severi.

© Copyright 2012-2024  Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Bounce: Guardiamolo meglio…

Titolo: Bounce: Guardiamolo meglio…

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1352

Stavo ascoltando su Sky lo scorso week end la telecronaca di Silvio Grappasonni che raccontava fra i vari aneddoti, il fatto che molti giocatori, fra cui anche dilettanti di alto livello, e alcuni professionisti aggiungo io, quando parlano di bounce dei wedges non sanno minimamente di cosa si tratta e qual è la sua funzione. Avevo già deciso di scrivere un articolo per questa caratteristica dei bastoni da golf e ancor di più dopo che mi è stato ricordato durante la trasmissione.

Senza voler fare un articolo troppo tecnico, diciamo che l’ angolo di bounce dei ferri è definito come l’angolo misurato in gradi che viene a crearsi quando la parte posteriore della suola è più bassa rispetto a quella anteriore. Maggiore è questo angolo e maggiore sarà quindi il bounce di quel bastone e per i giocatori che fanno fatica ad uscire dalla sabbia, soprattutto quando quest’ultima sarà abbondante e polverosa, questa caratteristica della suola del bastone sarà di grande aiuto per non rimanere con la palla in bunker.

Va detto che il bounce può non essere presente su tutti i ferri o addirittura essere negativo, ma sarà minore su i ferri lunghi e maggiore via,via che saliremo di numero pur non arrivando alle gradazioni che ritroveremo su i wedges. I gradi di bounce di un PW (Pitching Wedge) e di un GW (Gap Wedge), sono mediamente compresi fra 2° e 5°, quelli del SW (Sand Wedge) fra 8° e 14° e quelli del  LW (Lob Wedge) fra 4° e 8°. Le presenti specifiche si intendono solo a scopo rappresentativo e sono la media dei Wedges venduti maggiormente sul mercato, ciò non toglie che possano essercene anche altri con gradazioni e caratteristiche diverse.

Clicca sull’immagine per ingrandire

Per verificare l’angolo di bounce come sopra esposto, basta mettere le suole di un wedge o ferro su un piano come può essere un tavolo e vedrete che quando le appoggerete in posizione di gioco, la prima parte che toccherà la superficie sarà la parte posteriore detta anche “trailing edge” lasciando il “leading edge” ( angolo anteriore che raccorda la faccia alla suola) alzato da terra. Naturalmente su un ferro-3 l’ angolo di bounce sarà veramente minimo o nullo e in certi casi (soprattutto se avremo modificato l’angolo di loft rafforzandolo) addirittura negativo, ma quando arriverete ai fatidici wedges la cosa sarà molto probabilmente più marcata.

Bisogna guardare l’angolo di bounce insieme al tipo di suola del bastone che andremo ad utilizzare, per questo i wedges che troviamo sul mercato hanno caratteristiche a se con suole più o meno larghe e con raggi/curvature che ne determinano usi in situazioni differenti oltre a creare bounce reali differenti rispetto a quanto riportato dalle specifiche. Se giocheremo su terreni fangosi in inverno e rough spugnoso e/o sabbia abbondante il bounce ci aiuterà a districarci meglio da queste situazioni evitandoci di “infilare” troppo il “leading edge” nel terreno/sabbia, ma al contrario quando i colpi verranno eseguiti da terreni duri e/o bunker con poca sabbia o situazioni in cui il bastone farebbe fatica a scavare, va da se che in questi casi una suola più stretta e poco bounce ci farà avere maggior successo e ci eviterà colpi toppati. L’esempio del tavolo che ho fatto sopra per vedere l’angolo di bounce ci fa comprendere cosa succede quando su una superficie liscia e dura si effettua un colpo da golf con un bastone con troppo bounce e magari anche magnificato da una suola più larga e un angolo anteriore più spesso, il bounce rimbalza, facendo venire a contatto con la palla non la faccia del bastone, ma l’angolo anteriore della suola che topperebbe la palla non facendola alzare. Di converso se il terreno sarà morbido e utilizzeremo un wedge dalla suola stretta e poco bounce, sarà probabile che se non “lavoreremo” il colpo e le nostre abilità golfistiche sono mediocri,  il leading edge si conficcherà nel terreno e produrremo una flappa. Il bounce appunto, come dice il suo nome, rimbalza; rimbalzare, questo è lo scopo del bounce. La sua funzione è quella di non fare infilare l’angolo anteriore della faccia nel terreno/sabbia, ma di farlo scivolare al di sotto di essa operando come un ascensore e ci aiuterà a far uscire la palla dal bunker .

Non fate però l’errore di credere che il solo angolo di bounce determini la faciltà di uso del wedge in questione. La correlazione richiede un analisi più attenta che coinvolge più fattori e naturalmente anche l’abilità del giocatore che utilizzerà quel bastone e non ultimo anche la situazione di gioco dove verrà effettuato il colpo. Inoltre il wedge può venire giocato anche con la faccia aperta e sempre a causa del bounce e della larghezza/raggio della suola, il leading edge si alzerà ulteriormente rispetto al terreno causandoci nuove problematiche.

Va detto che quando le capacità del golfista, soprattutto dal bunker sono mediocri, la scelta dovrebbe orientarsi verso wedge con un bounce

Clicca sull’immagine per ingrandire

“effettivo” più generoso. Come si fa a capire qual è il bounce “effettivo”? Ralph Maltby, noto clubfitter e  fondatore della GolfWorks ha sviluppato un metodo che dal punto di vista della fisica ci fa capire che il solo angolo di bounce non basta a determinare il suo grado di facilità per uscire dal bunker in certe condizioni di lie/sabbia. E qui entreremmo troppo nel tecnico, ma ho ricostruito una slide qui a fianco che mostra la teoria di Maltby. Per calcolarlo bisogna prima effettuare delle misurazioni con strumenti appositi a partire dal bounce reale, ma anche la larghezza della suola e il suo raggio, l’altezza del “leading edge” dal suolo e del suo raggio. L’area al di sotto della suola che si verrà a creare fra il punto di contatto della suola con il punto di contatto ipotetico del “leading edge”, determinerà la grandezza del bounce “effettivo”. Questo a ricordare che fra due SW di 56° di loft con bounce reale, uno di 14°  e l’altro di 6°, quello con il bounce reale minore se avrà caratteristiche di suola come sopra indicato avrà un bounce “effettivo” molto più ampio di quello con il bounce reale maggiore e in certe condizioni e per certi giocatori sarà molto più facile da giocare.

Ci sono ancora troppe variabili da considerare e ci vorrebbe un libro, fra offset, onset, face progression, grooves, swingweight/MOI e anche come la suola viene preparata tramite il “grinding”, cioè la levigatura che molti giocatori dei Tour maggiori richiedono per le condizioni particolari di gioco che incontrano che può richiedere anche la rimozione del bounce o la modifica sul suo raggio.

E non dimenticate in caso di modifica del loft dei vostri ferri/wedges, di controllare prima quanti gradi di bounce avete a disposizione prima di “chiudere” gli angoli di loft, in quanto il loft è solidale con l’angolo di bounce. Se i loft verificati corrisponderanno a quelli dichiarati dalla casa costruttrice, anche i gradi di bounce saranno quelli dichiarati.  Di solito se agirete rafforzando di 1° / 2° il vostro angolo di loft, non dovreste incontrare problemi, ma soprattutto sui ferri lunghi dove il bounce è di solito minore, rischiate di trovarvi un bounce negativo e per chi ha un angolo di attacco un po’ troppo verticale (steep) e tenderà ad andare “addosso” alla palla, rischierà di vedere infilare la lama del ferro nel terreno più spesso, ovviamente se “indebolirete” il vostro angolo di loft, il bounce aumenterà di tanti gradi quanto cambierete il loft. Viceversa se modificherete solo l’angolo di lie, non modificherete altro al di fuori del lie. Con il loft invece si modifica sia il bounce che l’offset/face progression.

Avevo iniziato dicendo che non volevo fare un articolo troppo tecnico e quindi terminerò qui aggiungendo che nella scelta di un wedge bisognerà sempre tenere conto di chi sarà il giocatore che dovrà giocare con quel wedge e su quali campi. Riassumendo e tenendo presente che quanto scritto nell’articolo è valido a titolo indicativo e generalizzato, consiglio sempre di verificare con un bravo clubfitter le specifiche dei wedges in questione compresi gli angoli di lie e loft che sono un imperativo.

Buon gioco a tutti!

© Copyright 2012 – 2024 – Piero Maina – Tutti i diritti riservati

TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ?

Titolo:  TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ?

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1430

Dilemma, quale comprare? Possiedo già due launch monitor della Golftek che oltretutto nel mese di luglio 2011 ha pensato bene di fallire. Possiedo il Pro III  e relativo applicativo software e il Pro 7. Sono due ottimi prodotti per uso indoor che utilizzano entrambi la tecnologia dei sensori infrarossi e richiedono quindi una lampada spot al di sopra del tee per effettuare le misurazioni. Peccato perchè la Golftek era sul mercato da 34 anni e i suoi prodotti erano fra i più affidabili e precisi e questo era dimostrato da test effettuati con i robots. Certo questa tecnologia necessitava di un uso indoor o perlomeno la base di partenza doveva essere necessariamente indoor. Il Pro 7 che è stato l’ultimo Launch monitor prodotto da parte di Golftek, aveva ben 86 sensori e procedeva alla misurazione reale di 5 parametri del volo della palla e 7 caratteristiche dello swing. Ripeto che questi dati erano misurati e non calcolati come fanno la maggior parte dei prodotti in commercio.

Non è mia volontà in questo articolo fare nomi di figli e figliastri, né  dire che questo prodotto non funziona, ma voglio solo dire che oggi sul mercato gli unici due prodotti che utilizzano la tecnologia radar in maniera affidabile e che sono realmente un gradino sopra gli altri, sono il Flightscope X2 e il TrackMan III. Anzi va detto che fino all’anno scorso, l’unico,il solo,il vero era il TrackMan II e nessun altro prodotto poteva venire comparato, certamente il prezzo era proibitivo, ma le caratteristiche del prodotto e i dati fruibili che venivano erogati giustificavano in parte il costo di € 20.000,00 + IVA. Inoltre fino a quattro anni fa il TrackMan era utilizzabile solo per uso outdoor, mentre ora è utilizzabile sia indoor che outdoor. Il prodotto è identico, ma c’è una limitazione nel software utilizzato nell’uso indoor, anche perchè il volo della palla e gli altri parametri sono misurati nei primi 3,5 mt. del volo della palla e il resto è frutto di complessi algoritmi che si basano sull’enorme database di colpi giocati in possesso di TrackMan, misurati dal software per uso outdoor. Comunque le ore per utilizzo outdoor, nel caso uno voglia usare il prodotto sporadicamente all’esterno, sono acquistabili separatamente e poi eventualmente dedotte (al 50% del costo), nel caso uno volesse passare dal modello indoor a quello outdoor in maniera definitiva. Quanto costa il modello outdoor? Tanto! Certo bisogna vedere se aggiungere il quasi indispensabile software TPS (TrackMan Performance Studio) e bisogna tenere conto di altri accessori e forme di garanzia che faranno lievitare il prezzo che è ad oggi di € 18.495,00 + IVA al 25%. Si avete letto bene, il paese che emette fattura è la Danimarca e lì la VAT si paga al 25%. Siamo a più di € 24.000, aggiungendo custodia, set up,etc. Il modello indoor è comunque vicino ai € 20.000 IVA compresa (€15.000 IVA esclusa). Stiamo quindi parlando di investimenti importanti, soprattutto per un maestro di golf che voglia utilizzare queste tecnologie per fare lezione e dare quindi valore aggiunto alla sua professionalità e credetemi molti maestri nel mondo utilizzano il TrackMan e dovreste vedere di cosa è capace questo strumento. Lo stesso vale per il giocatore professionista che voglia analizzare le sue sessioni di pratica (oltre 70 top players nel mondo hanno acquistato il TrackMan, fra loro Ian Poulter, Darren Clarke, Martin Kaymer, Edoardo Molinari e molti altri). Le più grandi case produttrici di attrezzatura golfistica hanno acquistato il TrackMan (Callaway,Ping,Titleist,etc.) e pure Royal&Ancient e USGA (I due governing bodies) e in ultimo molti clubfitter che come me necessitano di uno strumento affidabile e preciso per l’analisi dello swing e del volo della palla per poter creare la giusta attrezzatura senza dover fare invalide assunzioni. Certo, ma cifre come quelle riportate sopra per un piccolo imprenditore o per un privato, come e in quanto tempo si ammortizzano? Verrebbe da rispondere mai, ma va da se che in tutti i casi ci vogliono diversi anni. Il R.O.I. qui non mi sembra molto azzeccato,come direbbe l’on. Di Pietro. C’è solo la certezza di possedere uno strumento che ci fornirà dati importanti,precisi,affidabili e quindi a patto di saperne fare buon uso, dati fruibili.

Veniamo ora al confronto, fino alla metà dello scorso anno non esisteva, in quanto Flightscope produceva a suo dire prodotti analoghi al TrackMan (Flightscope kudu), ma il volo della palla non era interamente misurato ed inoltre lo stesso software non era paragonabile, né la calibrazione o il set-up del prodotto erano semplici come il TrackMan. Tant’è che come ho scritto sopra, le case,i giocatori di torneo e tutto il mondo golfistico che contava utilizzava il TrackMan. E’ vero che Flightscope costava e costa molto meno, ma per chi con i dati ci lavora, se questi non sono affidabili e quindi non fruibili,il risparmio non sussiste, anzi è meglio non avere feedback che avere informazioni sbagliate. Ma dall’anno scorso, la Flightscope ha immesso sul mercato  il modello x2i che oltre ad essere accattivante esteticamente, ha caratteristiche davvero interessanti, è utilizzabile sia indoor che outdoor (allo stesso costo), ha la connessione WiFi e quindi è utilizzabile con l’Ipad e altri tablets oltre che con i classici laptops, ha la durata della batteria di 10 ore e tanto altro ancora, ma quello che più interessa è che chi ha potuto testarlo e metterlo in comparazione con il TrackMan III ha ottenuto risultati analoghi per un costo decisamente inferiore. (€ 11.000 circa + IVA al 20%) Il confronto può essere visionato qui.

Quindi, come detto sopra, questo primo articolo non vuole essere di confronto fra i due prodotti, ma mettervi al corrente che sto procedendo all’acquisto di uno dei due, il mio cuore è sempre stato sul TrackMan, ma è anche vero che prima i paragoni non esistevano, oggi troviamo “forse” molto per poco, visto che i dati sono molto simili,ma la differenza di prezzo è enorme. Cosa c’è di così diverso da giustificare tutta questa differenza? Questa è la domanda che si pongono in molti fra gli addetti ai lavori. Non so se è perchè il Flightscope non sia ancora stato testato estensivamente, ma ad oggi Il mondo golfistico che conta continua a rimanere fedele a TrackMan anche se si cominciano a vedere nomi e istituzioni anche nel mondo di Flightscope.

Io prenderò la mia decisione nelle prossime settimane e avrò l’occasione di provare le due macchine prima di decidere. Vi comunicherò la mia scelta non appena sarà stata fatta. Stay tuned!

Update al 16 Marzo 2012: Sono passati quasi due mesi da quando ho scritto questo articolo e non avete avuto più notizie. Semplicemente perchè avevo appuntamento per la prova del Flightscope dopo il 19 febbraio u.s. con il responsabile Europeo, ma non ci siamo incontrati, visto che mi racconta che dopo il PGA Show di Orlando le vendite del Flightscope sono decollate sensibilmente, pertanto è abbastanza impegnato da non riuscire a muoversi e mi ha comunicato che ad oggi il tempo di attesa per l’X2i dopo l’ordine è di circa 5 settimane destinato a salire se ci sarà un ulteriore incremento degli ordini. Siamo comunque riusciti ad organizzare un appuntamento con una persona che possiede l’X2i nella mia zona e potrò finalmente testarlo il 28 Marzo p.v.  Con TrackMan ero rimasto che avrei visionato il TMIII dopo la prova con l’X2i e poi avrei deciso. Al momento non sono pressato e sono convinto che dovranno esserci livellamenti di prezzo che sono fisologici quando non si opera più in regime di monopolio e la qualità dei prodotti diventa simile. So che c’è una nuova release del software per Flightscope in arrivo a breve e mi attendo da TrackMan altre novità a breve, come è logico che accada nel mondo della tecnologia. E’ tutto.

Update al 28 Marzo 2012: Come avevo annunciato ho avuto l’opportunità di vedere il Flightscope X2 all’opera indoor. Purtroppo il primo test non è andato a buon fine, forse per il fatto che abbiamo testato il Golftek e il Flightscope insieme ed essendo il Golftek allineato nel raggio visivo del Flightscope, il primo abbia influenzato le letture del secondo. Oppure lo spazio a disposizione si è rivelato insufficiente, nonostante mi era stato detto il contrario. Avevo 2,10 mt. di spazio dietro la palla e 4,40 mt. di  spazio davanti alla palla al fine di registrarne il volo. I dati elaborati dal FS non erano sicuramente fruibili ed infatti il Golftek ha fornito dati per quella situazione decisamente più veritieri. Prossimamente testerò il FS nuovamente nella stessa situazione con ulteriori accorgimenti e in più aggiungeremo il CG2 della Foresight al test,al fine di avere un ulteriore termine di paragone.

Stay tuned!

TrackMan III con TPS video o Flightscope X2i complete ? – Update –

© Copyright 2012 – 2023   Piero Maina – Tutti i diritti riservati