Archivi tag: clubmaker

Lo Shaft

Titolo: Lo Shaft

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 2.177

Prima pubblicazione: 3 Ottobre 2006 @ 23:36

Ciao a tutti, parliamo oggi di un elemento importante nel bastone da golf: lo shaft.
Come sapete ho suddiviso in 22 le variabili su cui un clubfitter/clubmaker può intervenire per modificare/migliorare il gioco e lo shaft ha 6 variabili su cui intervenire. Ricordiamo qui sotto quali sono:

1)      Flessione

2)      Torque

3)      Peso

4)      Allineamento della spina (assimetricità)

5)      Profilo di flessione

6)      Composizione dei materiali e design

Per praticità non prenderò ogni singolo elemento, ma farò un discorso sommario sugli shaft che comprenderà tutte le variabili sopra elencate. Anche perché se dovessimo sviscerare ogni punto in profondità, non basterebbero 100 pagine!

Il primo mito da sfatare è che lo shaft sia il motore del bastone da golf. Invece, piuttosto che il motore, lo shaft andrebbe paragonato mantenendo l’accostamento automobilistico alla trasmissione dell’autovettura. Il motore è il golfista, colui che genera la potenza da trasmettere alla palla attraverso lo shaft, quindi sarà opportuno scegliere una trasmissione in linea con la nostra potenza. Se abbiamo un motore di una Ferrari con una trasmissione adatta ad una Panda, probabilmente incontreremo qualche problema.

L’esempio scritto qui sopra è naturalmente un caso fra i tanti, ma in effetti scegliere la flessione adatta non è sempre semplice, visto che nel mercato del golf  e ancora di più per quel che riguarda gli shaft non esiste una standardizzazione e peggio ancora l’eventuale flessibilità riscontrata, andrà vista come livello di distribuzione lungo il profilo stesso dello shaft. Infatti negli anni passati per indicare la flessibilità dello shaft, si bloccava la parte terminale posteriore dello stesso (butt) su un pannello che riportava delle scale graduate e si attaccava  alla parte più sottile (tip) un peso che faceva flettere lungo un arco lo shaft. Si andava poi a leggere sul pannello il grado corrispondente che ne determinava la flessibilità. Più avanzato e ancora in uso oggigiorno è l’utilizzo dell’ analizzatore della frequenza dello shaft. In pratica si misura tramite uno strumento elettronico quante oscillazioni fa la parte terminale dello shaft con un peso attaccato . Più la frequenza che si legge è alta e più duro (stiff) è lo shaft. Questo però è vero solo in parte, in quanto se misuriamo solo la frequenza del butt, avremo solo una parte dell’informazione. Per ottenere l’informazione completa, dovrò analizzare le frequenze lungo tutta la sua lunghezza, utilizzando pesi differenti e riportando i valori che otterrò su carta millimetrata o direttamente in forma grafica con un PC e così scopriremo che shaft con frquenza simile nella parte posteriore,(butt) possono variare completamente nella parte mediana e/o finale, fornendo risultati completamente diversi nelle sensazioni ricavate, ma anche nel gioco e nel volo di palla. E questo con flessibilità riportate sulle serigrafie in maniera classica. Quindi crederò di giocare uno shaft R perchè così troverò scritto, ma da quello che ho scritto sopra si capisce che questa classificazione risulta essere troppo semplicistica e non veritiera.

Altra metodologia usata nel mondo del clubmaking per verificare il profilo di flessibilità, è la EI

E sta per  “modulus of elasticity”, che misura la durezza/rigidità del materiale con cui è costruito lo shaft. In particolare ci dice quanta forza è necessaria per deformare quel materiale a un certo livello. Naturalmente l’acciaio avrà un valore E molto alto e la gomma molto basso.

I sta per “area moment of inertia”, che misura la durezza del materiale. Si leggerà un valore I tanto più elevato, quanto più materiale sarà presente e/o per diametri più grandi e/o materiali più duri specificamente.

In Pratica, così come con l’analizzatore di frequenza, qui utilizzando la deformazione dello shaft attraverso una forza applicata nelle varie porzioni dello stesso, invece che attraverso le oscillazioni, ricaveremo il profilo in maniera più stabile e avremo informazioni interessanti su come la flessibilità è distribuita dal butt al tip e come incide sull’angolo di lancio e proprio sull’incidenza nel volo della palla da parte dello shaft vorrei aprire una piccola parentesi.

La prima cosa è la nomenclatura dei vari punti di flessione che ancora oggi si usa (kick point), cercando shaft con kick point alto o basso o medio e non sapendo che anche qui non esiste una standardizzazione e che fra uno shaft con kick point alto e uno basso la differenza a livello di distanza fra i due punti sarà minima, ma diremo per comodità che quando parliamo di kick point alto avremo uno shaft dal tip più duro e viceversa quando parleremo di kick point basso avremo uno shaft con tip più morbido. La seconda e più importante cosa da ricordare è che molti golfisti erroneamente pensano che il volo della palla estremamente alto sia spesso causato da uno shaft troppo morbido o con kick point basso, bene, sicuramente queste due caratteristiche incideranno si, ma non così spesso e nella misura che si pensa. Ci sarà un incremento sia nell’angolo di lancio che nel backspin in maniera corretta, se chi gioca avrà una velocità della testa del bastone all’impatto estremamente più elevata rispetto al range per cui lo shaft è stato prodotto e ancor di più se il giocatore rientrerà in quella piccola minoranza di giocatori con un rilascio dei polsi ritardato e con un angolo di attacco che sarà risalente sulla palla (upswing). Ho scritto sopra in maniera corretta, in quanto avremo un aumento sia nell’angolo di lancio, ma soprattutto nel backspin anche per quei tanti giocatori che attacheranno la palla dall’alto con un’angolo di attacco negativo e in questo caso il backspin aumenterà tantissimo, non a causa dello shaft morbido, ma proprio per un errore di esecuzione, naturalmente la cosa è riferita al drive e in parte ai legni da terra, (3/5) ed è sempre un discorso generalizzato. Detto questo, sarà quindi più una questione di sensazioni provate e di altre cause che non sono imputabili allo shaft che porteranno la palla a volare più alta e se si avrà l’occasione di osservare la posizione della testa del bastone all’impatto attraverso l’uso di una telecamera ad alta velocità, la si vedrà perfettamente diritta e allineata con tutto lo shaft invece che davanti al tip. Per concludere, sappiate che in molti casi avrà maggior responsabilità l’abilità tecnica del golfista che tenderà a far aumentare il loft dinamico all’impatto e dal punto di vista dell’attrezzatura, la maggior responsabilità andrà imputata più  alla testa del bastone che allo shaft, ma anche alla lunghezza e il bilanciamento (SW/MOI- Swingweight/ Momento d’Inerzia)  dello stesso.

Importantissimo per lo shaft sarà il peso, essendo lo shaft primariamente un discorso di sensazioni provate, inoltre il discorso va differenziato fra legni e ferri. Se da un lato c’ è una percentuale maggiore di giocatori che predilige lo shaft d’acciaio con l’uso dei ferri, dovuto sia a sensazioni oggettive che per la ricerca di ottenere maggior consistenza di gioco, dall’altro ci sono giocatori che per problemi articolari o altro non possono giocare con shaft d’acciaio sui ferri; infatti la grande differenza fra gli shaft d’acciaio e quelli in grafite è la netta diminuzione delle vibrazioni, vibrazioni che saranno maggiori negli shaft d’acciaio. Se in passato c’era differenza anche di peso, oggigiorno anche per i ferri si possono trovare shaft in acciaio del peso di 70/80 gr. e di converso la grafite nota per la sua leggerezza si trova  disponibile in grammature extrapesanti, anche oltre 130 gr. Quindi oggi anche fra i professionisti dei vari Tour, Tour maggiori inclusi, troviamo giocatori che giocano con shaft in grafite. Naturalmente una minoranza sul PGA/European Tour e fra i giovani, ma sempre di più fra le donne e seniores che utilizzano anche acciaio leggero e ultraleggero.

Riassumendo, lo shaft che una volta sui ferri veniva venduto quasi esclusivamente in acciaio ( TT Dynamic Gold) e pesante (120/130 gr.) ha via, via visto la disponibilità prima con la grafite, poi con le moderne leghe di acciaio, di avere shaft sempre più leggeri. Lo stesso vale maggiormente per i legni, che anch’essi agli inizi venivano resi disponibili solo con shaft d’acciaio pesanti e poi fino ai giorni nostri si è scesi anche al di sotto di 40 gr.

Sui legni, la caratteristica di avere uno shaft leggero permetterà di ottenere maggiore velocità della testa del bastone e quindi maggior distanza, a patto di avere anche le caratteristiche all’impatto corrette, altrimenti la maggiore velocità della testa, non sempre si tradurrà in maggior distanza. Siccome sui legni la cosa più importante è la distanza, sarà facile capire perché si trovino quasi esclusivamente shaft in grafite. Se pensiamo che il peso è diminuito di circa 80 gr. la differenza è notevole. Certo, difficilmente uno shaft di 45 gr. verrà montato da un giocatore del tour sul drive, anche se ultimamente si trova qualcuno che sta sperimentando questa via e un altrettanta piccola minoranza che utilizza shaft sul drive di 100 gr. (mediamente si va dai 65 agli 80 gr.), ma per i comuni mortali che sono la maggioranza, vale la regola che un bastone più leggero come massa totale sarà più agevole da swingare, quindi ci farà stancare meno e produrrà maggior distanza perchè mosso ad una velocità maggiore a patto di avere anche una lunghezza che si è in grado di gestire e ci faccia colpire la palla col centro della faccia. Va detto che per vedere una certa differenza, il cambio dello shaft in ordine di peso dovrà essere di almeno 40 gr. (discorso diverso per i legni), quindi per i ferri uno switch da uno shaft di 120/125 gr. a uno di 90 gr. farà già sentire una gran differenza, sapendo poi che si potrà scendere ancora 15/20 gr. rimanendo sull’acciaio, o addirittura di più di 40gr se si opterà per la grafite, ma l’importante sarà avere un bastone che oltre ad essere leggero sia controllabile. Quindi via libera alle sperimentazioni, ma con giudizio.

Veniamo alla torsione (Torque), la resistenza dello shaft durante il downswing/impatto all’avvitamento su se stesso se troppo morbido nel tip (parte finale dello shaft). Infatti il peso della testa del bastone applicherà una forza notevole all’impatto (anche più di 1,5 Tons) e quindi anche in questo caso se il materiale non sarà all’altezza della situazione assisteremo a colpi che andranno fuori linea.

Il problema era maggiore con gli shaft in grafite di prima generazione, ma in seguito avendo maggiore expertise sulla costruzione con l’utilizzo di materiali esoterici (boro, zylon, etc.) e sul modo di orientare le fibre anche con la grafite si è riusciti ad avere shaft con torsione minima 1,5° fino ad un massimo di 8°. Con l’acciaio, proprio per la natura costruttiva il range sarà più ristretto, da 2° a 3.5°.

Anche per la torsione sarà logico che un giocatore estremamente potente, con un downswing irruente ed un rilascio ritardato dei polsi, avrà bisogno di un torque più basso (meno gradi = più resistenza alla torsione), ma come linea orientativa, diciamo che un giocatore con tempo veloce ed uno swing aggressivo, non avrà sorprese se il suo range di torque sarà compreso tra 1,5° fino a 4,5°/5°, viceversa un giocatore con velocità più basse (sotto le 85mph con il drive), farà bene a scegliere shaft con torque superiore a 3°, se non vorrà ottenere sensazioni sgradevoli all’impatto anche quando il colpo effettuato sarà perfetto. Ricordo sempre che gli esempi sopracitati sono validi in maniera generalizzata.

Per chiudere parliamo un attimo della famosa “spina” che non è da confondere con quella elettrica, né con la più famosa birra. E’ un argomento che va tanto di moda negli ultimi anni, visto che qualcuno ha investito molte migliaia di dollari, fino a brevettarne il sistema (SST Pure e Peaked Performance). A differenza di quanto molti credono, lo shaft nella sua costruzione tubolare, non è perfettamente simmetrico. E’ vero che pure le regole del golf nella loro appendice II recitano che gli shaft mostreranno le stesse proprietà di flessione in ogni direzione e quindi anche lo stesso grado di flessibilità, ma questo nella maggioranza dei casi non sarà vero (Shaft del passato e shaft di bassa qualità/OEM primo equipaggiamento). Non è che non si possa costruire uno shaft perfettamente simmetrico, ma questo richiederà costi maggiori e quindi le aziende non sono sempre disposte a percorrere quella direzione anche se oggi nel top di gamma la consistenza di costruzione è più che ottima. Il risultato teorico di avere uno shaft disallineato è quello che possa generare dei colpi fuori linea e quindi non si possa ottenere il massimo dal proprio shaft. Qui il discorso è lungo e complesso e non valido per tutti e quindi lo tralascerò. Chiuderei quindi qui il discorso sugli shaft, dicendo che nella grafite i prezzi variano da US$10 a US$ 1.200 e non sempre dietro al prezzo troveremo il valore che paghiamo, o per meglio dire, non è che con uno shaft dal costo di oltre 1.000 dollari aumenterò la mia distanza automaticamente, mentre per l’acciaio il discorso è profondamente diverso e il maggior costo è dovuto a tecnologie veramente innovative. Anche nella grafite troviamo oggi nuovi materiali innovativi e costosi che consentono un miglioramento nella stabilità dei profili e ci sono aziende che riescono a replicare le stesse precise identiche frequenze e quindi profili su tutte le classi di peso degli shaft indistintamente, ma la qualità si paga!

La tecnologia avanza!

© Copyright Piero Maina  2006 -2024  Tutti i diritti riservati

Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

Titolo:  Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 1746

Spesso mi sono trovato a discutere su quanto un bastone da golf su misura/”fittato” possa influenzare positivamente il gioco e naturalmente il dibattito a seconda di chi era l’interlocutore poteva prendere pieghe diverse. Come ho già scritto in altri articoli,  l’ indiano alias il golfista è sicuramente più importante del bastone, in quanto anche con il bastone più performante della terra, se non sarò coordinato non alzerò palla. Viceversa se sarò un golfista particolarmente dotato giocherò con qualsiasi bastone, naturalmente compensando e “mettendoci del mio”, ma saprò con fatica e mestiere, mandare la palla nella direzione voluta. Premesso questo, sono pronto a confermare che non esiste bastone da golf di serie che vada meglio di un bastone fatto su misura da un bravo clubmaker dopo un’attenta sessione di fitting. Sicuramente ci possono essere delle eccezioni, nel senso che un giocatore che sia molto vicino agli standard utilizzati per la costruzione del bastone di serie possa trovarsi bene, ma se lo stesso venisse assemblato nuovamente con specifiche identiche e materiali superiori, si avrebbero altre sensazioni e rese, GARANTITO! (Una piccola parentesi: fare lo score, resta poi un altro mestiere e questo vorrei che fosse chiaro una volta per tutte)

Quando parliamo di bastoni da golf di serie, dobbiamo pensare che la scelta sarà per forza limitata anche se in questi ultimi anni si è ampliata e con la possibilità di semi personalizzazione si è fatto un altro passo avanti rispetto al passato, ma dietro l’offerta ci sono sempre ragioni commerciali. Al di fuori delle tolleranze di produzione che non permettono di ottenere le specifiche dichiarate, le aziende devono sempre provare a fornire un modello “standard” che accontenti la maggior parte dei golfisti, lasciando con l’amaro in bocca tutti coloro che avranno caratteristiche distanti da quelle presenti su quel bastone; statiche e dinamiche.

La differenza di un bastone su misura è che la scelta dei componenti da cui possiamo attingere è a priori più ampia visto che abbiamo a disposizione l’intero mercato. Scegliendo una testa del bastone che più si addice a noi tecnicamente, ma che sarà anche di nostro gradimento alla vista e per materiali e processi produttivi, in quanto non dimentichiamo che  qualunque bastone che sulla carta appaia perfetto, se non verrà accettato da chi deve giocarci, non giocherà mai. Continuando, potremo scegliere lo shaft che fra i modelli in “after market ” sarà sicuramente un prodotto superiore rispetto a quelli offerti in “primo equipaggiamento”  e la scelta è a 360°  in termini di peso/profili e materiali e in ultimo il grip completerà l’opera a livello estetico, ma non dimentichiamoci dell’importanza che riveste tecnicamente e quindi creare il giusto diametro e il giusto peso e utilizzare la giusta tipologia, in modo che il cocktail dei componenti una volta assemblati sia ad hoc in termini di lunghezza,peso,angoli e bilanciamento per il golfista in questione che dovrà giocarci. Per quei giocatori alti di handicap che sono piuttosto discontinui in termini di ripetitività e consistenza, il bastone su misura li aiuterà a minimizzare i loro difetti di swing. Nel senso che se fanno slice, continueranno a fare slice finché non riusciranno a cambiare il movimento, ma se si ostineranno a giocare con certe tipologie di bastoni il divertimento che dovrebbe derivare dal gioco si trasformerà in totale delusione. Con le dovute modifiche all’attrezzatura invece vedremo il difetto del volo della palla diminuire e trovando un po’ più spesso il fairway anche il resto del gioco ne godrà.

Un’azienda per quanto possa cercare di personalizzare un bastone da golf, non sarà mai in grado per tempi,costi e organizzazione di personalizzarlo come un clubmaker professionista di buon livello, visto che le variabili su cui si può intervenire sono addirittura 22. Certo non tutte le 22 variabili sono variabili principali o variabili “A”, ci sono anche variabili secondarie o “B” che avranno un effetto minore nel cambiamento/miglioramento del gioco e/o del volo della palla e addirittura un ulteriore downgrade a variabile “C” per alcune specifiche che avranno un effetto quasi trascurabile sul miglioramento del gioco. Ovviamente come clubfitter, non guarderò una ad una queste varabili, ma una volta identificate le problematiche di quel dato giocatore dopo un’attenta analisi all’interno di una sessione di fitting , ricercherò sempre in primo luogo  le eventuali anomalie “A” perchè una volta sistemate il giocatore si accorgerà immediatamente del miglioramento, ottenendo un chiaro,visibile,tangibile cambiamento in meglio e nulla verrà lasciato al caso. Questa diversificazione è stata fatta dal noto Clubmaker/Clubfitter e oggi produttore di componentistica per clubmakers Tom Wishon.

Io e Tom Wishon – Tampa (FL) USA – 2008

Tom Wishon è sicuramente uno dei più grandi esperti viventi in termini di conoscenza dei bastoni da golf, con 38 anni di studio dei bastoni e fondatore e presidente della Tom Wishon Golf Technology, ex professionista di golf della PGA Americana, per 11 anni nel panel tecnico di Golf Digest, ha progettato oltre 50 nuove teste di bastoni con innovazioni che lo consacrano come l’unico nel mondo dei progettisti di bastoni da golf ad avere fatto ciò e i suoi modelli hanno vinto sia sul PGA Americano che in Ryder Cup. E’ stato il clubfitter del compianto Payne Stewart  e Scott Verplank oltre ad altri giocatori di fama internazionale e di due presidenti degli Stati Uniti. Ho avuto l’onore di conoscere Tom Wishon, oltre a partecipare a seminari dove lui era relatore, di studiare i suoi libri e anche di avere degli scambi di idee via e-mail direttamente con lui.

Vediamo di seguito quali sono le 22 variabili suddivise per area:

Testa del bastone

Shaft

  • Peso
  • Flessibilità
  • Profilo della flessibilità
  • Torque
  • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento

Grip

  • Tipo
  • Misura
  • Peso

Bastoni assemblati

  • Lunghezza
  • Swingweight/MOI
  • Peso Totale
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

Ora, non è che quando un giocatore si presenta chiedendo un bastone su misura con delle richieste del tipo: colpire la palla lunga,diritta e forte e fare par su tutte le buche , magari essendo un giocatore dalle capacità golfistiche limitate e non proprio atleticamente in forma, noi saremo in grado di accontentarlo; perchè pur migliorando sensibilmente la qualità dei suoi colpi, il suo livello medio basso non gli permetterà comunque di diventare un giocatore scratch con la sola attrezzatura personalizzata. Lo stesso dicasi se la richiesta fosse per ottenere un drive che gli permetta di mandare la palla a 250mt. Se la bassa velocità della testa del bastone e le scarse caratteristiche dello swing non saranno consone, non sarà possibile raggiungere quel risultato. D’altro canto come ho scritto sopra se lo stesso giocatore insiste a giocare con attrezzatura sbagliata, una volta creato il drive adatto a lui la distanza aumenterà esponenzialmente e anche la precisione, ma i 250 mt. resteranno un sogno, a meno che anche le prestazioni fisiche e lo swing non crescano altrettanto nella giusta direzione.

Come mia abitudine cerco di spiegare meglio  che posso, approfondendo, ma senza entrare troppo nel tecnico e spero di esserci riuscito, altrimenti faremmo un corso di clubmaking/fitting. Vorrei concludere aggiungendo gli effetti primari “A” e secondari “B” delle 22 variabili presentate qui sopra nell’articolo così che anche voi possiate comprenderne la correlazione:

DISTANZA

Effetto “A”

  • Loft
  • Lunghezza del bastone
  • Peso totale
  • Peso dello shaft
  • Swingweight/MOI
  • Roll (Drive)

Effetto “B”

  • Momento d’Inerzia (MOI riferito all’asse del centro di gravità)
  • Roll (Legni da terra)
  • Posizione del Centro di Gravità
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Flessibilità dello shaft
  • Profilo della flessibilità dello shaft
  • Disegno della faccia

PRECISIONE

   Effetto “A”

  • Angolo di lie (Ferri corti e medi, Wedges, putter)
  • Lunghezza
  • Angolo della faccia (legni)

Effetto “B”

  • Face Progression/Hosel Offset
  • Shaft Torque (Legni)
  • Momento d’inerzia della testa del bastone (asse dello shaft)
  • Posizione del Centro di gravità
  • Peso Totale
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Diametro del grip
  • Peso dello shaft
  • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento dello Shaft
  • Swingweight/MOI del bastone

TRAIETTORIA

   Effetto “A”

  • Loft
  • Roll (Drive)

Effetto “B”

  • Face Progression/Hosel Offset (Legni,Ibridi)
  • Posizione del Centro di Gravità
  • Flessibilità dello shaft
  • Profilo della flessibilità dello shaft
  • Roll (Legni da terra)

CONSISTENZA

   Effetto “A”

  • Angolo di lie (ferri, wedges, putter)
  • Angolo della faccia (legni)
  • Lunghezza del bastone
  • Swingweight/MOI
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

Effetto “B”

  • Roll (Legni)
  • Bounce (Ferri, wedges)
  • Raggio e larghezza della suola (Ferri,wedges)
  • Peso dello Shaft
  • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
  • Diametro del grip
  • Peso totale
  • Posizione del Centro di Gravità

FEEL/SENSAZIONI

   Effetto “A”

  • Tipo di Grip/composizione
  • Diametro del grip
  • Swingweight/Moi
  • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
  • Peso dello shaft
  • Peso Totale
  • Flessibilità dello shaft (legni)
  • Profilo della flessibilità dello shaft (legni)

Effetto “B”

  • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
  • Flessibilità dello shaft (ferri)
  • Posizione del centro di gravità
  • Lunghezza del bastone
  • Profilo della flessibilità dello shaft (Ferri)

Bene, direi che una volta in possesso di queste informazioni, saremo in grado di intervenire “primariamente” su quelle specifiche che sono di maggior importanza sull’effetto del gioco, con un po’ di allenamento si arriverà a padroneggiarle e quindi a comprendere meglio su quali caratteristiche del bastone operare. Ricordiamoci inoltre che le specifiche sopra riportate sono inerenti solo ed esclusivamente per i bastoni e se la palla volerà alta per un difetto di “swing”, la correzione che ne deriverà cambiando o modificando tale specifica ce ne farà notare il cambiamento senza aver modificato il nostro swing.

Concludendo, ecco perchè non si possono confrontare dei bastoni di serie con quelli costruiti “realmente” su misura. Per realmente intendo dire con cognizione di causa e giusti materiali assemblati al fine di ottenere le migliori performances per quel giocatore. Per ripetermi, non è che se avrò dei “super componenti” e li “incollerò” insieme otterrò un bastone “super” per forza, il solo top di gamma non giustifica la perfetta riuscita e viceversa. Bisogna avere componenti di buona/ottima qualità, ma soprattutto che le specifiche una volta assemblati i componenti, siano quelle corrette per il golfista che dovrà giocare con quel bastone.

Come per un vestito, se avete avuto l’occasione di provare vestiti fatti su misura per voi fatti da un buon sarto e soprattutto quando le vostre caratteristiche fisiche non sono proprio “classiche” capirete cosa voglio dire. Buon gioco!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati