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Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

Titolo: Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 2.399

Riprendiamo con questo articolo da dove ci eravamo lasciati  e cioè dopo l’operazione di ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA). Argomento che è stato trattato ampiamente in questo mio precedente articolo. (Clicca qui per l’articolo)

L’ articolo in questione racconta maggiormente come si è svolta l’operazione di ricostruzione dell’ LCA che nel mio caso ha interessato anche la regolarizzazione del menisco mediale sinistro nel corno posteriore e ho parlato anche del primo approccio rieducativo che ho effettuato presso la casa di cura Villa Stuart di Roma. Oggi siamo quasi a cinque mesi dall’intervento e le cose vanno senz’altro meglio anche se durante il periodo trascorso dalla pubblicazione del precedente articolo ad oggi ho avuto altri incidenti di percorso e infortuni che hanno reso le cose già di per se non troppo semplici, ancora più complicate. Ci eravamo lasciati in trentesima giornata circa, per differenza quindi abbiamo cento giorni di rieducazione da prendere in esame, premettendo come mio solito che ogni fisico e persona reagisce in maniera diversa, oltre allo stato di forma che uno possiede, l’età e l’impegno dedicato. Ma guardiamo la MIA esperienza.

I primi trenta giorni nella rieducazione attiva, sono stati maggiormente spesi sugli esercizi isometrici, tesi soprattutto ad “asciugare” il ginocchio, a recuperare l’estensione che è molto più importante del piegamento. Sono senz’altro importanti tutt’e due, ma mentre il piegamento potrà essere recuperato nel tempo gradualmente, se avremo un deficit in estensione, ne risentiremo maggiormente nella nostra deambulazione.  Oltre agli esercizi isometrici da sdraiato con cavigliera da 1Kg/2 Kg, (che nel tempo diventeranno 4 Kg/5 Kg) abbiamo cominciato ad introdurre la camminata lenta su tapis roulant. Molto importante in questo caso è imparare nuovamente ad appoggiare correttamente il piede sul terreno che per forza di cose, non sarà proprio corretto. Ci sarà un atteggiamento difensivo, sia per il dolore che per la paura, oltre ad una effettiva incapacità dovuta anche ad un cambiamento nella propriocettività e ad una vera e propria fatica a distendere la gamba infortunata. Pertanto lo scopo era di imparare nuovamente ad appoggiare il tallone della gamba operata  sul terreno e farlo “rullare” fino alla punta. Questo processo che all’inizio risulterà a seconda dei casi un po’ scomodo, diverrà via, via più naturale. Di solito entro il secondo mese dall’intervento, si abbandona la rieducazione motoria in acqua/piscina, ma nel mio caso ho protratto per due volte a settimana il lavoro in acqua fino a fine Aprile e quindi a oltre tre mesi dall’operazione. Il mio ortopedico, Dr. Prof.  Attilio Rota, primario del reparto ortopedia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, ha voluto un protocollo più conservativo e che premiasse maggiormente il recupero nella mobilità e flessibilità, piuttosto che della massa muscolare e della forza. Lui ha sempre sostenuto che muscolarmente ero avanti con i tempi, a discapito della mobilità. Ha sempre detto, con ragione, che una volta a posto con l’articolazione, sviluppare nuovamente la massa muscolare avrebbe richiesto tempi corti e con meno rischio di compromettere sia lo stato di salute che delle “performances” del ginocchio stesso. Quindi ho passato i tre mesi, (Febbraio, Marzo e Aprile) a Villa Stuart suddividendo i cinque giorni in tre giorni di lavoro a secco in palestra e due giorni in piscina per mobilità a gravità ridotta.

Vediamo meglio in cosa consisteva il mio protocollo a secco, che non è praticamente mai cambiato, se non per l’intensità degli esercizi e anche del carico e magari nell’ultimo mese, si è abbandonata maggiormente l’isometria per far posto al potenziamento e alla propriocettività.

Quindi, dal secondo mese, arrivavo in palestra e cominciavo con 15/20 minuti sulla cyclette della Technogym con freno che nei primi giorni lasciavo a 1 e poi nel tempo ho portato anche a 12 su una scala che arriva a 25. Come ho già scritto qui non dobbiamo lavorare come se gli arti fossero sani e pertanto la potenza sviluppata in watt non sarà elevatissima. Nelle prime sedute sviluppavo da 30 a 70 watt e nelle ultime sedute di fine aprile ho superato i 220 watt, per brevi periodi, anche perché il fiato era corto, ma niente a che vedere con quanto sviluppavo prima dell’incidente. Dopo la prima fase di  riscaldamento sulla cyclette passavo all’ercolina,(cavi) che attaccavo  alla caviglia della gamba infortunata e con i pesi che ho aumentato nel tempo, (5Kg/7 Kg all’inizio e 16 kg negli ultimi giorni) facevo a gamba tesa le estensioni sui quattro lati. 4 serie x 20 ripetizioni. Dopo passavo alla pressa inclinata a 45° e in questo caso siamo partiti con 30kg solo sulla gamba infortunata, per arrivare nel tempo a 60 kg. 5 serie X 20 ripetizioni. Di seguito facevo dei semi squat con la Swiss Ball dietro la schiena, appoggiata ad una colonna, 3 serie x 20 ripetizioni per continuare con le tavolette propriocettive di varie forme e con vari punti di appoggio. Mi esercitavo rimanendo in equilibrio su un solo piede, (gamba operata) o per due minuti in squat/accosciato, spingendo da un piede all’altro su pedana instabile circolare; durissimo! I quadricipiti urlavano vendetta. Poi tornavo a correre sul tapis roulant, ma questo è avvenuto dal mese di marzo  (alternavo il passo alla corsa, partendo da 8 km/h e negli ultimi tempi arrivavo anche a 12 km/h. Facevo 1 minuto al passo e 2 di corsa per 15 minuti. La camminata era fra i 4 e i 6 Km/h con inclinazione a 4°/6°) e solo sul tapis roulant. Su strada ho ricominciato l’altro ieri, (10 giugno) alternando il passo alla corsa per 25 min. e poi passo fino a completare un ‘ora di esercizio, non corro ancora, ovviamente, per un’ora intera e il ginocchio sotto il menisco  mediale operato, ancora “punge” in certi momenti, ma poi passa e il ginocchio è bello asciutto.

Tornando agli esercizi in palestra, dopo la corsa facevo l’ellittica o glidex , con freno a 12 su una scala massima di 25, per 12/15 min senza appoggiare le mani ai sostegni mobili e ritmi di 160/200 per minuto. Finivo con la leg extension, partendo da metà corsa, in modo da non sovraccaricare il neo legamento ed effettuavo vari esercizi di potenziamento del vasto mediale e vasto laterale, con contrazioni di vario tipo.  4 serie da 20 ripetizioni con 15 kg. Poi stretching e ghiaccio e per finire un bel massaggio!

Tempi di allenamento tutto compreso, circa due ore e mezza, mentre in piscina i tempi di esercizio erano inferiori, circa un ora e mezza.

A casa mi allenavo con il P90X nel pomeriggio per tre volte a settimana e il mio ortopedico visto come stavo progredendo mi ha detto che potevo cominciare ad allenarmi da solo e di non andare più a Villa Stuart. Quindi ho ricominciato ad uscire in Mountain Bike (MTB), ma il 15 maggio scorso, sono caduto fratturandomi il gomito sinistro, per l’esattezza il capitello radiale. Sempre a sinistra. Non contento, durante il periodo di immobilizzazione totale che è avvenuto tramite tutore Donjoy, si è formata una tromboflebite venosa superficiale (per fortuna) nella vena mediale del gomito sull’avambraccio e ora sto prendendo forti dosi di eparina (clexane 8.000 U.I. X 2 al giorno). Questi due incidenti, naturalmente hanno rallentato completamente i miei tempi di recupero, perché adesso oltre alla gamba sono infortunato anche nel braccio. Ho continuato ad allenare gli addominali e a fare quello che potevo con il braccio destro. Ad oggi ho ancora dolore, ma da due giorni ho ricominciato ad uscire in MTB e a corricchiare, con le dovute attenzioni. Fermo ancora con i pesi, intanto potenzio le gambe e sabato farò le radiografie di controllo per vedere se la frattura si è saldata correttamente. Porto poi un bracciale compressore per la circolazione sanguigna nel braccio sinistro e spero di riuscire a recuperare la vena. Anche perché nel mese di aprile di trombosi ne ho avuta un’altra, sempre nel braccio sinistro, sempre superficiale nella vena cefalica del bicipite sinistro  e avevo già preso clexane (8.000 U.I. x 2 al giorno) per trenta giorni. Questa tromboflebite si è formata in seguito a una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) con liquido di contrasto e visti i miei trascorsi (l’articolo qui) con le trombosi, si è pensato che abbia qualche problema di coagulazione, ho effettuato uno screening tromboflebitico ed in effetti ho una mutazione genetica dell’ MTHFR – A1298C che è mutato in eterozigosi. Ma sia il C677T che l’omocisteina sono normali e così il fattore V di Leiden e tutti gli altri marcatori. Quindi non sembra una situazione gravissima, ma sono candidato all’assunzione quotidiana di cardioaspirina e a trattamenti anticoagulanti preventivi, in caso di lunghi viaggi in aereo, operazioni chirurgiche o immobilizzazioni degli arti per lunghi periodi. Anche su questo aspetto è bene chiarire perché ogni medico per l’esattezza angiologi, dice la sua e c’è chi dice di prendere la cardioaspirina,chi dice che nel mio caso non serve a nulla, chi dice che avendo l’omocisteina normale, la mia non è una situazione di persona che sviluppa trombosi. Mettetevi d’accordo, qui non parliamo di bastoni da golf, ma della salute di persone.

Rimaniamo in tema con la rieducazione. Il recupero in acqua invece è servito a rieducare il ginocchio senza la forza di gravità che si avverte a secco in palestra e quindi la piscina è una vera manna per chi deve recuperare da un infortunio che ci ha lasciato immobilizzati per un certo periodo. Sia esso un intervento ai legamenti, che alla spalla, anca, gomito, etc. Come ho scritto sopra, ho passato due mesi e mezzo in piscina, al contrario di altri pazienti che avevano cominciato con me, ma dopo il primo mese sono stati dirottati alla sola rieducazione a secco. Pareri discordanti e protocolli differenziati, da medico a medico. E ripeto che sono un atleta e anche in forma, nonostante l’età e ho visto quindi pazienti senza dubbio meno in forma e con muscolatura poco allenata lasciare la piscina anzi tempo. Vedremo nel tempo i risultati.

Il mio ginocchio sta bene e ora sto ritornando piano, piano all’attività normale, farò qui di seguito il punto dopo l’estate, visto che saranno trascorsi otto mesi che per la ricostruzione dell’ LCA con tecnica S+G (Semitendinoso + Gracile) è il tempo per il pieno recupero che si estende fino a due anni per il consolidamento dell’intervento e del neo legamento. La vera prova del nove comunque, l’avrò quando rimetterò gli sci ai piedi, sia per le sensazioni nelle gambe, ma anche per l’aspetto psicologico, visto che scio da sempre e questa volta, mi sono infortunato così gravemente, non facendo allenamento in gigante/super G, ma in una discesa normalissima, in una situazione altrettanto normale e mi chiedo quindi se saprò scendere ancora con la stessa disinvoltura .

Eccoci qui, gli sci sono stati rimessi ai piedi durante le scorse vacanze Natalizie e problemi non ne ho avuti. Non ho fatto allenamenti o altro, ma le curve le ho tirate come al solito, senza esagerare e per brevi tratti, ma come potete vedere dalla foto pubblicata qui sotto, sembra tutto normale. La mia stagione invernale per quest’anno si limiterà ad un’altra uscita durante le prossime vacanze Pasquali, neve permettendo e basta. Sono tornato a giocare a golf a tempo pieno e non ho voglia di rischiare altri infortuni ora che la stagione entra nel pieno e quindi, anche se a malincuore non ho fatto uscite con lo sci club , né settimane bianche di allenamento e per quest’anno va bene così. Ora parliamo un po’ della rieducazione vera e propria.

Piero Crans Montana 2015
Piero Gennaio 2015 – Clicca sull’immagine per Ingrandire

Il ginocchio a tredici mesi di distanza dall’intervento, si presenta in buono stato, non è gonfio, né si gonfiava dopo allenamenti di running o durante gli squat con carichi medio pesanti, né durante l’attività sciistica che ho svolto senza l’ausilio di tutori e questo è buono. L’unica nota che stona è invece un rumore di click-  clack, che sembra provenire da sotto la rotula e che prima non sentivo, almeno non in maniera così marcata. La sensazione è proprio come se tibia e femore slittassero una sopra l’altro e andassero ad incastrarsi; non  c’è dolore e non avviene sempre, lo sento di più quando distendo e quindi, visto che gioco a golf, lo sento durante il passaggio impatto/finish e anche quando in campo cammino su pendii non in piano. Ho segnalato la cosa agli ortopedici, ma dicono che sia normale e la tenuta/lassità dei legamenti alle varie prove manuali è buona e come ho scritto sopra non ho problemi di sorta, ma questo click- clack prima non c’era.

Ad oggi faccio ancora fatica ad arrivare a toccare con i talloni i glutei, o meglio con la sola gamba destra che è quella sana, arrivo senza alcun problema e vado anche oltre, mentre se provo ad inginocchiarmi e ad abbassare i glutei verso i talloni, all’inizio sento sia tirare che un leggero dolore e mano/mano che si scalda mi avvicino sempre di più, ma non tocco ancora completamente. Peggio succede da in piedi quando afferro il  piede sinistro con la mano e provo a tirarlo verso il gluteo. Devo inchinarmi in avanti per prendere il collo del piede e subito c’è resistenza per poi piano, piano cominciare a cedere e arrivare vicino al gluteo, ma anche in questo caso manca ancora un pochino. Va molto meglio rispetto a qualche tempo fa e probabilmente le cose miglioreranno ulteriormente nei mesi seguenti, ma al momento è così.

Concludendo, sto rifacendo tutto, senza grossi problemi, alleno le gambe facendo squatdeadlift  e leg extension, oltre a correre, andare in bici e tutte le normali attività compresi balzi e cambiamenti di direzione veloci, ma il ginocchio non è più sicuramente quello di una volta. Inoltre va considerato anche che non ho avuto solamente l’intervento al crociato anteriore e menisco mediale, ma avevo lesioni anche agli altri legamenti e al piatto tibiale, ma non avendo il ginocchio che si gonfia né altri dolori forti, la situazione non è malvagia, salvo quel click – clack che spero in futuro non si riveli come processo degenerativo delle cartilagini e di non sviluppare artrosi del ginocchio, anche perché essendo sportivo, non posso dire di lasciarlo inattivo. Quindi a chi si trova nella stessa situazione, raccomando di eseguire la fisioterapia post intervento con la massima diligenza e impegno e di protrarla il più a lungo possibile, così come il potenziamento di tutti i muscoli della gamba che aiuteranno a supportare meglio l’attività del ginocchio e tutto tornerà in molti casi come prima o molto vicino a prima. E questo ve lo dice uno che non è nemmeno più giovanissimo!

In bocca al lupo per tutto!

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Odontoiatria: Come ho risolto la terza classe scheletrica o morso inverso con linea mediana across….la mia esperienza

Titolo: Odontoiatria: Come ho risolto la terza classe scheletrica o morso inverso con linea mediana across….la mia esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 4163

Cari lettori, avevo scritto più di un anno fa un articolo sulla mia esperienza (qui) con il libro che promuovo su questo sito: “Burn The Fat Feed The Muscle” e i benefici che ne avevo/ho ricavato a livello di forma fisica e buona salute. Apro una parentesi ( Diciamo che l’argomento non trova una precisa collocazione all’interno di questo blog perché parla di denti, ma la sua correlazione è tutt’altro che trascurabile come collegamento trasversale alle categorie a cui lo ho assegnato e l’ho quindi inserito all’interno del menù “tenersi in forma”).  In quel contesto avevo raccontato tutte le mie problematiche a livello di salute e incidenti vari che avevano accompagnato la mia esistenza e avevo scritto che a breve avrei raccontato come avevo risolto il problema dei denti che sia come fatto estetico, ma ancora di più funzionale, aveva condizionato la mia vita fino all’anno 2010, anno in cui ho risolto con la sola cura ortodontica un caso che era sempre stato definito risolvibile solo chirurgicamente e considerato grave ed inoltre è stato risolto in una età compresa fra i 46 anni e sei mesi e 48 anni e 4 mesi. Quindi in età più che adulta. Premetto che non sono un dottore, ma di “dottori” ne ho incontrati molti e a molti ho chiesto pareri professionali. La tristezza nasce quando siamo pazienti “ignoranti” e ci rivolgiamo appunto ad un professionista, con la speranza che il suo “sapere” risolva la nostra situazione nel migliore dei modi. Come in ogni ambito professionale, ci sono professionisti e professionisti, ma noi siamo sempre gli “ignoranti” e quando per correttezza vogliamo ascoltare più di un parere, diventa difficile quando il parere di A e quello di B sono diametralmente opposti. Se poi come spesso accade volessimo ascoltare anche il parere di C e disgraziatamente anche questo parere risultasse essere completamente discordante con quello  dei due professionisti precedentemente interpellati, allora diventa veramente difficile fare una scelta corretta. Questo avviene anche nella mia professione con i bastoni da golf, ma qui stiamo parlando di salute e non di oggetti inerti e aggiungo anche, quando le consulenze non sono fatte in buona fede.

Per raccontare la mia storia/esperienza, bisogna partire dai tempi della gioventù, quando le prime carie e le prime trapanazioni, magari effettuate da dottori non proprio professionalmente ineccepibili, mi fecero compagnia. Stiamo parlando dei primi anni 70, quando le stesse tecniche non erano sicuramente paragonabili a quelle odierne. Resta il fatto che rimasi traumatizzato durante un’estrazione. Avevo quasi tredici anni, era il 1973 ed ebbi la sfortuna di avere un molare (il 16 per chi è del mestiere), cariato e non curabile con le radici convergenti fino a toccarsi. Il dentista in questione impiegò quasi un’ora ad effettuare l’estrazione e il dolore che provai, nonostante l’anestesia, non posso raccontarlo, oltre alla febbre molto alta che mi accompagnò nei giorni seguenti, etc. Risultato: non volli vedere mai più un dentista.

Piero 1992
Settembre 1992
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Clav
Marzo 1984
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Naturalmente, non curando i miei denti, mangiando molti dolciumi e altro, le carie ai vari molari, non tardarono a venire  e quando il dolore divenne insopportabile, ricorsi mio malgrado alle cure di altri dentisti che nuovamente non all’altezza curarono i miei denti in maniera non proprio impeccabile. Della terza classe scheletrica o morso inverso, non me ne ero mai accorto né nessuno me lo aveva mai fatto notare e a detta di molti ero anche un “bel ragazzo” e spesso veniva lodato il mio sorriso. Poi un giorno nel 1989 una signora (dentista), parlando con me del più e del meno mi dice :”…tu hai il morso inverso…” da quel momento la mia attenzione cadeva sempre sulla mia bocca o su quella degli altri per notare la differenza e nacque in me un vero e proprio complesso. Arriviamo al 1993; non farò né nomi di persona né di luoghi a questo punto, ma incontrai un dentista nella sede lavorativa dove mi ero trasferito in quell’anno e questo dentista mi restituì la fiducia verso la categoria e curò la mia bocca facendola diventare una bella bocca. Rimasi in quella città fino al 1995 e naturalmente gli chiesi se la mia situazione di “morso inverso” si potesse risolvere. Fatte le dovute analisi e con le competenze che lui e i suoi colleghi avevano a quei tempi, mi disse che non si poteva fare nulla, sconsigliava la chirurgia e avrebbero voluto togliermi altri denti per diminuire l’affollamento nei denti inferiori e con la cura ortodontica “ridistribuire” i restanti, ma la discrepanza mandibolare era troppa e quindi mi disse di lasciare perdere. In fondo la mia mandibola non si bloccava e anche per lui avevo un bellissimo sorriso e quindi mi disse che era meglio non procedere.

Accettai la cosa, ma in cuor mio non smisi mai di sperare per una soluzione del mio caso ed arriviamo al 2007. Prima di proseguire, voglio spiegarvi che nonostante fossi rientrato a Roma, pur di non cambiare dentista, ogni 6 mesi facevo più di 1.200 km fra andata e ritorno per andare dal vecchio dentista per cercare di mantenere una bocca sana e in parte ne approfittavo per andare a trovare i miei genitori che erano di strada. Un’altra cosa va detta, nonostante la mia bocca sembrasse essere sana, ogni qualvolta affrontavo la profilassi di igiene dentale, le mie gengive sanguinavano e il dolore era forte, ma anche in questo caso non mi venne detto niente e si diceva che per colpa della situazione di “affollamento” e dei denti storti era una condizione paradontale con cui convivere e di cercare di mantenere la situazione della riduzione delle gengive sotto controllo il più possibile. Torniamo a noi: a marzo 2007 prendo un volo per Atlanta (USA) e su un Boeing con più di 360 passeggeri a bordo, mi ritrovo seduto nel posto a fianco un caro e vecchio amico di gioventù che non rivedevo dal 1985. Destino? Sincronicità? Non lo so, resta il fatto che non ci eravamo dati appuntamento e io partivo da Roma per un convegno sui bastoni da golf negli USA e lui era diretto in Texas, proveniente da Genova per un convegno sull’implantologia dentale.

Quando ci siamo rivisti, passato il primo momento di stupore e gli abbracci di due vecchi amici che non si vedevano da ventidue anni, abbiamo naturalmente cominciato a parlare, ricordandomi di lui come un windsurfista con cui facevo le regate insieme. Non potevo immaginare che nel frattempo era diventato uno dei più affermati implantologi Italiani. Gli chiesi allora cosa ne pensava della mia situazione dentale e lui senza entrare troppo nel tecnico mi disse che a quel momento c’erano nuove tecniche ortodontiche e che le cose potevano essere risolte, ma non mi disse nulla di specifico a riguardo. Così, arrivati ad Atlanta ci congedammo e ci scambiammo i numeri di telefono, ma non prendemmo nessun appuntamento o altro. Per come sono fatto io, se decido che una cosa m’interessa, vado subito fino in fondo e voglio capirne di più, ma ammetto che non essendo entrato troppo nel merito della mia situazione e ricordando il mio amico come un windsurfista, non colsi l’occasione di andare a trovarlo (anche lui di Genova e quindi abitava vicino a dove abitavano i miei genitori) e lasciai passare un altro anno.

Aprile 2008: tornai dal mio dentista a 600 km di distanza a Savona che non vedevo da un anno e durante la solita profilassi di igiene e controllo dentale, gli chiesi cosa ne pensasse della mia situazione di “morso inverso”  dopo 13 anni dalla prima diagnosi, e lui mi rispose che ora aveva le competenze per risolvere il mio caso e che ne aveva già risolti altri quattro. Mi spiegò che avrebbe lavorato in equipe con una ortodontista di Genova e un medico chirurgo specializzato nel maxillo facciale molto bravo e che il mio caso era di facile soluzione. Avrei dovuto portare un apparecchio ortodontico per circa due anni per raddrizzare nuovamente i denti e una volta in asse procedere con l’operazione di riduzione mandibolare per ristabilire il “morso” corretto e risolvere il problema di malocclusione dentale. Sempre a suo dire non avrei sofferto troppo e per il chirurgo era una delle operazioni più semplici da eseguire e io naturalmente avevo massima fiducia in lui. A quel punto gli chiesi se conoscesse il mio amico implantologo, ma mi rispose di no e gli chiesi se conoscesse la tecnica Damon, ma anche in quel caso la risposta fu negativa, mi disse che per me c’era la sola via chirurgica per risolvere e se volevo, potevo incontrare l’ortodontista che collaborava con lui a Genova per sentire cosa ne pensasse della mia situazione. Visto che era di strada andai immediatamente a fare un primo controllo sommario, una visita a vista e anche la dottoressa ortodontista, mi disse che ero un caso chirurgico grave. Chiesi a lei se conoscesse il mio amico implantologo e mi disse di si, chiesi se conoscesse la tecnica Damon e mi rispose affermativamente, ma mi disse anche che per me il “Damon” non serviva a nulla e potevo risolvere la mia situazione di “terza classe” chirurgicamente e definitivamente, previa l’applicazione di un apparecchio ortodontico per circa due anni.

Ammetto che volevo risolvere la questione e la mia fiducia era massima ed ero quindi disposto oltre ai costi, a sopportare l’inserimento di un apparecchio ortodontico nella mia bocca, a viaggiare da Roma fino in Liguria mensilmente per il controllo dello stesso e a subire un’operazione alla mandibola in seguito che a differenza di come veniva venduta dal mio dentista, non era poi una vera e propria “passeggiata di salute”.

Voglio anche dire che la mia situazione di malocclusione dentale, contribuiva a farmi deglutire in maniera errata, il fatto era dovuto alla mia lingua che invece di appoggiare correttamente contro il palato durante le normali attività quotidiane, o sotto sforzo o ancora durante la deglutizione, appoggiava contro l’arcata dei denti inferiori, contribuendo ulteriormente a spingerli verso l’esterno.

Rientrato a Roma provai a sentire un parere di un noto ortodontista della Capitale, il quale fece tutte le misurazioni del caso e non si sbilanciò, disse che in effetti era una “terza classe scheletrica across/ cross byte” (oltre ad avere il morso inverso, avevo la linea mediana disassata di un dente verso sinistra, questo per il fatto che l’estrazione del molare “16” quando avevo tredici anni, creò uno spazio in bocca e i denti che sono mobili, sono migrati verso destra andando a chiudere quello spazio, creando una nuova problematica). L’Ortodontista romano, disse che probabilmente avrebbe dovuto risolvere la cosa chirurgicamente, ma si prese tempo per decidere. Nel frattempo mi disse che prima di risolvere il problema della terza classe across, c’era da sistemare la mia bocca, sia a livello paradontale che di altre “situazioni non a norma” presenti nella mia bocca e mi chiese se il mio attuale dentista non me ne avesse mai parlato. Io risposi che sanguinavo e sentivo male quando effettuavo la pulizia dei denti, ma nient’altro. Il professionista romano, mi chiese se poteva comunicare con il “collega” Ligure e io naturalmente risposi di si.

Al telefono i due discussero animatamente e naturalmente il mio dentista si sentì offeso perché interpellato da un altro medico. Io dissi che pur comprendendo l’accaduto, mi sentivo in dovere di andare a parlare con il mio dentista a Savona, anche perché mi curava da 15 anni e io avevo fiducia in lui. Quando andai dal mio dentista, e parliamo di maggio 2008, mi ricevette dicendomi che quello di Roma non doveva permettersi di chiamarlo e che se volevo risolvere la mia situazione, non c’erano alternative o altro. Era inutile girarci intorno e trovare mezze misure, dovevo agire nel migliore dei modi e in maniera definitiva. Mi convinse, ero pronto ad iniziare l’avventura di portare l’apparecchio e poi dopo due anni affrontare l’operazione e ritrovare un bel sorriso e una postura più corretta. Ultimamente infatti, quando effettuavo certi tipi di lavoro in piedi  per lungo tempo, le fitte alla base del collo erano diventate sempre più insopportabili, quasi come un cane che lo mordesse e questa patologia era sicuramente dovuta alla mia mala occlusione dentale.

Esco dallo studio del mio dentista a Savona, e qui il destino/sincronicità ritornano in gioco: stavo tornando verso l’autostrada per rientrare e alcuni giorni prima, un maestro di golf di Roma mi aveva detto che suo fratello stava lavorando in un nuovo circolo di golf ad Albisola (SV) e sapendo che dovevo andare da quelle parti, magari potevo andare a salutarlo. Premetto che ero amico del maestro di golf, ma il fratello l’avevo visto solo un paio di volte e quindi, sinceramente, non è che avessi urgenza di passare a salutarlo. Stavo quindi pensando di prendere l’autostrada per rientrare, anche perché non sapevo bene dove si trovasse il circolo in questione, ma di nuovo le circostanze di traffico mi fecero andare a prendere l’autostrada ad Albisola invece che a Savona e arrivando nei pressi del casello, vidi uno di quei cartelli segnaletici turistici marroni con su scritto “La Filanda Golf Club”. “Toh!” Mi dissi, “…è qui vicino, ci faccio un salto”. Il fratello del mio amico maestro, maestro anche lui, all’inizio non si ricordava nemmeno di me, ma portandogli i saluti del fratello e poi ricordandogli il mio nome ritrovò la memoria e mi disse:”…sta venendo da alcuni giorni una mia allieva da Genova a giocare e mi ha parlato di te, perché un suo amico che non gioca a golf le ha raccontato della tua bravura come clubmaker/clubfitter….. non ricordo come si chiama, ma aspetta che la chiamo e mi faccio dire….”. Naturalmente sembra impossibile, ma l’amico in questione era il mio amico implantologo! A questo punto, visto il modo nuovamente casuale e insolito in cui il mio amico Alberto era tornato “in gioco”, decisi di chiamarlo per raccontargli le novità . Al telefono gli raccontai pima dove mi trovavo e poi come per la seconda volta era tornato presente nella mia vita ed aggiunsi che ero a Savona perché avevo deciso di risolvere chirurgicamente la mia questione dentale…”FERMO!!!! FERMO!!!!” Urlò al telefono. Mi chiese se rimanevo ancora in zona e risposi che sarei ripartito nel pomeriggio seguente e allora m’invitò a passare nel suo studio di Genova la mattina seguente che voleva darmi un’occhiata.

Anche la sua visita sommaria, lo fece propendere come una terza classe risolvibile chirurgicamente, ma guardandomi attentamente, secondo lui c’erano le condizioni per un recupero e che c’era una dottoressa a Milano che forse avrebbe potuto risolvere la mia situazione non chirurgicamente e con risultati analoghi e questo mi venne detto da “fratello a fratello”. Voglio inoltre aggiungere che tutta la famiglia del mio amico lavora in ambito dentistico, essendo figli d’arte e uno dei tre fratelli è anche un bravissimo ortodontista che probabilmente avrebbe potuto lavorare al mio caso, ma la professionalità del mio amico Alberto fu massima e mi invitò ad andare a Milano con lui previa effettuazione del Telecranio e ortopanoramica. Presi appuntamento per il 10 giugno 2008.

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10 Giugno 2008
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La dottoressa/ortodontista Milanese, quando mi vide, disse purtroppo anche lei che ero un caso chirurgico grave e nonostante a me non sembrasse di essere in una condizione così grave, la cosa veniva ripetuta da tutti e visti anche molti casi con situazioni anche diverse dalla mia risolti dalla dottoressa, nella mia percezione il mio caso sembrava davvero più facile. Comunque la dottoressa pur manifestando perplessità, disse che avrebbe voluto provarci d’accordo con il mio amico Alberto e io dissi che ero pronto e fiducioso a cominciare l’avventura. Mi venne detto che sarebbe stato utilizzato un apparecchio Damon e degli elastici e la percentuale di successo era proporzionale anche al mio impegno e al mantenimento in bocca degli elastici 24/24. Naturalmente tolti i tempi per mangiare cibi solidi. Risposi che se alla mia età non avessi dato il massimo allora non sarei stato nemmeno la persona che sapevo di essere. Il 12 Giugno 2008 a Milano avevo il mio apparecchio Damon con gli elastici in bocca ed ero pronto anche ad affrontare l’avventura con tutti gli annessi e connessi.

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12 Giugno 2008
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Che dire, l’avventura era iniziata e anche il “sacrificio” sia estetico che funzionale. Infatti l’apparecchio faceva il suo lavoro e le forze che agivano sui miei denti non erano proprio inesistenti. Era come sentire delle “morse” che spingevano sulle radici, oltre agli elastici che nel loro piccolo contribuivano a “spingere” e che toglievo quando dovevo mangiare, ma appena terminato, via a lavarmi i denti con spazzolino ortodontico e scovolino (curaprox cp15 per l’esattezza) e subito dopo li rimettevo al loro posto. Naturalmente la situazione del fastidio/dolore si stabilizzava dopo una settimana/dieci giorni, l’unico problema è che io abitavo a Roma e la dottoressa a Milano e pertanto in caso di urgenza non era proprio il massimo. Infatti è capitato che il “filo” di acciaio del Damon ogni tanto sporgesse in fondo e mi bucasse la guancia o gli attacchi mi ulcerassero l’ interno delle labbra. Risolvevo la cosa mettendo della cera sugli attacchi e addirittura delle volte ho agito con le pinze da elettricista per tagliare la sporgenza del cavetto. Non vi spaventate, sono cose che capitavano sporadicamente, ma sono capitate. Come una volta mentre ero all’estero si ruppe l’archetto superiore e dovetti trovare un ortodontista che lavorava con il Damon, ma lo trovai e risolsi anche questo incidente. Qualche fastidio l’ho provato, ma niente di trascendentale o altro che non potesse essere risolto . Voglio ricordare che comunque anche in caso di operazione avrei dovuto portare l’apparecchio ortodontico per circa due anni ugualmente e solo al termine avrei subito l’operazione alla mandibola che ricordo non essere proprio il massimo da affrontare e sempre senza la certezza di riuscita, oltre alle sofferenze che intercorrono.

Mi viene attribuito parte del successo per la mia collaborazione ad indossare gli elastici 24/24, oltre che ad aver effettuato la pulizia dei denti ad ogni pasto. Come ho già scritto sopra, sarebbe stato veramente inutile se una volta apprese le regole comportamentali io avessi agito a modo mio. Ho eseguito solamente quanto mi è stato detto e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Gli elastici e le molle che vengono inseriti in bocca sull’apparecchio opportunamente posizionati e calibrati, applicano delle forze costanti e in specifiche direzioni, che daranno i risultati che anche io ho ottenuto, ma a patto che queste forze non vengano mai interrotte. Qui sta parte della difficoltà nell’eseguire il lavoro con competenza e professionalità per avere buone probabilità di successo. Se le forze non vengono applicate nella direzione giusta  e con la giusta intensità, si otterranno nuovi problemi e per usare un paragone sul Damon, è come dare una Ferrari a un diciottenne neopatentato….molto probabilmente si schianterà contro un albero!

Già da Settembre 2008 dopo soli tre mesi si erano visti enormi cambiamenti.

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4 Settembre 2008
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Oltretutto sono al corrente che i nuovi apparecchi Damon sono anche meno visibili e
tecnologicamente più avanzati di quelli che ho messo io. Nelle foto qui sopra vedete degli spessori blu sugli ottavi, (sono gli ultimi denti) dei “tacchi”. Sono spessori che vengono messi, per far si che l’apparecchio e gli elastici possano lavorare.  Che vuol dire che la mandibola rimane dov’è ora e sarà l’arcata superiore che comincerà a migrare verso l’avanti, senza essere inibita dall’arcata inferiore e fino a diventare “testa a testa”, per me nel mese di Novembre 2008.

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4 Novembre 2008
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Ho “scavallato” con l’arcata superiore nella prima settimana di Gennaio 2009

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27 Gennaio 2009
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e poi è stato un divenire di miglioramenti ogni mese che passava e a differenza di quanto altri ortodontisti avrebbero fatto, mi è stato ripristinato lo spazio nel settore 1 (superiore destro), per permettere di fare l’impianto del 16 (sesto) molare che era il dente estratto all’età di tredici anni ed era stato il responsabile della mia situazione “crossbite /Morso crociato“. Qui potete vedere il dettaglio dalle foto, dove è stata inserita una molla che “spinge” i denti fino a ricreare lo spazio originale. Qui siamo a settembre 2009.

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Settembre 2009 – Dettaglio molla arcata superiore
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Settembre 2009 – Dettaglio molla arcata superiore
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Arriviamo finalmente ad Aprile 2010 quando ho levato il Damon dalla mia bocca.

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6 Aprile 2010
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Naturalmente porto un “filetto” fisso all’interno dei denti inferiori che non si vede e che mantiene stabile l’arcata inferiore evitando recidive (splint è il nome in gergo) e la notte indosso un apparecchio mobile di contenzione per mantenere a sua volta stabile e consolidare la situazione dell’arcata superiore. Inoltre nei due anni successivi ho sistemato altre imperfezioni nella mia bocca che andavano fatte, compreso un primo innesto di gengiva nella parte inferiore sinistra con ottimi risultati.

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Comparazione Giugno 2008 – Aprile 2010
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Comparazione Giugno 2008 – Maggio 2011 dopo innesto gengiva 3° settore inferiore
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Comparazione Telecranio 06/2008 – 04/2010
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Pie Oristano 2012
Agosto 2012
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Nota: Il sangue che vedete sulle gengive nelle foto qui sopra è dovuto al fatto che pochi minuti prima dello scatto mi era stata fatta la profilassi di igiene orale con gli ultrasuoni e pertanto le gengive erano in stato di stress. Ovviamente dopo poco tempo tutto torna alla normalità. Inoltre si nota che la linea mediana non è perfettamente allineata, ma oltre ad essere veramente una differenza minima, il fatto è anche amplificato dalle leve posizionate all’interno delle labbra per “allargare” la vista sui denti e vi posso assicurare che ad oggi questa differenza si è ulteriormente ridotta e mi vedo perfettamente allineato.

Il movimento dell’arcata superiore verso l’avanti è avvenuto utilizzando solamente la tecnica ortodontica e senza l’utilizzo di alcuna chirurgia. Il metodo utilizzato permette, come è stato pubblicato sulla rivista scientifica Quintessence International (edizione italiana), di ottenere spostamenti ossei ortopedici uguali in misura lineare a quelli ottenuti con la tecnica chirurgica e misurabili sulle radiografie durante e dopo la cura. Ma la tristezza è che in ambiente medico ci sono medici chirurghi che hanno il coraggio di dire che non è vero che abbiamo risolto come ho raccontato e con la sola cura ortodontica, ci sono personaggi che pur di ingrossare il loro portafoglio, non avrebbero alcun timore a mettere mano ai ferri e operare; hanno persino accusato la mia dottoressa che sia il telecranio che le foto finali sono truccate!!!

Ancora una volta il pensiero positivo ha permesso che le cose si risolvessero nel migliore dei modi. Il risultato lo avete visto nelle foto che ho pubblicato. E’ stato raggiunto un ottimo compromesso di compensazione che forse non sarebbe stato raggiunto nemmeno con la via chirurgica, senza contare le sofferenze a cui sarei andato incontro. L’aspetto estetico è quello di una bocca sana ora e anche a livello paradontale la situazione è tutta un’altra cosa. Lo vedo anche durante le sessioni di profilassi e igiene dentale e dal colore delle mie gengive. Funzionalmente anche la mia schiena ne ha beneficiato e ora, pur avendo le vene succlavia ed ascellare sinistre interessate dalla trombosi danneggiate per sempre, sono tornato ad allenarmi regolarmente ed eseguo anche trazioni alla sbarra e spinte verso l’alto con i manubri per le spalle. Ricordo per chi non avesse letto l’articolo a cui ho messo il link all’inizio di questa pagina, che non avevo più potuto allenarmi con i pesi per diciotto anni e la causa della trombosi era stata la conformazione scheletrica nella zona sterno clavicolare data anche dalla situazione dei miei denti e mala occlusione. Diciamo che è stato come essere trattenuto da delle bretelle e finalmente questo vincolo è stato rimosso e ho riacquistato la mia funzionalità e la voglia di sorridere in tutti i sensi.

Concludo dicendo che questa è la mia esperienza e quanto ho raccontato corrisponde al vero e chi mi conosce di persona lo sa. Naturalmente ogni caso va visto a se ed inoltre un ruolo fondamentale lo svolge il paziente per il grado di impegno, applicazione e collaborazione. Va detto che ho inviato alla Dr.ssa un amico Milanese di 41 anni che aveva una situazione analoga alla mia e anche lui ha risolto felicemente la sua situazione effettuando lo stesso tipo di “cura” e ora è un’altra persona. Spero che alcuni di voi leggendo queste mie righe trovino lo spunto per intervenire e possano risolvere una problematica che so quanto incide  sulla qualità della vostra vita. In bocca al lupo!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Burn The Fat Summer Challenge 2012….La Mia Esperienza.

Titolo:  Burn The Fat Summer Challenge 2012….La Mia Esperienza.

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 2884

Ed eccoci qui, per il terzo anno consecutivo ho concluso la “Burn The Fat Summer Challenge” la sfida di trasformazione corporea della durata di 14 settimane o 98 giorni che vede premiate le persone che ottengono la migliore trasformazione corporea nel suddetto periodo di tempo. Quindi, a meno che non si tratti di una categoria specifica, il vincitore assoluto, non sarà necessariamente quello che avrà perso più peso o il più magro o il più muscoloso, ma quello che oggettivamente avrà cambiato la sua forma fisica in meglio, perdendo la quantità maggiore di grasso, conservando o addirittura aumentando la massa muscolare/massa magra, senza aiuto di steroidi/anabolizzanti, solamente attraverso l’alimentazione e l’esercizio fisico.

BTF Certificate of Achievement
Certificato del premio vinto come
“Most Ripped Man Over 50”
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Quest’anno il mio impegno è stato massimo e alla fine sono stato premiato come la muscolatura più definita fra gli uomini concorrenti oltre i 50 anni di età (Most Ripped Man Over 50. Cliccate qui per la mia intervista sul sito Burn The fat in Inglese ),  e questo comunque non in valore assoluto, ma sempre come conseguenza della migliore trasformazione corporea. Il risultato va confrontato con le condizioni iniziali, infatti un altro concorrente potrebbe anche essere più definito del sottoscritto, ma bisogna confrontare la condizione di partenza e le eventuali limitazioni fisiche a cui uno potrebbe essere soggetto. Se prendiamo il vincitore assoluto, oggi quarantunenne, che è stato premiato con un viaggio di 7 giorni alle isole Hawaii per due persone all-inclusive (lo stesso per la prima assoluta delle donne), la sua condizione iniziale era quella di un semi obeso, che in soli 98 giorni si è trasformato in un fisico asciutto e massiccio. Vorrei spiegare che il soggetto in questione quando aveva 18/20 anni giocava a football americano e faceva gli squat con 150 kg. sulle spalle e quindi i muscoli li aveva già costruiti allora. Quando vedete le trasformazioni (compresa la mia), non è che i muscoli che vedete sono il frutto di un allenamento della durata di 98 giorni, ma almeno nel mio caso, il risultato di una vita di allenamento (anche se negli ultimi 18 anni i pesi per i miei problemi di salute, non li ho più potuti utilizzare qui l’articolo che spiega il perchè). Certamente durante i 98 giorni di durata della sfida/gara, i muscoli sono stati allenati al massimo e complice anche l’alimentazione hanno ripreso vigore o sono anche aumentati. Ricordate che senza aiuti “chimici” ottenere masse enormi partendo da un fisico da “scartatore di caramelle” in 98 giorni diciamo che è impossibile. Ci sono poi individui geneticamente superdotati o i principianti della palestra che allenandosi e alimentandosi correttamente otterranno risultati molto superiori alla media, ma mai da tisico a culturista. Tornando al nostro vincitore assoluto, dopo i trascorsi da sportivo in gioventù e dopo 20 anni di matrimonio, tre figli e la vita sedentaria da poliziotto e un’alimentazione non proprio ottimale, ha visto lievitare il suo peso e la sua circonferenza a livello della vita. A suo dire era il re dei ciambelloni e dolciumi vari. Fino a quando ha preso la decisione concreta nella sua mente di cambiare, mettendo in pratica gli insegnamenti presenti nel libro/programma “BurnTheFat Feed The Muscle”  e utilizzando la Summer Challenge come motivazione per riuscire, il risultato si è realizzato e ha potuto regalarsi e regalare a sua moglie, il viaggio di nozze che 20 anni prima si erano negati per problemi economici. Certamente con circa 3.000 iscritti e tutte persone motivate, che hanno comperato il libro e che quindi conoscono le istruzioni per riuscire, non è semplice primeggiare e poi le situazioni di partenza sono profondamente diverse e anche per i giudici è come comparare mele con pere, viste le differenze fisiche e di età. Va detto che ogni anno di questi quasi 3.000 partecipanti, che all’inizio sono tutti desiderosi di primeggiare e scrivono affermazioni piuttosto presuntuose ed audaci nei propri giornali all’interno del forum di gara , solamente trecento persone circa  riescono a portare al termine la sfida  e gli altri perdono il treno o come dicono gli americani “They fall off the wagon”. Dei circa trecento, direi che un centinaio hanno postato le loro statistiche, foto iniziali e finali e hanno sempre aggiornato il loro giornale, ma a mio parere le differenze fra le foto iniziali e quelle finali, non recano sostanziali cambiamenti. Quindi direi che alla fine sono solo 150 i veri finalisti, quelli che sono visibilmente cambiati, e sono solo il 5% dei partecipanti. Ci vuole molta volontà e disciplina per avere successo, oltre ad una organizzazione maniacale per riuscire a mangiare i 5/6 pasti giornalieri  in tutte le situazioni che la vita quotidiana ci presenterà e che siano oltretutto composti da cibi giusti, nelle giuste quantità e con i macronutrienti correttamente bilanciati.  Non è che uno può mangiare ciò che vuole, certo come ho già detto sopra, ci sono eccezioni per somatotipi mesomorfi, ma mediamente e anche per loro, per raggiungere il miglior risultato è necessario mangiare al meglio. Non si può ottenere il massimo se non si va oltre il massimo. Il primo premio è il viaggio, poi esistono premi di categoria, ma non sono paragonabili al viaggio. Si va dall’iPod all’ iPad al kindle al libro firmato da Tom Venuto e i premi a disposizione non sono molti, ma vorrei far capire che già l’aver terminato la sfida è il premio più grosso. Se uno riesce nell’intento impegnandosi al massimo si ritroverà nella miglior forma fisica della sua vita e questa oltre ad essere una grande soddisfazione è realmente il premio più importante che lo/la consacrerà come vincente o come dicono gli americani come un/una “achiever”.

Come ho già spiegato nell’ articolo Burn The Fat….La mia esperienza , sono arrivato alla mia attuale forma fisica grazie agli insegnamenti contenuti nel libro scritto da Tom Venuto (BurnTheFat Feed The Muscle ) e nonostante gli infortuni e il non potermi allenare come avrei voluto per 18 anni, posso tranquillamente affermare che è oggi che ho raggiunto il mio stato di forma migliore, oggi che ho 51 anni e il viaggio è appena cominciato. Conto di migliorare ancora e per questo ringrazio, invece di provare amarezza e frustrazione per non averne goduto prima o per essere incappato nell’infortunio della trombosi alla vena succlavia/ascellare, oltre ad altri vari incidenti più o meno gravi che hanno accompagnato la mia esistenza e questo modello di pensiero è sicuramente un valido alleato per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati in generale nella vita.

Quest’anno la sfida è stata vinta grazie ad una profonda motivazione, disciplina, responsabilità, impegno, dedizione e desiderio di riuscire, focalizzando solamente l’obiettivo. Il risultato ottenuto è una sinergia di quattro elementi: La mente che ha preso una decisione, l’alimentazione che dovrà essere “pulita”, l’allenamento contro resistenza/pesi e l’allenamento cardio per bruciare più calorie e quindi perdere maggior quantità di grasso. Tutti questi quattro elementi sono necessari per la riuscita e uno non è meno importante dell’altro, ma presi singolarmente non hanno la stessa valenza esponenziale rispetto a quando vengono utilizzati in sinergia. La somma dei quattro non darà come risultato quattro, ma dieci, cento, mille.  C’è anche il quinto elemento: il supporto psicologico. Sia che provenga da un preparatore che da un amico o nel caso specifico dal Burn the fat inner circle, l’avere un gruppo di persone che ti sostenga motivandoti e consigliandoti nei momenti di crisi o quando si raggiunge la soglia del “plateau” è forse l’elemento determinante per la riuscita e il raggiungimento dell’obiettivo. Alzarsi tutte le mattine molto presto per effettuare l’allenamento cardio (corsa,bici,nuoto,etc.) o l’allenamento contro resistenza/pesi richiede una profonda motivazione. Anche gli infortuni mi hanno fatto compagnia nuovamente, non come l’anno scorso che avevo avuto una brutta distorsione alla caviglia oltre alla rottura di due costole e avevo continuato ad allenarmi nonostante i dolori. Inoltre pur vivendo in albergo a Milano e facendo la spola con Roma e mangiando sempre al ristorante o in macchina ero arrivato al 5,89% di massa grassa con un ottimo stato di forma, pur non facendo parte dei 10 finalisti uomini. Anche due anni fa mi sono infortunato, con la frattura da stress alla tibia destra (per fortuna l’ho avuta nell’ultima settimana di gara, ma mi ha accompagnato per i sei mesi successivi impedendomi qualsiasi attività che impegnasse le gambe, ma il resto del corpo è stato allenato regolarmente). Quest’anno il Neuroma di Morton nel piede destro si è risvegliato e mi ha impedito di correre come avrei voluto, nonostante ciò ho continuato lo stesso le sedute di allenamento con posture non proprio corrette e oltre al piede avevo (ed ho ancora), una brutta epicondilite al gomito destro che non mi faceva alzare nemmeno una bottiglia senza provare dolore. Quando proprio era diventato impossibile allenarsi, ho dovuto ricorrere alle infiltrazioni di cortisone. Oltre ai problemi fisici c’era il problema logistico, visto che sono rimasto lontano da casa con la famiglia per un lungo periodo e organizzarsi per mangiare 6 volte al giorno e soprattutto non cedere alle tentazioni, quando al villaggio turistico al buffet c’era ogni ben di Dio e in più con la famiglia che non mi supportava nelle mie scelte, è stata una sfida nella sfida.

Ognuno di noi ha situazioni differenti, di metabolismo, risposte ormonali, genetica, costituzione,volontà, stili di vita, situazioni lavorative, economiche, etc. Ognuno di noi da valori ed importanza diverse a ciascuna di queste problematiche e le affronta in maniera diversa. Va detto inoltre che non esiste nè un piano alimentare che vada bene per tutti, nè una soluzione univoca, ma alla base c’è una decisione, una scelta di un individuo che decide raggiungere un obiettivo, uno scopo che a seconda di quanto quell’obiettivo sarà importante nella sua mente, sarà raggiunto. Può anche darsi che l’obiettivo finale sia troppo ambizioso e non possa essere raggiunto nelle 14 settimane a disposizione, l’importante e che noi cominciamo a muoverci verso tale obiettivo e nel tempo a nostra disposizione facendo del nostro meglio. Alla fine del periodo in questione, sia che lo avremo raggiunto, sia che non saremo riusciti, rinnoveremo il nostro nuovo obiettivo con uno più ambizioso o posticiperemo il vecchio finché non sarà stato raggiunto. Ma non saremo delusi per il mancato raggiungimento assumendo la cosa come un fallimento. Non esistono fallimenti, ma solo risultati. Guardando i nostri risultati senza perdere di vista i nostri obiettivi, saremo in grado di portare le dovute correzioni per proseguire il “viaggio”, ma non rinunceremo scoraggiati perchè abbiamo fallito. Questa è la differenza fra chi riesce e chi rinuncia. E non fatevi fuorviare dai comuni “perdenti” che troverete sul vostro cammino che faranno di tutto per farvi diventare “realisti” e vi diranno che non serve a nulla se per raggiungere il vostro obiettivo dovrete forse impiegare 10 anni o più e magari sarete già vecchi. Qui dovrei divagare parlandovi di come viene vissuto il tempo, soprattutto da parte mia, ma entrerei in discorsi di metafisica troppo complicati e andremmo fuori tema. Vi invito comunque a cercare di visualizzare dove vorreste essere, (in questo caso a livello di forma fisica, ma il discorso vale veramente per tutto il resto nella vita) e proviate a muovervi verso quel risultato, accettando tutti i passaggi, anche molto difficili che incontrerete, fino a che sarete arrivati a destinazione.

Chiudo inserendo le foto iniziali e finali della Summer Challenge 2012. Metto quelle laterali e di schiena che sono state pubblicate sul sito http://www.burnthefatinnercircle.com  e poi ho fatto un collage con le foto di schiena delle tre Summer Challenge dal 2010 al 2012 così che possiate notare le differenze nei tre anni in esame.

Foto pubblicata sul sito Burn The Fat.com
Trasformazione ottenuta in 98 giorni
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Per chi parla Inglese,queste le parole che Tom Venuto ha scritto sul suo profilo facebook riguardanti il mio premio/risultato:
More Amazing Body Transformations! This year, the Burn the Fat Challenge had more competition for the “most ripped” title and “most transformed over 50” than ever, so, we created a new award… Introducing, Piero Maina of Italy – The “Most Ripped Man Over 50! Click LIKE if you think is incredible for age 51 (or any age!)… like something Michelangelo carved out! 🙂

E ancora aggiungo, sempre in Inglese le motivazioni per la nomination al mio premio, che è stato istituito dopo la nomina dei 10 finalisti uomini, (dove ancora una volta non ero presente) e del vincitore per la miglior trasformazione uomini over 50. Il vincitore di quella categoria a cui anche io aspiravo è stato un uomo di 56 anni con diversi problemi di salute che da uno stato di obesità molto marcata ha trasformato drasticamente il suo fisico (non è minimamente definito come me, ma ha perso un’enorme quantità di grasso e ha eliminato un addome da donna incinta decadente quasi completamente in 98 giorni e meritava quindi e giustamente il premio). Qui sotto le parole dell’annuncio di Tom Venuto sul forum di Burn The Fat Inner circle:

RE: 2012 SUMMER CHALLENGE AWARDS ANNOUNCEMENT THREADPosted Wednesday, September 26, 2012 at 11:51 PM
SPECIAL AWARD ANNOUNCEMENT

This was our 6th season of the burn the fat challengeDuring the judging process, in many of our contests of the past, and especially in this one, we noticed one or more faces / names (bodies) popping up more than once during the voting for potential nominees or finalists. Sometimes a person pops up MULTIPLE TIMES, with multiple nominations.That’s exactly what happened here, during the judging for the 2012 summer challenge, for one man.When the first round of individual contest finalist nominations came in, (narrowing the entire field down to potential finalists or standouts, his name was there. When the second round came in (narrowing down to smaller list of potential top 10), his name was there again.Then, when the most ripped competition came around, his name was in the nominations again. That was the third time we saw him. (he was ripped!)And, when the most transformed over 50 round nominations came in, guess who’s name showed up yet again?  Yep same guy, He just turned 51.So why haven’t we seen him in the list before? Well, the top 10 were not only extremely close and difficult to judge in general, it was filled with men of different body shapes and totally different starting and ending points. The judges narrowed it down by personal improvement from start to finish and it was no easy task comparing the amount of improvement from a man of one body type and starting point to a man of another. Many of the men in the 11th, 12th, 13th, etc spots were all phenomenal. It was just a close contest.The most ripped award. That was an amazing turnout of potential nomiinees, but we had an amazing overall champion there who won that award unanimously. But, the guys in 2nd 3rd, 4th, 5th, etc were also PHENOMENAL.Same thing for most transformed over 50 category.  picking a winner was tough and there were MANY nominations for that category. We dont think we’ve ever seen so many fantastic over 50 burners.So after the “regular” awards were given, we simply couldnt stop thinking about some of these men who were so close to the top. But one in particular was so close in every category, we simply KNEW we had to give him some serious kudos. We have done it before in many of our contests, and we are pleased to announce that we are doing it again. We have created a new special category, just for this challenge because of a unique achievement.
THE MOST RIPPED MAN OVER 50
And the recipient of this award is Piero Maina!
Piero, your achievements display improvements across multiple categories – in fact, we could probably say your results also embody a “most inspirational” element because of what you’ve had to work through and overcome to achieve this.
You deserve the recognition and the prizes that come with a special category award. Congratulations!

Devo aggiungere due righe per chi eventualmente dopo avere visto le immagini possa pensare che i risultati raggiunti siano stati ottenuti con l’aiuto di sostanze anabolizzanti, come anche qualche mio amico scherzosamente, ma non troppo , ha detto. Faccio presente che se realmente avessi usato steroidi, le mie masse muscolari sarebbero aumentate notevolmente e questo non è successo. E’ nei miei piani di aumentare di massa magra/muscolo di almeno 6/8 kg. ma perchè questo accada, utilizzando metodi naturali devo allenarmi e mangiare in un certo modo e sarà necessaria una certa quantità di tempo più o meno lunga. Va da se che per aumentare di massa io debba mangiare di più di quello che consumo, ma è ovvio che possa aumentare anche di grasso, cosa che molti bodybuilder fanno nel periodo lontano dalle gare per poi “tirarsi” nelle 12/14 settimane pre gara cercando di mantenere quanto più possibile il muscolo “guadagnato” durante la fase di “bulk”…esistono poi differenti metodi di carico/scarico dei carboidrati,ma questa è un’altra storia. Quindi tornando a me l’effetto della riduzione drastica del grasso e degli allenamenti di forza e cardio fanno sembrare le cose come non sono.

Comparazione Back view Summer Challenge 2010-2011-2012
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Spero che attraverso questo articolo le persone che credono di voler/dover apportare dei cambiamenti sia a livello fisico che in generale nella propria vita, trovino una valida motivazione sapendo che realmente gli unici limiti sono molto spesso solo ed esclusivamente nella propria mente. Fate un piccolo passo in avanti e “volate”.

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati